Nella rubrica PlayerOne si sviscerano eroi videoludici dalle innumerevoli sfumature, senza dimenticare di lasciare un piccolo spazio anche a chi fa da contraltare ai protagonisti; per cui maschere da baleniere in viso, pugnali in mano e poteri sovrannaturali nello zaino, immergiamoci nei vicoli dello steampunk di Dunwall.
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Nei bassifondi della capitale, incontreremo l’assassino toccato dall’Esterno, antagonista in Dishonored, protagonista nei suoi due DLC – Daud, il Pugnale di Dunwall, e la sua sfaccettata figura: rifugiato in terra straniera, assassino, toccato dall’esterno e infine regicida.
Nelle sabbie della dolce Serkonos
La storia di Daud è lastricata di sangue ed è definita dalla tragedia e dalla morte. Le informazioni che abbiamo su di lui ci arrivano da sparuti documenti, dialoghi, leggende e – soprattutto – attraverso il misterioso Cuore.
Nell’universo di Dishonored, Daud ed i suoi Balenieri sono figure quasi assimilabili a leggende metropolitane, creature delle tenebre che si aggirano nelle zone più decadenti della città, e che compaiono dal nulla per portare morte.
Sappiamo che la madre di Daud è nata nel continente di Pandyssian. Sua madre era una strega, secondo alcuni toccata dall’Esterno, ma lui stesso afferma che fosse semplicemente abile nell’utilizzare veleni e allucinogeni.
Ancora incinta venne catturata da pirati trafficanti di umani. Grazie alle sue abilità di manipolazione e ai suoi intrugli occulti, la donna riuscì a prendere il controllo della nave e a farla sbarcare a Serkonos.
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Daud nacque durante il tredicesimo giorno del Mese del Ghiaccio, 1795, nella calda Serkonos. La sua infanzia è un grande vuoto fino al momento del suo rapimento: un uomo misterioso, notandone le capacità innate, lo prese con sé per addestrarlo.
A sedici anni Daud è a Dunwall, dove si è già fatto un nome “passando attraverso mercanti ed ufficiali della Guardia come un mietitore in un campo di grano.” Ma l’omicidio non era il suo motivo principale: qualcos’altro lo spingeva ad attraversare le Isole in lungo ed in largo, persino a frequentare l’Accademia di Filosofia Naturale.
La sua ricerca incessante ha fine nel 1820, quando a venticinque anni Daud riesce ad entrare in contatto con l’Esterno. La creatura misteriosa e sovrannaturale, finalmente, lo marchia e gli fa dono dei suoi oscuri poteri.
Cosa ci faremo con il baleniere ubriaco?
Armato delle sue abilità e dei poteri dell’Esterno, Daud diviene il più temuto assassino di Dunwall: può teletrasportarsi, rallentare il tempo, trascinare e scagliare via i suoi bersagli, e soprattutto può donare una frazione del sovrannaturale ai suoi seguaci.
Grazie a questa benedizione, Daud recluta gli emarginati di Dunwall e li marchia, creando i Balenieri: in breve divengono quasi mitici, mercenari in grado di comparire, uccidere e svanire. L’élite di Dunwall si rivolge a lui, in segreto e con terrore, per occuparsi degli affari più loschi. In breve, il nostro antieroe è il signore dell’abbandonato Distretto Sommerso, la cui corte di ombre risiede nella Camera di Commercio abbandonata, ed una leggenda metropolitana che instilla terrore.
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Nel 1829 Daud incontra Billie Lurk, distintasi per aver ucciso il figlio del Duca di Serkonos. Impressionato dalle sue abilità, Daud la prende sotto la sua ala e la rende la propria seconda in comando, un braccio destro degna della sua fiducia.
Proprio in questo periodo inizia la fruttuosa collaborazione con il Capospia di Corte, Hiram Burrows. Il sodalizio professionale tra i due si fa saldo, poiché l’intrigante politico invia i Balenieri a togliere di mezzo i nemici del regno e – soprattutto – i suoi.
A questo punto l’Esterno ha perso interesse in Daud e le loro interazioni si fanno sempre più rade e l’atteggiamento dell’Esterno è sempre più derisorio. Ma Daud non ha tempo per occuparsi dei capricci criptici della creatura sovrannaturale. Dunwall è in crisi, devastata dalla peste dei ratti di Pandyssian, e Hiriam Burrows sta per attuare il più ambizioso dei piani: uccidere la regina e prendere il potere.
Come uccidere un’imperatrice e farla franca – Dishonored
Il 18 del Mese della Terra, nel 1837, Daud in persona è alla Torre di Dunwall, dove vive la regina. Il Protettore Reale, nonché protagonista, Corvo Attano è fuori città in missione diplomatica: è il momento perfetto per toglierla di mezzo. I Balenieri sono in posizione e il regicidio sta per essere consumato.
Tuttavia, contro ogni previsione, Corvo torna al palazzo due giorni prima del previsto. Il piano non cambia: Burrow fa allontanare i soldati, l’imperatrice Kaldwin, sua figlia e Corvo rimangono soli; i Balenieri tentano l’omicidio, ma Corvo li mette in difficoltà.
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Daud in persona interviene, uccide l’imperatrice e lascia Corvo stordito a terra, in modo che possa essere accusato del regicidio e spianare la strada per il regno del Capospia. Il piano funziona, certo, Corvo viene accusato, portato in prigione e preparato per l’esecuzione.
Sembra che tutto sia andato alla perfezione – Daud è un regicida e l’ha fatta franca. Eppure sente un rimorso divorante – perché, nonostante tutto il massacro che ha compiuto e la sua storia lastricata di sangue, Daud è ancora un essere umano.
