Sviluppato da Pixel Licker LLC e pubblicato in sinergia con Eastasiasoft Limited, Dead End City è uno sparatutto arcade verticale decisamente classico e che fa il verso al mondo di Mad Max provando però a prendersi troppo sul serio e limitandosi al minimo in termini narrativi e ludici.
Noi abbiamo percorso più volte le aride strade apocalittiche a bordo di diversi veicoli armati di tutto punto e questa è la nostra rocambolesca recensione per Nintendo Switch. Pronto a partire per fare stragi di caotici predoni della strada?
Dead End City e la voglia di essere come Mad Max
Non sappiamo che anno è ma sappiamo che il pianeta Terra, tanto per cambiare, non se la passa bene. Anzi. La civiltà è quasi del tutto estinta e a governare le terre aride e desolate, tra rovine decadenti e auto modificate per essere armi letali, troviamo una sorta di gang simil predoni di Mad Max ma più punk.
In effetti, da quelle poche cut-scene che intravediamo, ci ricorda un po’ Rage di id Software, ma con meno carisma. Tant’è che la narrazione in sé, riprendendo un po’ il filone medio degli anni ‘90, è quasi un accessorio, seppur si parli di vendetta e rivalsa. A conti fatti, il nostro scopo è devastare gli Scorpio, il nome di tale gang, che ha osato aggredire e rapire i nostri cari. Per affrontarli al meglio, sfruttiamo i loro stessi mezzi: auto attrezzate peggio di un carro armato. Ed eccoci quindi scendere in pista per una serie di livelli che i veterani potranno completare in un solo pomeriggio e che potrebbero percepire quasi come un antipastino.
In effetti la narrazione di Dead End City passa inosservata e il suo essere giusto un cenno con palesi richiami visivi a Mad Max non aiuta a plasmare un’identità degna di restare nella memoria. Un peccato visto che si poteva fare decisamente di più e sfruttare in modo più originale l’atmosfera Madmaxiana comunque ricchissima di sfaccettature ma anche altrettanto sfruttata e richiamata più e più volte. In ogni caso, se la narrazione non è essenziale in un titolo del genere, Dead End City come se la sarà cavata sul versato ludico? Scopriamolo subito.
Sfreccia, sterza, spara e non fermarti
Dead End City è uno shooter arcade top-down dove non puoi fermarti. Letteralmente: se ti fermi, sei morto. Ripescando a piene mani le basi del genere degli anni ‘90, Dead End City propone tanto l’effetto nostalgico quanto tutti i limiti del passato.
Nel dettaglio, dopo aver scelto una delle cinque auto, con relativi poteri e pilota (inizialmente ne avremo una sola e le altre potremo sbloccare man mano che giocheremo al titolo), andremo subito a iniziare l’avventura in una serie di livelli il cui scopo sarà sempre quello di sopravvivere a una serie di ondate di nemici di vario genere e durata.
Al termine di ogni singola ondata, avremo un punteggio con tanto di valutazione. Questa è l’anima arcade del titolo e punto principale, se non unico, per ripetere ancora e ancora l’avventura: sfidare se stesso e i propri amici per ottenere il punteggio più alto possibile.
Guidare il veicolo è facile e questo, nonostante l’avanzata automatica, può spostarsi in tutte e quattro le direzioni schivando nemici, relativi colpi ed eventuali ostacoli. A nostra disposizione avremo poi l’arma principale e una speciale (alimentata a munizioni consumabili). Tutto qui.
Dead End City prova poi a cambiare un pochino le carte in tavola trasformando la barra dell’energia in barra della “benzina” con tanto di taniche (di varie dimensioni) da dover recuperare dai nemici esplosi per evitare di restare a secco. Se dovesse succedere, è game over e ti tocca ricominciare tutto dal principio. Oltre a caricare l’energia e a tenerci in moto e in vita, le taniche di benzina hanno un ulteriore scopo: se la barra è piena e ne raccogli ancora, entrerai in TOPOFF MODE. Si tratta di una modalità temporanea dove i tuoi proiettili subiranno un bonus d’attacco, utile per eliminare ancor più velocemente le orde di nemici.
Discorso analogo per i proiettili, se ne raccogli di più attiverai il FUEL TIME, che porta i nemici uccisi a rilasciare più benzina o ulteriori munizioni, dando la possibilità di ricevere ulteriori bonus e ancor più punti. Colpire i nemici in FUEL TIME o in TOPOFF MODE, infatti, permette di ottenere un moltiplicatore di punteggio.
Subire danni, invece, andrà a far scalare il suddetto moltiplicatore viceversa, se il moltiplicatore raggiunge x9 e continui a sterminare nemici senza farti colpire, questi rilasceranno medaglie di varie dimensioni. Raccoglile e il tuo punteggio s’incrementerà ancora di più.
Come avrai potuto intuire, il sistema di punteggio è abbastanza elementare, ma solido e appagante, il problema è che il gioco in sé non riesce a catturare più del dovuto. Le sfide a schermo sono prevedibili e le orde di nemici tendono a ripetersi troppo spesso a causa di una variabilità di questi abbastanza scarsa.
Che siano in moto, a piedi o in auto, non cambia molto l’esperienza di area in area, a esclusione delle immancabili boss fight. Queste sono suddivise a step e sono molto Madmaxiane, grazie a macchinoni giganti e devastanti che potrai smontare pezzo pezzo e veder trasformare di turno in turno.
Oltre alla modalità arcade, che è la parte principale del titolo, è presente anche la modalità denominata “Highway Rules”. Si tratta di due minuti in cui siamo chiamati a fare il punteggio più alto possibile, senza morire (ovviamente). Qui ci sono alcune piccole variazioni al regolamento come il fatto che usare le armi speciali consuma anche benzina oltre che munizioni. Inoltre, nello stage appaiono anche dei veicoli “rivali”. Questi appaiono e scompaiono abbastanza velocemente. Affrontarli ed eliminarli in tempo garantirà un bonus di punti notevole.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Dead End City si nasconde dietro la Pixel art ammantandola dell’atmosfera alla Mad Max con discreto successo. Purtroppo, dopo un impatto iniziale discreto, il titolo perde appeal e con esso anche l’identità che diventa sempre più sciapa e anonima fino a confondersi nell’oceano di titoli simili.
Buone le animazioni, soprattutto dei nemici in moto che ci vorticano intorno ma, come per il discorso sull’atmosfera, superato il “wow” iniziale tendono a ripetersi un po’ troppo. Il sonoro è appena sufficiente con sonorità idonee all’atmosfera ma abbastanza anonime.
Da segnalare la totale assenza della lingua italiana anche se la mole di testo a schermo è quasi nulla. Infine, Dead End City si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se quella portatile è decisamente la più consigliata per comodità e per l’essenza stessa del titolo.