Ogni qual volta i miei occhi si posano su un rogue-like deck builder mi assale una vana speranza: “potrà mai essere un nuovo Slay the Spire?”. Sfortunatamente la risposta è quasi sempre no, ma nonostante questo, ogni tanto qualche titolo riesce a farmi rivivere quella dipendenza che sviluppai un paio di anni fa con il gioco di Mega Crit. Ebbene, Demon’s Mirror rientra proprio tra questi titoli, seppur con qualche riserva. Scopriamolo nella recensione!
Demon’s Mirror: Puzzle Quest incontra Slay the Spire
L’incipit di Demon’s Mirror è un puro pretesto per gettarci in gameplay loop di tutto rispetto: antichi racconti narrano di uno specchio maledetto, con il potere di risucchiare le anime di coloro che osano specchiarsi al suo interno. Noi, i giocatori/protagonisti, saremo assaliti da una pulsione mai avuta finora, un richiamo che ci porterà all’interno di un’antica foresta mai visitata. Proprio al suo interno troveremo il fatidico specchio, ma sarà già troppo tardi: in un lampo finiremo in un mondo a noi sconosciuto, pieno di insidie e mostri pericolosi. Come faremo ad uscirne o a scoprire il mistero dello specchio?
Questo è tutto ciò che basta per incominciare a menare le mani, intese proprio come le mani dei giochi di carte, contro schiere di creature feroci e senza alcuno scrupolo, anche perché Demon’s Mirror, dopo averci introdotto al suo mondo, ci getta senza troppi fronzoli nel bel mezzo delle partite. Il titolo di Be-Rad Entertainment ha la stessa struttura di Slay the Spire, ossia un rogue-like basato sull’esplorazione di una mappa creata proceduralmente, farcita con vari incontri e altrettante interazioni “non violente”, che solitamente hanno il fine di potenziarci il mazzo. Quello che dovremo fare sarà scegliere uno dei tre personaggi sbloccabili e creare il nostro deck durante il corso della partita, una volta sconfitti dovremo rincominciare da capo.
Ma quindi Demon’s Mirror in che modo si differenzia? La risposta è semplice, ovvero aggiungendo la meccanica principale di Puzzle Quest, il (perdonatemi il paragone) Candy Crush fantasy e per persone a modo.
Gioca le carte e crea le catene
La partita inizierà all’interno dell’area denominata “Foresta” e come in ogni area, per passare a quella successiva, dovremo sconfiggere un boss casuale che si troverà a fine percorso. Dovremo proseguire scegliendo i vari bivi che ci verranno presentati, con tutte le conseguenze del caso: abbiamo gli scontri normali, quelli élite, il negozio e vari incontri casuali che potranno potenziare il nostro mazzo oppure maledirlo con una carta “hex“.
In Demon’s Mirror affronteremo un nemico o più ad ogni encounter e per farlo faremo ricorso alle carte presenti nel nostro mazzo e alle concatenazioni che potremo fare nel reticolo posto in alto a destra, proprio come nel già citato Puzzle Quest. Ogni carta avrà un costo per essere giocata e ogni turno avremo a disposizione 3 unità di “mana”, aumentabili con l’acquisizione di vari trinket che potremo trovare nel corso della partita. Le carte in questione potranno avere vari effetti, diversificati a seconda del personaggio scelto in partenza, perciò potranno causare danni diretti ai nostri avversari, manipolare il mazzo o interagire con il reticolo. Ma di cosa si tratta?
In poche parole è un contenitore di “globi” suddivisi in tipologie: il globo d’attacco, il globo difensivo, il globo potere e, tralasciando i tipi speciali, il globo di “linfa”. Per utilizzarli dovremo concatenare almeno tre globi adiacenti, compresi anche quelli in diagonale, così facendo potremo scatenare l’effetto del corrispettivo globo. Ad esempio, se concateneremo 6 globi di attacco infliggeremo 6 danni ad un avversario, allo stesso modo se concateneremo 5 globi difensivi acquisiremo 5 punti scudo.
Il bello di Demon’s Mirror è come le carte interagiscano e modifichino il reticolo e gli effetti da esso scaturiti, creando momenti nei quali il giusto ragionamento potrebbe ribaltare una situazione apparentemente impossibile. Il problema però, è che tali interazioni siano assai limitate e poco originali, con effetti molto piatti alla fine dei conti. Il potenziale di tale unione di meccaniche ha dell’incredibile, ma è veramente poco sfruttato proprio a causa degli effetti delle carte, che non riescono a creare sinergie che non risultino in fare enormi danni ai nostri avversari. Nonostante questo le ore passano mentre si gioca a Demon’s Mirror, avremmo voluto solamente un po’ più di profondità nei vari esiti degli scontri.
Anche graficamente come Slay the Spire: bruttino
Ebbene sì, i ragazzi di Be-Rad Entertainment hanno deciso di onorare la loro ispirazione principale anche dal punto di vista grafico, proponendo sprite che ricordano proprio quelli del rogue-like di Mega-Crit. Sfortunatamente il risultato è pressoché identico, ossia con disegni e animazioni quasi amatoriali, o almeno dal design assolutamente non accattivante. Lo stesso discorso si può applicare alla UI, con font molto basici e un feeling generale che non attrae per niente.
Ovviamente in un titolo del genere la grafica è l’ultima cosa che conta, ma ci sono tanti altri esempi dove uno stile minimale, come in Balatro, oppure molto ispirato, come in Zet Zillions, facciano in qualche modo la differenza, offrendo un’esperienza generale del tutto soddisfacente. Riguardo al sonoro di Demon’s Mirror, invece, non c’è molto da dire, molto semplice e con una proposta musicale che non fa altro che accompagnare le nostre giocate senza mai essere elemento di disturbo.