Days of War, l’ultima produzione della software house Driven Arts e dell’editore Graffiti Games, è stato rilasciato ufficialmente su tutte le principali piattaforme videoludiche lo scorso 30 gennaio 2020, dopo un lungo periodo vissuto da Early Access (26 gennaio 2017) sulla piattaforma di Steam. Questo titolo va a inserirsi timidamente in una categoria “affollata e spietata” come quella degli FPS (Fist Persona Shooter) Online, che attualmente vede come punti di riferimento l’ultima fatica di Infinity Ward e Blizzard Entertainment, cioè Call of Duty: Modern Warfare, il famigerato Fortnite di Epic Games, il giovane World of Warships, ecc.
Il titolo shooter di Driven Arts si presenta ai giocatori di tutto il mondo come un FPS classico e privo di “fronzoli” caratterizzato dalle sue ambientazioni legate indissolubilmente a un periodo storico fondamentale come quello della Seconda Guerra Mondiale, riuscendo così a riportare alla mente dei giocatori più vecchi brand videoludici del calibro di Medal of Honor (1999-2012), con l’unica differenza che questo non credo sia capace di restare nel cuore di milioni di appassionati del genere.
Days of War want YOU!
Come ho detto in precedenza, Days of War è ambientato durante il Secondo Conflitto Mondiale, un periodo storico che ha segnato inevitabilmente l’intera razza umana per la grande quantità “di sangue versato”. Differentemente da altri titoli della categoria, quello di Driven Arts non presenta alla sua “base” nessuna trama e, di conseguenza, nessuna campagna da intraprendere in Single Player. Per questo motivo, Days of War resta un titolo votato esclusivamente al Multiplayer, con un’offerta videoludica dedicata a coloro i quali desiderano solamente essere catapultati sul campo di battaglia impugnando la propria arma.
Il giocatore verrà trasportato all’interno di diverse mappe, più o meno grandi, con l’unico obiettivo di eliminare i membri della squadra avversaria e di catturare le loro bandiere. All’inizio di ogni partita sarà possibile scegliere la propria fazione (Tedeschi o Alleati) e la propria classe di combattimento tra ben sei disponibili, quali: Rifleman, Assault, Support, Sniper, Machine Gunner, Rocket. Ognuna di queste sarà caratterizzata da un equipaggiamento unico e non modificabile, con determinati punti di forza e altrettanti limiti.
Il fascino della Seconda Guerra Mondiale
Days of War fa della semplicità il suo punto di forza (…vedi la mancanza di una trama o di classi modificabili) e riesce a trasmettere il peso di questa scelta anche sul suo gameplay, caratterizzato dai canonici movimenti “accovacciato, sdraiato, salto” e dalla possibilità di poter passare dall’arma principale a quella secondaria, passando per qualche granata a frammentazione. Nessuna “Kill Streak” o “particolare abilità da attivare” è presente all’interno del gioco, per questo motivo, se sei un appassionato di serie come CoD non credo che questo titolo faccia al caso tuo.
Nonostante la semplice struttura alla base del gameplay, che lo rende facile da apprendere e piacevole da giocare, l’esperienza di gioco resta di bassa qualità a causa degli innumerevoli problemi tecnici presenti al suo interno. Tra questi ci sono sicuramente l’effetto ragdoll, che mi ha fatto completamente rivalutare la sensibilità e i sentimenti di una bambola gonfiabile, e quello legato alla pessima sensazione restituita dall’utilizzo delle armi, prive di “peso e dalle scarse animazioni”, infatti, con qualsiasi arma di spari si avrà, sempre e comunque, la sensazione di star giocando a un titolo di quasi 30 anni fa (…in questo mi ha ricordato in tutto e per tutto il primo Medal of Honor), dove l’unica animazione restituita dopo uno sparo era quella di una leggera inclinazione all’indietro dell’arma. Lo stesso risultato si ottiene con il lancio di granate o tramite l’utilizzo di un lancia razzi, dove la differenza tra una bomba e un mortaletto è praticamente minima, anzi, credo che quest’ultimo sia molto più efficace e annoverabile come “arma di distruzione di massa”.
Altra nota di demerito va sicuramente a una IA (Intelligenza Artificiale) stupida, prevedibile e completamente no-sense, infatti, capiterà spesso di vedere soldati in giro per la mappa bloccati a guardare nel vuoto o impegnati a fare avanti e indietro in un “fazzoletto di terra”. Ma le sorprese non finiscono qui, perché posso dire con certezza che questo è il primo titolo dove anche l’IA si mette a “camperare” spudoratamente (…per i neofiti, camperare vuol dire stare fermi in un angolo ad aspettare il primo malcapitato per farlo fuori). L’esperienza di gioco non migliora nemmeno durante le sessioni PvP (Player versus Player), le quali presentano tempi biblici nella ricerca di una partita.
Salvate il soldato Design…
L’unico elemento che mi sento di promuovere nell’offerta videoludica di Days of War è sicuramente il design grafico delle ambientazioni (…quello dei soldati è penoso!), che si presentano dettagliate, complesse quanto basta e perfettamente costruite sullo stile caratteristico dell’epoca. Ogni volta che si entrerà all’interno di una mappa di gioco si verrà immediatamente catturati dall’incredibile cura dei dettagli con la conseguente sensazione di trovarsi proprio all’interno di uno dei campi di battaglia che hanno caratterizzato la Seconda Guerra Mondiale. Lo stesso non posso dire per il comparto sonoro che va dritto a fondo con il resto “della barca”, incapace di adattarsi alle diverse situazioni di gioco e alle varie ambientazioni. Chiude questo “percorso degli orrori” una longevità decisamente bassa, vista la scarsa presenza di diverse modalità di gioco e l’inesorabile monotonia che attende l’utente dopo i primi 30 minuti.