Sviluppato dagli italiani Stupidi Pixel e Tiny Pixel, Death Noodle Delivery è un gioco particolare, un misto tra un gioco d’azione, un RPG e Paperboy. Ve lo ricordate Paperboy? Un gioco per Atari uscito nel 1984, nel quale controllavamo un ragazzo che doveva consegnare i giornali al vicinato. In Death Noodle Delivery faremo la stessa cosa, solo che al posto dei giornali consegniamo…beh, noodles.
Death Noodle Delivery: un futuro non così lontano
In Death Noodle Delivery vestiamo i panni di Jimmy, neo-assunto in una corporazione che produce e consegna noodle. Ogni giorno saliamo a bordo del nostro hoverboard e sfrecciamo tra le strade di una città cyberpunk illuminata al neon, così da portarci la paga a casa, forse.
Dico “forse” perché se mancheremo troppe consegne o arriveremo in ritardo verremo licenziati. Anche venire schiacciati da un suv o schiantarsi contro un muro morendo porterà al licenziamento. Tutto questo solo per rimpolpare le casse, già stracolme, dell’ennesima multinazionale.
Neanche tornare a casa dopo il lavoro sarà semplice per Jimmy: in un contesto dove chi si ferma è perduto, persino gli automobilisti non possono permettersi ritardi o imprevisti per le strade. Infatti, una volta finito lo straziante turno, dovremo nuovamente salire a bordo dell’hoverboard e percorrere la via fino a casa cercando di non essere schiacciati dai veicoli che ci sfrecceranno accanto, noncuranti della nostra presenza.
Nel palazzo dove risiede Jimmy, ogni appartamento è come una finestra spalancata sul mondo di Death Noodle Delivery. Dieci unità abitative ospitano altrettanti individui, ciascuno proveniente da un diverso strato della società: dalla prostituta cromata all’impiegato ossessionato dal lavoro, dallo spacciatore senza scrupoli alla rivoluzionaria anarchica. Tutti questi personaggi vivono nei limiti dei loro appartamenti, sognando una vita diversa ma consapevoli di non poterla mai raggiungere.
Infatti il mondo è ormai in mano alle IA, che hanno rimpiazzato gran parte dei lavori e dei ruoli chiave della società, imponendo una visione della vita fatta di numeri e decisioni ponderate, mirate alla massima efficienza produttiva. Persino le schermate di caricamento tra una sezione di gioco e l’altra ci mostreranno immagini grottesche generate dall’intelligenza artificiale, proprio a dimostrarci che neanche in quei pochi secondi di pausa ce ne possiamo liberare.
Gli unici modi che abbiamo per avere un’illusione di libertà sono: la droga e il cyberspazio. Anche Jimmy non può fare a meno di questi palliativi. Perciò ci immergeremo nei confini indefiniti della rete neurale e proveremo a vivere le esperienze che non possiamo permetterci nella vita reale. Perché alla fine dei conti, Jimmy vuole soltanto vivere in tranquillità, tornare da lavoro, posare lo zaino per terra e, finalmente, cagare. Ma non gli è concesso neanche questo.
Un gameplay non proprio all’altezza
Faccio subito una premessa. Non è che non mi sia divertito a giocare Death Noodle Delivery, anzi, l’ho trovato molto ben fatto su molti aspetti, soprattutto sul lato narrativo, ma se c’è un aspetto del lavoro di Stupidi Pixel che risulta un po’ debole, quello è proprio il gameplay. Approfondiamolo.
Death Noodle Delivery è diviso in sette giorni, alla fine dei quali verremo finalmente pagati per il lavoro svolto. Ogni giorno è diviso da tre sezioni diverse: le consegne, il ritorno a casa e la parte relazionale con il vicinato.
