Se sin da piccoli abbiamo tutti giocato almeno una volta a guardia e ladri o a improvvisarci investigatori, anche con i videogiochi possiamo spesso dare sfogo alle nostre fantasie. Sono tantissimi, infatti, i titoli che ci permettono di scoprirci novelli Marlowe e di risolvere casi più o meno complessi, più o meno cruenti.
Al genere dei gialli “interattivi” appartiene la serie Detective di K148 Game Studio, di cui oggi giocheremo il capitolo The Test.
Elementare (per davvero) Watson
Va detto che probabilmente impiegherai più tempo a leggere questa recensione che a giocare direttamente il titolo; del resto, io stesso avrei potuto giocare tutta la serie Detective durante lo stesso arco di tempo.
Questo perché parliamo di un titolo veramente semplice, al limite del banale; infatti, veniamo immediatamente catapultati in azione senza troppi preamboli.
Teoricamente dovremmo essere un detective incaricato di risolvere i casi a cui nessuno dei suoi colleghi vuole lavorare, ma nella realtà dei fatti manca qualsiasi pretesa di immedesimazione.
Già dalla schermata principale del gioco, scopriamo di avere solo tre casi a disposizione (come negli altri capitoli) e basterà selezionarne uno per arrivare sulla scena del crimine.
Di fatto, con una totale mancanza di verosimiglianza, il nostro protagonista non ha né un nome né un background e al tempo stesso arriveremo sul luogo del delitto senza alcuna introduzione o idea di cosa sia successo.
Anzi, addirittura, nonostante nel menu principale si vedano dei lampeggianti che fanno pensare alla presenza delle forze dell’ordine, saremo totalmente soli sulla scena del crimine, come se nessuno fosse mai intervenuto (niente corner, testimoni, scientifica).
Il tutto si spiega in funzione del semplicissimo gameplay finalizzato a inserire nel tablet che portiamo sempre con noi:
- i nomi dei protagonisti della vicenda
- eventuale data/ora del delitto
- vittima e colpevole
Ci troviamo quindi più di fronte a un walking simulator che a un vero e proprio gioco investigativo, dal momento che dovremmo trovare le prove girando per gli ambienti che compongono il livello.
Tutti gli elementi andranno ricercati nell’ambiente a nostra disposizione, con risultati alterni:
per esempio, in uno dei tre casi, la soluzione è fornita su un piatto d’argento e impiegheremo non più di un paio di minuti per risolvere il tutto.
Va detto anche che non sempre sarà necessario esplorare per intero il circondario, in quanto esaminando alcuni indizi possiamo arrivare tranquillamente alla soluzione.
In uno dei casi, per esempio, un indizio fondamentale sembrerebbe essere uno smartphone bloccato, che presenta un enigma difficilmente risolvibile per arrivare al PIN di sblocco, e che tuttavia può essere tranquillamente tralasciato ai fini della soluzione.
L’obiettivo finale per il nostro detective sconosciuto è quindi risolvere il caso ottenendo una valutazione più alta possibile (A+).
Nel caso di eventuali dubbi, si potranno inviare le soluzioni parziali tramite tablet, senza che questo infici il voto finale.
I tre casi, tutti omicidi, sono ambientati in:
- una casa (apparentemente più grande dall’esterno che non all’interno)
- una sorta di campeggio con dei bungalow
- un ristorante abbastanza generico
Per completare i tre casi, raccogliendo tutte le prove e risolvendo gli eventuali enigmi (elementari anche questi), sono necessari non più di 10 minuti.
Segnali di stile: comparto grafico e audio
Trattandosi di un titolo realmente banale, non riescono ad emergere in maniera positiva neppure i comparti sonoro e visivo.
Per quanto riguarda il comparto visivo, abbiamo la costante sensazione di girare per delle scatole vuote, senz’anima e costruite come quinte sceniche di una serie TV scadente.
Nonostante gli sviluppatori abbiano cercato di proporre degli ambienti variegati, il riutilizzo di numerosi elementi e texture è evidente, rendendo il tutto estremamente piatto.
Il comparto sonoro è quasi inesistente, se non per alcuni effetti sonori che potremo udire nel corso delle indagini.