Un videogioco ispirato ad un librogame, per me, è un viaggio diretto per il sentiero della memoria. Se sei un ragazzo giovane probabilmente non sai neanche di cosa sto parlando, ma c’era un tempo in cui i librigame dominavano il mercato delle librerie. Si trattava infatti di opere narrative che invece di essere lette linearmente, presentavano uno sviluppo diramato su varie possibili alternative legate a dei paragrafi numerati o alle pagine. Insomma, un incrocio tra un videogioco narrativo a finali multipli, un libro ed un gioco da tavolo.
La serie di librigame più nota in Italia è sicuramente quella di Lupo Solitario, ma in realtà ne esistevano davvero tantissimi. Dalle serie legate ai mondi di Dungeons & Dragons a quelle che sfruttavano ambientazioni fantascientifiche, spionistiche o altri marchi di successo (Marvel, per esempio, aveva molti librigame nel proprio catalogo). Purtroppo, della vastissima produzione degli anni 80-90, solo una piccolissima parte è stata tradotta e ha raggiunto l’Italia.
Dall’originale al primo adattamento
Tra i clamorosi esclusi, non si può non segnalare proprio Deathtrap Dungeon. Scritto da Ian Livingstone (co-fondatore di Games Workshop) e illustrato da Iain McCaig (autore di molti concept di Star Wars tra cui quello di Darth Maul), questo librogame venne pubblicato la prima volta nel 1984 da Puffin Books, come sesta uscita della serie Fighting Fantasy. Successivamente è stato poi ristampato da Wizard Books nel 2002
Deathtrap Dungeon è molto famoso all’estero ed è considerato uno dei migliori titoli del genere mai scritti, oltre che una delle pietre miliari nello sviluppo della popolarità dei librigame. La storia, molto elementare e semplice, ricorda infatti una tipica avventura di Dungeons & Dragons. Il protagonista dovrà avventurarsi nel labirinto sotterraneo di Fang per superare la “Prova dei Campioni” indetta dal Barone Sukumvit. Per farlo dovrà uccidere mostri, affrontare trappole e tranelli, collezionare tesori e sperare di raggiungere la fine (vivo) prima di altri cinque avventurieri.
Il successo del titolo gli ha permesso di ottenere due seguiti (Trial of Champions 1986 e Armies of Death 1988) e lo ha portato ad espandersi anche fuori dai librigame, contaminando anche altri media. Per esempio, ne esiste una versione da gioco di ruolo cartaceo adattata per d20 system ed è dal 2011 che si accenna ad un possibile adattamento cinematografico per quanto, a conti fatti, non se ne sia mai fatto niente.
Nel 1998 uscì un primo videogioco realizzato, per PlayStation e Microsoft Windows, da Asylum Studios e distribuito da Eidos Interactive. Non ne hai mai sentito parlare? Non me ne meraviglio visto che il titolo era a dir poco terribile, un’action-adventure in terza persona che sembrava il fratellino brutto di Tomb Raider (che per altro era sempre distribuito da Eidos Interactive).
Un nuovo adattamento
Dopo il tonfo del gioco del 1998, Deathtrap Dungeon ha abbandonato il mondo dei videogiochi… almeno fino a questa settimana quando, sul catalogo di steam, è comparso il titolo di cui parliamo oggi (lo trovi qui). Questo è il primo lavoro di Branching Narrative ltd, casa di produzione che, stando al nome, probabilmente si dedicherà solo ad avventure grafiche dall’alto contenuto narrativo.
Deathtrap Dungeon: The Interactive Video Adventure tiene effettivamente fede al suo sottotitolo e più che al mondo dei videogiochi, strizza l’occhio ai film interattivi che di recente sono tornati di moda, grazie anche al successo di Black Mirror: Bandersnatch. Il desiderio di realizzare un lavoro di alta qualità è inoltre reso evidente dal coinvolgimento di un attore di primo piano come voce narrante e volto del gioco. Il sorriso beffardo e il pregevole accento inglese di Eddie Marsan (Sherlock Holmes, The World’s End, Deadpool 2, Mission:Impossibile III e molti altri film) ci terranno compagnia per il 99% del titolo.
Qui arriva la prima brutta notizia per i giocatori italiani: il titolo non solo è narrato completamente in inglese, ma non presenta alcuna opzione per eventuali sottotitoli. Fortunatamente Marsan è un ottimo oratore e, se conosci un po’ la lingua, non avrai problemi a seguirlo, ma è già un primo paletto che potrebbe ostacolare questo titolo nel nostro paese.
La parte ludica
A livello di gameplay, Deathtrap Dungeon: The Interactive Video Adventure adatta in maniera praticamente speculare il sistema di gioco dell’opera originale. Tutto si baserà intorno a tre caratteristiche: Skill (abilità), Stamina e Luck (fortuna). La prima e la terza saranno usate per effettuare delle semplici prove numeriche mentre la seconda indicherà la vita del proprio personaggio. Tutti e tre i valori potranno variare nel corso del gioco.
Il giocatore, superata l’introduzione, potrà scegliere tra tirare casualmente le tre caratteristiche del proprio personaggio o scegliere tra tre avventurieri pre-impostati. Successivamente si otterrà un po’ di cibo di partenza (che serve a recuperare stamina) ed una pozione a scelta che ci permetterà di aumentare una delle tre caratteristiche bevendola nel corso del gioco. Tutto sarà visualizzato in una basilare, ma comoda interfaccia a schermo che ci permetterà di tenere conto anche del nostro equipaggiamento (armi, armature, denaro, pietre preziose e altri oggetti raccolti nel dungeon).
