Ok, ammetto che, prima ancora di mettere le mani sulla mia Nintendo Switch per testare Death Tales, mi sono ritrovato a sperare, in maniera un po’ prevenuta, di non ritrovarmi di fronte al solito Indie che puntasse al 99% sul lato artistico relegando il Gameplay ad un mero contorno.
Ebbene, posso affermare che Death Tales mi ha convinto ben poco, sia dal punto di vista del Comparto Tecnico (Grafica e Suoni) che da quello del Gameplay, per non parlare del Comparto Narrativo con Trama annessa.
Ma rallentiamo un attimo ed andiamo con ordine; ecco perché Death Tales è (purtroppo) solo un altro Indie come già ne è pieno il mercato.
Stile Grafico molto elaborato…forse un po’ troppo.
Partiamo subito con quello che dovrebbe essere il punto forte di Death Tales, ovverosia il Comparto Tecnico.
Già dal primo impatto si può notare come Arcade Distillery abbia voluto creare un mondo di gioco che enfatizzasse il concetto della “Morte”, non ha caso il primo nemico che incroceremo avrà le sembianze di un medico della peste munito di falce infuocata.
In Death Tales, tutto, e intendo proprio “tutto”, richiama costantemente ad un immaginario metà grottesco e metà horror, senza però affondare mai veramente il colpo in tal senso. Personaggi ed Ambientazione rimangono sempre troppo “carini e coccolosi”, non saprei dire se per scelta voluta degli autori.
Lo stesso personaggio principale viene spesso interpellato dai vari NPC come “small Reaper” cioè “piccolo Mietitore”. Inoltre, sempre parlando degli NPC con cui interagiremo, questi risultano disegnati con cura, ma non sono minimamente animati ne doppiati, rendendoli, di fatto, semplici cartonati con cui interagire per avere una quest secondaria.
In sostanza Death Tales non riesce a creare delle figure degne di nota, ne a livello di scenario, ne a livello di personaggi di gioco.
Una menzione disonorevole va inoltre fatta all’accoppiata Gamma dei colori/Contrasto. Viola, Blu e Rosso spiccano con una violenza inaudita all’interno di Death Tales, sia come presenza che come potenza. Sebbene possano essere belli da vedere in foto, risultano essere molto affaticanti per gli occhi con le immagini in movimento.
Un Gameplay con il “rigor mortis”
Passiamo ora alla nota dolente di Death Tales, il Gameplay.
Il più grande difetto di questo titolo va ritrovato nelle meccaniche di gioco esageratamente “rigide e meccaniche” (scusa il gioco di parole).
Come detto prima in merito al comparto tecnico, in Death Tales i personaggi su schermo non sono animati, ma solo disegnati; per dare l’impressione del movimento, dunque, questi vengono mossi come se fossero disegnati su più livelli, dandoci quindi la sensazione che gli arti (braccia e gambe) si muovano indipendentemente dal busto.
Questa soluzione si traduce in movimenti poco fluidi che rendono le fasi di gioco (siano esse esplorative o di combattimento) “impostate”, quasi come se stessimo giocando al primo Super Mario Bros. del 1985.
Le fasi di combattimento inoltre, si trasformano in delle snervanti sequenze di “button smashing” dove risulta impossibile impostare una qualsivoglia tattica, e dove diviene altrettanto impossibile anche solo capire cosa stia succedendo, dal momento che i modelli dei vari personaggi si sovrappongono tra loro, dando il via ad un’esplosione di movimenti indefiniti e colori ultra-vividi che mettono a dure prova la vista del giocatore.
Le meccaniche secondarie di Death Tales, ovvero quelle GDR/Platform, vengono dunque facilmente messe in secondo piano: mentre gli elementi da gioco di ruolo si riducono al minimo sindacale, con qualche abilità magica e dell’equipaggiamento leggermente più elaborato a livello visivo, le Fasi Platform sono, come già accennato, di un livello troppo basso per il mercato odierno, risultando godibile per un gioco di inizio 2000.
La storia raccontata da Death Tales…a questo punto, potrà mai salvare il titolo dal finire nel dimenticatoio ?
La risposta è no. O almeno, non credo. Purtroppo non ci troviamo di fronte ad una di quelle Trame che possono catturare il giocatore e spingerlo a proseguire l’avventura “nonostante tutto”. Del resto, questo non sembra proprio essere l’intendo di Death Tales, che vuole invece sfruttare la sua storia come un pretesto per costruirci attorno un mondo di gioco “a tema”.
Al giorno d’oggi tuttavia, non basta avere un elevato valore artistico per essere automaticamente definito un “buon videogioco”. L’era d’oro degli Indie sta piano piano scemando (e non lo dico io, ma è un pensiero comune del mondo videoludico), e Death Tales non fa eccezione in questa tendenza…