Il primo Dead Age uscì nel 2016. Si trattava di un gioco indie molto particolare poichè andava ad inserire in un contesto da apocalisse zombie tutto un mix di generi diversi: si aveva a che fare con un gdr con combattimenti a turni, con un survival gestionale, ma anche con un roguelike, ovvero un gioco caratterizzato dall’insidiosa morte permanente e da elementi generati casualmente. Il gioco ebbe un notevole successo, con un 84% di recensioni positive da parte del pubblico. Questa accoglienza così favorevole ha spinto lo sviluppatore a realizzare un seguito, Dead Age 2, che riprende ed espande le dinamiche del primo episodio.
Il team di sviluppo è Silent Dreams, squadra tedesca, con sede in Mülheim an der Ruhr, specializzata nello sviluppo di giochi di ruolo. Nel suo curriculum può annoverare collaborazioni per Sacred 2 e Trapped Dead e IP originali quali la saga di Grotesque Tactics e appunto di Dead Age. Anche il publisher, Headup Games, ha la propria sede in Germania. Fondato nel 2009, si è sempre occupato del mercato indipendente puntando un po’ a tutte le piattaforme, dalle console al PC fino al mobile. Vincendo numerosi premi Headup Games ha raggiunto ormai milioni di giocatori pubblicando titoli come Rigid Force Redux o Cardaclysm.
Questo articolo che ti appresti a leggere va considerato solo come un’anteprima poichè la versione di Dead Age 2 da noi provata è in Early Access e pertanto ancora suscettibile di modifiche da parte dello sviluppatore. Nel corso dei mesi che verranno saranno sistemati dei bug, verranno ritoccate le traduzioni, saranno aggiunte nuove aree e nemici inediti, verranno inseriti altri eventi, ma soprattutto verrà sistemato il finale del gioco, per ora provvisorio.
Tu e l’apocalisse zombie
I giochi sugli zombie non passano mai di moda. Ultimamente abbiamo avuto un illustrissimo esempio di Survival Horror a base di non morti su PlayStation 4 con l’incredibile The Last of Us Part II di cui ti consiglio di leggere la recensione sempre sulle nostre pagine. Dead Age 2 si inserisce in questo filone, però con un approccio totalmente differente dal solito: proprio come il suo predecessore prende tanti elementi di giocabilità diversi e li racchiude in un unico contenitore.
Armato solo di mouse e tastiera ti ritroverai di fronte ad una storia caratterizzata da molte scelte e diramazioni. Nel mondo è scoppiata l’apocalisse zombie e, anche se è stata trovata una specie di cura all’infezione, ormai l’umanità è nel caos. I pochi sopravvissuti si sono riorganizzati in fazioni più o meno ostili e tutti sono in cerca di riparo, vettovaglie e sicurezza. Riesci a tornare nel tuo campo base stanco e ferito solo per scoprire che un vostro compagno vi ha tradito lasciandovi senza risorse.
Qui inizia Dead Age 2, come dicevo prima, un gioco dalle molte anime. In parte avrai a che fare con un gioco di ruolo: infatti troverai una storia complessa che ti metterà di fronte a molti bivi, potrai curare le relazioni tra i personaggi arrivando anche a vivere situazioni romantiche, ti aspetteranno numerosi combattimenti a turni, in stile vecchi Final Fantasy, contro zombie e umani ostili, con tanto di barre di energia, abilità diversificate e status alterati, potrai muoverti lungo una vasta mappa con oltre 80 location differenti e avrai a che fare con aumenti di livello e potenziamenti di abilità.
Ci sono inoltre la componente gestionale di sopravvivenza e gli elementi roguelike. Relativamente alla prima questione ti ritroverai a capo di un campo di sopravvissuti dove per vivere saranno necessari prima di tutto cibo e acqua, poi sarà di vitale importanza fare la guardia contro attacchi notturni di zombie o sciacalli. La base potrà essere migliorata per diventare un posto più accogliente e produttivo, specializzato in cure mediche, fabbricazione di armi e armature e altro ancora. Potrai inoltre decidere di affiliarti ad una delle fazioni presenti, con conseguenti pro e contro.