L’interfaccia permetterà inoltre di accedere ad un’altra utilissima caratteristica: la mappa del dungeon. Questa si aggiornerà in tempo reale via via che facciamo le nostre scelte e ci muoviamo all’interno del luogo e potrà essere aperta in qualsiasi momento (azione che metterà in pausa il gioco). Oltre a permetterci di capire dove siamo, la mappa fungerà anche da sistema di salvataggio automatico e ci renderà possibile ricaricare quasi ogni scelta effettuata in precedenza per tornare indietro e provare qualcosa di diverso, senza per altro cancellare altri eventuali punti di salvataggio creati prima. Questa aggiunta da una parte rende il titolo più facile, ma dall’altra renderà il game over meno punitivo e potremo sperimentare più soluzioni senza per forza, ogni volta, ricominciare dall’inizio.
Parlando di Game Over questo può avvenire in due modi: o quando la stamina del giocatore scende a 0 o perché abbiamo fatto una scelta sbagliata. Pur essendo pochi esistono infatti dei bivi dove, sbagliando, si andrà incontro alla morte automatica dell’avventuriero. Viceversa, più spesso, sbagliando si perderanno dei punti caratteristica, degli oggetti o si sarà costretti ad effettuare delle prove per evitare che questo avvenga. Queste si svolgeranno con un tiro casuale di due dadi, se la somma del risultato sarà inferiore alla caratteristica coinvolta, allora si sarà superata la prova.
Un altro modo in cui si perderà stamina è attraverso i combattimenti. Questi si svolgeranno con lo stesso sistema che veniva utilizzato nel libro originale. Sia il giocatore che il mostro tireranno due dadi contemporaneamente ed il risultato sarà sommato al proprio valore di abilità. Chi otterrà il totale più alto, infliggerà 2 danni alla stamina dell’altro. Prima di attaccare, si potrà consumare del cibo o effettuare una prova di fortuna per raddoppiare gli eventuali danni inflitti (se questa sarà fallita, tuttavia, saranno i danni subiti a raddoppiare). In caso ci si scontri con più creature, si potrà danneggiare solo la prima mentre i tiri contro la seconda saranno usati solo per determinare se si para o meno l’attacco nemico.
Le opzioni non sono quindi molte e gli scontri saranno sempre decisamente lineari. I tiri casuali saranno infine gestiti tramite un lancio di dadi 3D che ricorda molto quello usato da roll20 (per chi non lo conoscesse, questo è un sito che permette di creare sul web un tavolo digitale condiviso per giochi di ruolo cartacei). Anzi, a voler essere del tutto onesti, quello del noto sito di gdr è più dettagliato e ha molti effetti in più rispetto a quello che si vede qui.
La realizzazione tecnica
Scendendo nei dettagli grafici/narrativi del gioco, questo si presenta come un adattamento ultra-fedele del librogame originale. Eddie Marsan leggerà e reciterà direttamente dall’opera scritta i vari paragrafi, limitandosi a dare un minimo di interpretazione e gestualità nei (pochi) dialoghi presenti e nelle scene d’azione. Per gran parte del tempo ti ritroverai tuttavia a fissare solo il suo bel faccione in primo piano.
Il gioco aggiunge ben poco alla narrazione originale. Giusto qualche effetto audio che, tuttavia, a volte sovrasterà la voce di Marsan rendendo difficile comprendere le sue parole, e qualche disegno in sovra-impressione. Questi non saranno altro che le tavole originali di Iain McCaig riproposte di volta in volta come nel librogame (quasi tutte in bianco e nero).
Un buon lavoro… anche troppo
Concludendo la nostra recensione, Deathtrap Dungeon The Interactive Video Adventure è una buona avventura grafica, molto fedele al materiale originale. Proprio questo è però, a mio parere, il suo peggior problema. Quale è, infatti, il pubblico di riferimento di questo titolo? Dubito che un giovane ragazzo possa davvero appassionarsi ad una storia così tradizionale quindi si rivolge a chi, come me, giocava in passato ai librigame. Rispetto al libro però, il gioco non aggiunge praticamente nulla. Se l’opera originale fosse introvabile, capirei questa scelta, ma si può tranquillamente acquistare da Amazon a 5.50 euro, quasi la metà di quanto costa il gioco su Steam (8.99 euro)!
La grande fedeltà, inoltre, genera un ulteriore difetto: l’estrema verbosità dell’opera. Quanto suona bene su carta, non sempre suona altrettanto bene se detto a voce e se siamo disposti ad accettare lunghissimi paragrafi pieni di aggettivi e descrizioni in un audiolibro, siamo molto meno disposti ad accettarlo in un’avventura grafica. Ci troveremo frequentemente a fissare il soffitto annoiati all’ennesima descrizione eccessiva, non aiutati dal fatto che l’unica cosa che vedremo sarà il volto di Marsan. Inoltre, nei combattimenti, spesso la voce narrante andrà a ripetersi e, per quanto l’accento inglese sia piacevole, alla sedicesima volta che si sentiranno le stesse parole, sarà difficile non provare un po’ di fastidio.