Oggi ti presento un titolo piuttosto ambiguo. Questo non perché tratta tematiche bizzarre o inerenti al sesso, bensì perchè si suddivide perfettamente in due parti contrastanti, proprio come il giorno e la notte. La prima parte, che possiamo definire come “buona”, rende il gioco speciale e apprezzabile; l’altra, al contrario, è composta da aspetti negativi che abbassano nettamente la sua qualità. Il gioco in questione si chiama Demon Pit, che dopo aver ottenuto un discreto successo su Steam ritorna alla carica su PlayStation 4! Dopo questa breve prefazione, entriamo più nel dettaglio per scoprire tutte le sue caratteristiche.
C’era una volta…
Non tutte le avventure godono di un preludio entusiasmante o di una storia intrigante legata ai personaggi, di quella componente narrativa che incuriosisce il giocatore e che lo lega in modo incondizionato a tutto il racconto. Bene, tutto questo splendore emotivo in Demon Pit è assente. Sappiamo soltanto che impersoniamo un umanoide grande e forzuto che ha con sé una pistola enorme. Questo si trova in qualche strano meandro degli inferi, tra fiamme e disperazione. Il luogo è assediato da creature malvagie che cercheranno a tutti i costi di avere la meglio su di te. Riuscirai a tener testa alle continue e infinite ondate di nemici?
Il gioco…
Demon Pit è un’opera indipendente sviluppata e prodotta da DoomCube e dall’azienda irlandese Psychic Software. I due team di sviluppo hanno ben pensato di realizzare un porting del gioco anche su console, dopo il modesto apprezzamento degli utenti su PC. La versione da noi recensita è quella per PlayStation 4 ed è disponibile dal 16 dicembre 2019. A partire dal 25 dicembre invece, potrai scaricarlo anche su Nintendo Switch. Si tratta principalmente di un FPS, con dinamiche tipiche di un arena, shooter e arcade. Tradotto in lingua Inglese, Francese, Spagnola, Tedesca, Ceca, Portoghese e Cinese, il suo stile ricorda fortemente quello dei vecchi suoi simili del passato, appartenenti al periodo d’oro dei videogames, compreso tra gli anni ’80 e ’90. Questo è indubbiamente un modo per onorare le vecchie glorie del genere, ma come vedremo più avanti, sarà l’inizio di un flop.
Il Gameplay
Non ci vorrà molto per capire che per giocare a Demon Pit, dovrai necessariamente già essere un buon conoscitore degli arena e degli shooter in generale. Nonostante il livello di difficoltà vari durante la partita, nel caso questa fosse la prima volta che ti affacci al genere avrai non poche difficoltà ad abituarti con gli alti ritmi di gioco. Ciò purtroppo lo rende inevitabilmente di nicchia.
Il menù iniziale, così come tutta l’opera, si presenta in modo minimale. La sua vera essenza però, vien fuori una volta che mettiamo piede nell’arena. Questa inizialmente ha la forma quadrata ed è del tutto spoglia; ma con l’avanzare dei livelli muterà forma, facendo spuntare dal pavimento colonne, muri e addirittura cancellate e fiamme. L’obiettivo del gioco è fare piazza pulita delle ondate nemiche, così da avanzare ai livelli successivi. Al raggiungimento di determinate fasi di gioco, vedrai sbucare mostri sempre più forti e dalle sembianze più strane. Ovviamente, più lontano sarai in grado di arrivare, più questi saranno pericolosi e la tua sopravvivenza più ardua. Il gioco termina quando il protagonista, ossia tu, esaurisci la salute. Una volta morto, diventa ben visibile il punteggio ottenuto dalle tue uccisioni e ricomincerai da zero una nuova partita. Il tuo risultato è un costante record da battere, pertanto cerca di ottenere risultati sempre più alti.
Come è giusto che sia, sopravvivere in quell’inferno non sarebbe possibile senza delle armi. Fortunatamente il gioco mette a disposizione uno svariato arsenale di mitragliatrici e fucili con la quale zittire i tuoi assalitori. Tuttavia non ci sono solo loro a darti problemi, ma come se non bastasse, devi fare attenzione a una serie di trappole e meccanismi legati all’arena. In modo casuale infatti, rilascia strani raggi laser e assume “forme” sempre più infami. Questa dinamica rende il gioco più difficile, tanto da farti imprecare entità ultraterrene.
Il lato “bello” della medaglia
Valutiamo finalmente i pro di Demon Pit. Sostanzialmente si tratta di un videogame molto competitivo, che non lascia margini di errore. Questo valorizza maggiormente il suo aspetto survivor e lo rende più apprezzabile dagli amanti del genere. Inoltre, grazie alla caratterizzazione in stile retro, l’esperienza del giocatore acquisisce una marcia di stile in più. Il caos e la dinamicità che l’opera assume con l’avanzare del gioco, è un incentivo in più che porta il pubblico a cimentarsi a esso con più grinta.
Il lato “brutto” della medaglia
Sono passati circa 40 anni da quando nelle sale giochi era possibile giocare a Nuke Nukem, Doom e altri grandi classici arcade. Questi sono famosi per aver caratterizzato in modo innovativo la storia del gaming e per questo, sono tanto amati anche oggi. L’idea degli sviluppatori di creare un titolo che somigliasse a questi due grandi pilastri, sarebbe stata ottima se avessero deciso di cambiarne qualche meccanica, personaggi o magari ambientazioni.
Oggi alcuni videogiochi vengono per così dire “scopiazzati”, ma ciò nonostante riescono a differenziarsi tra loro da vari punti di vista. Per esempio abbiamo Paladins che è simile a Overwatch o Apex invece, a Fortnite. Certo, il genere è simile, ma le opere in sé sono praticamente diverse e a modo loro singolari. Nel caso di Demon Pit invece, ci troviamo d’avanti un gioco praticamente copiato, questo perché:
- ripropone ancora una volta un’ambientazione già ampiamente sfruttata, così come tutte le creature presenti
- presenta uno stile di gioco e un gameplay comune se paragonato agli altri suoi simili
- non rinnova in nessun modo l’esperienza offerta al giocatore, che si ritrova con la stessa pappardella invecchiata di 40 anni.
Realizzazione tecnica: comparto artistico
Graficamente parlando, Demon Pit non riesce a spiccare, in quanto non valorizza appieno il vecchio stile in pixel di cui gode. Pur avendolo realizzato con il motore grafico Unity, lo scenario che il titolo presenta è essenzialmente piatto e privo di particolari. Stesso discorso vale per i nemici: nessuno si contraddistingue per originalità e fantasia, sembrando inevitabilmente spenti e privi di animo. Tutto sommato in questo, pare che lo staff non si sia sprecato per niente.
Il comparto audio invece è di poco superiore a quello grafico. A salvarlo è la musica ben collocata e coerente con il contesto di gioco. Anche gli effetti sonori generici, riguardanti le armi o i nemici, non hanno nulla di caratterizzante e non danno una marcia in più a tutta la baracca.
Traiamo le giuste conclusioni
Il lavoro di DoomCube e Psychic Software, pur essendo molto spento e non adatto a chiunque, ha come unico pregio il gameplay. Essendo molto competitivo, è sicuramente apprezzato dai veterani, ma decisamente meno dai novellini. La causa è il troppo impegno che l’utente dovrà dedicargli. Questo inoltre non spicca neppure per creatività, tanto da sembrare un gioco copiato, già visto e per niente innovativo. Nell’attuale circostanza purtroppo, quella che sarebbe dovuta essere una rievocazione, è diventata un palese emulazione.