La seconda questione invece si risolve nella presenza di morte permanente degli elementi del party, con relativo game over definitivo nel caso di decesso del personaggio principale, e di eventi generati casualmente. Morire dunque si traduce nel ricominciare il viaggio di sopravvivenza dal primo giorno, ma con la possibilità di portarsi dietro le abilità conquistate nel giro precedente.
Vario ma…
Insomma una storia survival horror portata avanti da tanti elementi diversi che procedono a braccetto e che conducono il giocatore verso quelli che, nella versione completa, potranno essere ben sei finali differenti. I vari aspetti del gioco si differenziano anche a livello visivo. I combattimenti a turni sono rappresentati con una grafica 3d in tempo reale. Gli spostamenti sulla mappa sono caratterizzati da una raffigurazione bidimensionale del mondo di gioco.
La parte gestionale vede la possibilità di trascinare l’inquadratura, sempre in un ambiente tridimensionale, con icone su cui cliccare per far accedere il party a determinate zone. I dialoghi, le quest, la gestione delle abilità e delle risorse vanno gestite tutte attraverso menù di vario tipo. C’è da dire che questi ultimi si presentano piuttosto complessi e a volte poco leggibili. Ci sono poi degli artwork che raffigurano i personaggi e alcuni momenti di narrazione. Non è che questi siano proprio eccelsi, anzi certi portrait si rivelano proprio bruttini.
La giocabilità, una volta ingranata la marcia, risulta piacevole, anche se dopo un po’ stufa, presentando alla fine sempre lo stesso tipo di situazioni, anche con le stesse inquadrature, solo leggermente diversificate tra loro nei contenuti. Gli elementi roguelike poi, com’è giusto che sia per il genere di appartenenza, rendono l’esperienza, già a livello di difficoltà normale, piuttosto frustrante. Perdere 10 ore di gioco solo per un errore di valutazione rende l’esperienza complessiva da una parte più interessante, dall’altra decisamente snervante.
I nemici danno filo da torcere, i salvataggi sono automatici con tre slot a disposizione e le opzioni sono decisamente spartane. Certamente si prova soddisfazione nel veder crescere la propria base, nell’accumulare risorse e nell’assistere all’evoluzione degli eventi relativi alla storia, ma si arriva presto a saturazione. Dead Age 2 è un gioco che va preso a piccole dosi, lentamente. Un’ora alla volta, vanno pianificate per benino le proprie strategie, vanno gestite con oculatezza le risorse e soprattutto vanno ben ponderati, se non evitati, i combattimenti.
Decisamente indie
Dead Age 2 è a tutti gli effetti una produzione indie. Si è puntato molto su una giocabilità complessa, ma evidentemente non si è potuto fare più di tanto a livello di presentazione. Come già dicevo prima, menù e artwork non raggiungono proprio punte di eccellenza, presentando pure stili di disegno tra loro discordanti.
Un po’ meglio il comparto tridimensionale, migliore rispetto a quello del primo episodio, ma comunque ancorato, per quanto riguarda modelli, texture, ombre ed effettistica, a produzioni di dieci anni fa. Anche le animazioni si mantengono sullo stesso livello, con una certa legnosità nelle transizioni tra un movimento e l’altro ed imprecisioni di vario tipo.
Le cutscene sono rappresentate da slideshow disegnate e gli eventi raffigurati in 3d mantengono sempre una certa staticità, sia nei movimenti della telecamera, in grado solo di scorrere a destra e a sinistra, che negli spostamenti dei personaggi, che in qualche modo sembrano dover sempre tornare nella posizione di combattimento di base.
Anche l’audio denota un livello produttivo piuttosto basso. La colonna sonora è tutto sommato gradevole, ma alla lunga anche ripetitiva. Gli effetti sonori a volte non sono convincenti: ad esempio i colpi di pistola sembrano più che altro esplosioni di miccette. Poi manca completamente il parlato, sostituito da numerosi muri di testo, purtroppo non tradotti nella nostra lingua. I non anglofoni avranno quindi qualche difficoltà a sopravvivere tra i non morti.
Insomma Dead Age 2 non riesce a nascondere la sua natura a basso costo, ma se si chiude un’occhio su questi difetti ci si potrebbe anche divertire con un mondo di gioco horror vasto e complesso. La versione da noi provata è quella in Early Access su Steam, ma nonostante non si tratti ancora di un prodotto definitivo, è risultata comunque piuttosto stabile ed affidabile.