Ed è allora che l’Esterno torna da lui.
Il rimorso del Pugnale – The Knife of Dunwall e The Brigmore Witches
“Daud, veccho amico. Ne è passato di tempo, ma ora hai di nuovo la mia attenzione. Sono qui perché avevi ragione. L’imperatrice era diversa.”
L’Esterno gli dice che il senso di colpa ed il dubbio sono veri, tangibili, e sono giusti. Il suo destino è divenuto nebuloso e questo ha attirato la sua attenzione, ancora una volta. Come piccolo dono, l’Esterno gli fornisce un nome – Delilah – che cambierà il corso degli eventi che stanno per scatenarsi su di lui e sul suo piccolo, oscuro mondo.
Investigando con Billie al suo fianco, Daud riesce a rintracciare Delilah Copperspoon: quella che sembra una semplice pittrice si rivela essere una strega, nonché la comandante delle Streghe di Brigmore.
Il cacciatore diviene però preda: il quartier generale dei Balenieri viene invaso dai Sacerdoti e le loro forze decimate. Costretto alla ritirata, Daud comprende che qualcuno dei suoi fedelissimi lo ha tradito.
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Il dolore diviene ancora più forte quando scopre che la traditrice è Billie, l’unica persona di cui si fidava e che aveva addestrato e cresciuto personalmente. Con l’aiuto di Delilah, Billie ha organizzato un colpo di mano per deporlo e prendere il suo posto.
La debolezza, dice Billie, è segno di vacillamento – e se Daud non è più se stesso, e si fa mangiare dal rimorso, allora deve essere sostituito. Il Pugnale di Dunwall non può avere ripensamenti e timore delle mani sporche di sangue.
La sorte di Billie, ed il finale, è collegata alla meccanica di Caos del gioco. In Caos Alto, Daud e Billie duellano per il controllo dei Balenieri, e la traditrice può essere uccisa o risparmiata; in Caos Basso, Billie si tira indietro e lascia che Daud decida del suo destino.
Il tradimento di Billie sconvolge Daud. Per quanto tenti di nasconderlo, una parte di lui si è incrinata, e i Balenieri più vicini a lui riescono a percepirlo. In Brigmore Witches, il Coltello di Dunwall è lacerato da un conflitto interiore che lo divora fin dall’omicidio dell’imperatrice.
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Infiltratosi nel Maniero Brigmore, Daud veste incredibilmente i panni dell’eroe: insegue Delilah nel Vuoto, impedendole di prendere il controllo del corpo di Emily Kaldwin – la figlia dell’imperatrice – e dominare Dunwall.
Le mani che fino ad ora avevano servito solo le ambizioni di una Dunwall corrotta e sanguinosa, le mani che avevano ucciso l’imperatrice, ora avevano salvato sua figlia. Un’ironia che non sfugge a Daud, che per un momento si ritrova non ad essere un freddo assassino, regicida e massacratore, ma un silenzioso eroe sporco di sangue e sporcizia.
Vivere o morire a Dunwall
La storia di Daud finisce nel Distretto Sommerso, quando incrocia la spada con Corvo Attano. Due facce della stessa medaglia, entrambi assassini riformati, entrambi nati a Serkonos, stranieri in una città inospitale; entrambi toccati dall’Esterno, entrambi antieroi sporchi di sangue.
Lo scontro con Corvo è pregno di simbolismo: Daud affronta Corvo come se stesse combattendo una versione alternativa di se stesso, che ha fatto scelte diverse ma che conosce comunque la perdita, la morte, la solitudine ed il tradimento.
“Le nostre scelte hanno sempre un peso per qualcuno, da qualche parte.”
Sono le parole che Daud rivolge a Corvo, dopo essere stato sconfitto. Questa è la lezione più grande che il Coltello di Dunwall ha imparato, nonché lo spirito del gioco, l’elemento endemico e fondamentale di Dishonored.
Anche a questo punto, le scelte avranno un peso.
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Se Corvo decide di ucciderlo, Daud paga per i suoi peccati, certo; ma se ne va conscio di morire non completamente sporco, di essere stato, seppure per un momento, una versione alternativa di se stesso. Di essere stato migliore, seppure per il breve spazio di una missione.
Quando verrà cremato, se Billie non è stata uccisa, sarà l’unica testimone del suo estremo addio ad un mondo che lo ha amato ed odiato fino alla fine.
Se invece Daud vive, il rimorso diviene il suo ultimo compagno. L’ultima azione del Coltello di Dunwall è abbandonare la sua spada sulla tomba dell’imperatrice. Che Daud non sia del tutto perduto lo sappiamo senza che nessuno ce lo dica: il pentimento lo ha trattenuto dal precipitare e lui si è tirato su dal fango, abbastanza da essere un salvatore e non un assassino per un momento.
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Daud scompare dopo gli eventi di Dishonored. C’è chi lo cerca, chi tenta di capire dove sia finito, ma è svanito. Il Pugnale di Dunwall ha smesso di uccidere ma la leggenda continua a vivere.
Se è vero che le nostre scelte hanno sempre un peso, e se la canzone finale di Dishonored – “Honor For All” – dice la verità, forse da qualche parte è possibile intravedere un uomo consumato dal tempo e dal rimorso, con un marchio sovrannaturale sulla mano.
E qualunque cosa stia facendo quell’uomo, lo farà con la consapevolezza che le sue scelte lo hanno portato lì; e che le sue hanno cambiato per sempre il mondo.