Days of Doom non si è presentato in maniere molto originale, anzi tutt’altro. I ragazzi di SneakyBox hanno avuto il coraggio di unire una delle tematiche più abusate nel mondo dei videogiochi, quella dell’apocalisse di zombi, con uno dei generi più diffuso tra gli sviluppatori indie negli ultimi tempi, e conseguentemente molto presente sul mercato, ovvero i roguelike/roguelite.
Con questa premessa Days of Doom sembrerebbe spacciato sin dalla partenza, ma quest’ultimo è la dimostrazione che, se sviluppata per bene, anche la più comune delle idee può riuscire.
Pronti, via! Il mondo come lo conoscevamo non esiste più. Un evento catastrofico, l’apocalisse di zombie stavolta accompagnati dai cugini rettiliani e non solo, ha causato la fine della vita come la si conosceva. Tra i pochi sopravvissuti si è sempre più diffusa la voce di un luogo sicuro, Sanctuary, al riparo da tutti gli orrori che ormai popolano quasi ogni zona dei paesi. Con questa premessa Days of Doom ci metterà alla guida di un manipolo di sopravvissuti alla ricerca di questa “terra promessa”, viaggiò che però comporterà tantissimi pericoli, ostacoli e, vista la natura del titolo, anche parecchie dipartite.
Days of Doom: tra GDR, roguelite e survival
Il titolo tenta di unire diverse meccaniche ed elementi di altrettanti generi, ottenendo anche un discreto risultato. Di base Days of Doom vuole essere un GDR con meccaniche roguelite. I combattimenti saranno a turni su mappe a scacchiera abbastanza lineari, nelle quali noi muoveremo i nostri sopravvissuti e i nemici faranno altrettanto. Lo scopo ovviamente sarà quello di sopraffare gli avversari vincendo lo scontro, e qui entrano in gioco le ben diversificate classi dei nostri personaggi. Dal classico combattente in prima linea, adatto a incassare e restituire i colpi, alla particolare acquamante dotata di scudi e attacchi dalla distanza, il nostro party offrirà sempre diverse soluzioni.
Ogni personaggio avrà un attacco principale, un’abilità attivabile secondaria e una passiva, noi avremo l’arduo compito di trovare le sinergie migliori per superare gli ostacoli tra noi e Sanctuary. Purtroppo, ma come tradizione dei roguelite vuole, inizialmente potremo scegliere solo tra pochi sopravvissuti, e ne sbloccheremo altri avanzando nel gioco.
Le mappe si presentano molto lineari, con noi da una parte e i nemici dall’altra, tranne in sporadici casi situazionali, e ognuna presenta degli ostacoli che in teoria dovrebbero aggiungere profondità tattica ai combattimenti. Dovrebbero perché in realtà non lo fanno, o meglio riesce solo in parte. Cercare di far avvicinare i nemici a barili esplosivi, oppure indirizzarli verso strettoie create da ostacoli, si rivelerà frequentemente una tattica controproducente. Molto spesso il movimento delle unità nemiche, sin dal loro primo turno, gli permetterà di superare e di molto l’ostacolo esplosivo, rendendo nulla ogni nostra pianificazione.
Gli scontri però di per sé sono divertenti e coinvolgenti, e bisognerà utilizzare le abilità di ogni sopravvissuto con criterio, visto che per poterle riutilizzare ci vorranno i classici turni di cooldown. Purtroppo però alcuni scontri sembrano impossibili da vincere, soprattutto nelle fasi iniziali. Questo non sarebbe un problema visto che i roguelike spesso impongono questa meccanica, ma su Days of Doom non funziona proprio bene. Tra un run e un’altra potremo potenziare il nostro campo base, il quale fornirà oltre che nuovi sopravvissuti anche altri potenziamenti, come le risorse trasportabili e altro. Purtroppo però i crediti richiesti per i potenziamenti saranno davvero molti, sin dalle prime fasi, rendendo il tutto un po’ frustrante.
Fortunatamente il gameplay diverte, e si riesce a soprassedere quasi facilmente a questo difetto. La componente survival risulta un po’ superficiale: per spostarci sulla mappa avremo bisogno di carburante, che possiamo trovare vincendo scontri o in alcuni eventi, ma rimanere a secco significherà game over. Troveremo anche altre valute, come rottami e cibo, le quali potranno essere scambiate in diversi eventi o negozi per migliorare il nostro team comprando rune, le quali forniscono abilità speciali, oppure equipaggiamento per i nostri sopravvissuti.
A livello tecnico il titolo non richiede molti sforzi e su Nintendo Switch gira davvero bene. Godere di un roguelike in portabilità poi aggiunge sempre un valore in più al titolo. La grafica e le ambientazioni sono artisticamente curate e aiutano nell’immersione del titolo, così come il sonoro. A livello di giocabilità i combattimenti sono riusciti, almeno per quanto riguarda le unità e la parte dei potenziamenti, meno quella sulla parte tattica delle mappe.