All’inizio di un livello, il nostro capo ci contatterà attraverso un dispositivo di comunicazione intimandoci di consegnare i suoi noodles, dopodiché potremo partire. Il gioco ha una visuale isometrica dall’alto e controlleremo Jimmy a bordo della sua tavola. Con l’analogico sinistro potremo controllare la velocità e la direzione dei nostri movimenti, stando attenti a schivare la mole di ostacoli presenti in strada, mentre con la pressione del tasto A (joypad Xbox) lanceremo verso sinistra i noodles, che dovranno essere consegnati ai clienti, evidenziati con un cerchio, con il giusto tempismo. Un qualsiasi errore ci farà riiniziare il livello da capo.
Il ritorno a casa presenta la medesima struttura con alcune differenze: oltre agli ostacoli, ci saranno macchine e camion che ci sfrecceranno accanto e, soprattutto, farà la sua comparsa l’antagonista dei noodles: Gaetano il pizzaiolo, CEO della corporazione delle pizze e nostro acerrimo nemico, che proverà in tutti i modi a eliminarci dalla piazza, assicurandosi il monopolio dello street food in questo angolo di città.
Entrambe le sezioni, soprattutto la prima, potevano mostrare molto di più secondo me. In primis non si percepisce molto la velocità delle azioni, è tutto relativamente lento, soprattutto i movimenti di Jimmy, che vanno un po’ a attutire quello che il gioco vuole comunicare. Il secondo motivo è la varietà di situazioni. Ogni livello sarà sempre il solito, così come il ritorno a casa, l’unica cosa che cambierà saranno i tipi di ostacolo e il modo in cui interagiamo con loro. Capisco che si abbia voluto dare un’idea di frustrante ripetitività delle azioni, che si sposa benissimo con i temi di Death Noodle Delivery, ma questo ripetersi di azioni, una volta tradotto in gioco diventa un po’ limitante.
La parte più interessante del gameplay di Death Noodle Delivery, invece, è proprio la terza, ossia girare per il palazzo e parlare con gli strambi individui che lo abitano. In questa sezione di gioco si percepisce a pieno la mancanza di speranza vissuta da ognuno dei personaggi, che inscenano dialoghi assurdi e grotteschi, ma che in qualche modo fungono da richiamo per Jimmy, come se ognuno di loro stesse disperatamente cercando aiuto. In questa parte di gioco avremo anche la possibilità di entrare nel cyberspazio e visitare ciò che ha da offrirci: news, rave, funerali e soprattutto hacking.
Infatti, ogni volta che finiremo un livello avremo la possibilità di hackerare la nostra tavola per sbloccare vari potenziamenti, come ad esempio la possibilità di lanciare gatti altamente esplosivi davanti a noi. L’idea è molto carina ed è inserita in modo perfetto all’interno del gioco, ma i potenziamenti sono veramente molto limitati e forse qualcosa in più non poteva che giovare all’economia di gioco.
Grafica e sonoro
Possiamo tranquillamente dire che i ragazzi di Stupidi Pixel e Tiny Pixel abbiano fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda l’impatto estetico di Death Noodle Delivery. A partire dall’immancabile palette di colori tipica del cyberpunk, fino alle scelte più fini come font utilizzati, finte locandine e altro. Tutto è realizzato con una cura tale da immergerti veramente tra le strade decadenti di una città distopica.
Anche i modelli 3D nel loro stile un po’ “plastilina” rimangono coesi all’interno dell’estetica generale, mentre le animazioni degli stessi potevano essere limate, visto che molte volte risultano macchinose e imprecise con l’interazione ambientale.
Arriviamo alla mia parte preferita di Death Noodle Delivery: la colonna musicale. Composta da Simone D’Alonzo, giovane compositore di musica elettronica ligure, riesce a trasmetterti perfettamente la sensazione di un futuro incredibilmente avanzato ma carico di una certa tristezza e rassegnazione.
Ogni livello ha due tracce musicali uniche, una per le sezioni action e l’altra per i momenti ambientati nel palazzo. In questo modo, anche la stessa musica diventa parte integrante del racconto, andando a rafforzare i momenti vissuti dal povero Jimmy.