La storia di Dex inizia nel 2012, anno in cui la software house Dreadlocks ha avviato un crowdfunding su Kickstarter per dar vita a questo GDR a scorrimento laterale di stampo sci-fi. Il titolo ha visto la luce nella sua prima incarnazione nel 2015 su PC, ma il team di sviluppo ha continuato ad apportare migliorie al gioco per un ulteriore anno, nel 2016 infatti, col sottotitolo Enanched Edition, Dex è arrivato su PlayStation 4, PlayStation Vita e Xbox One. Quest’ultima edizione si appresta ora a fare la sua comparsa su Nintendo Switch, e proprio in questa occasione ti offriamo la nostra recensione di Dex Enanched Edition!
Io, Dex
La trama è ambientata in un futuro cyberpunk e segue la storia di Dex, una giovane abitante di Harbor Prime, cittadina portuale controllata dal Complesso, la più classica delle corporazioni malvagie dagli scopi oscuri. Infatti, il titolo non spicca certamente per originalità, la trama viene portata avanti a forza di cliché già visti e rivisti in una miriade di produzioni fantascientifiche e non, su tutte Io, Robot e Ghost in the Shell. Questo non vuol dire che l’intera narrazione sia da buttare, anzi! Le battute finali della storia riservano piacevoli sorprese, prendendo una direzione del tutto inaspettata e aggiungendo sfumature psicologiche ed etiche del tutto inaspettate, specialmente nei finali multipli che ricordano per certi versi l’ottimo Detroit Become Human.
Tuttavia l’aria che si respira ad Harbor Prime e i suoi abitanti, comprimari di Dex, non riescono a sorprendere risultando fortemente stereotipati. Per quanto riguarda le ambientazioni avremo i soliti squallidi sobborghi degradati e le letali fognature piene di sostanze tossiche che si contrapporranno ai quartieri d’élite costellati di grattacieli e night club di lusso. I personaggi invece rappresentano i soliti stereotipi del genere: l’hacker isolato dalla società, l’aiutante burbero ma dal cuore d’oro, il medico con poca morale ma pronto ad aiutare la protagonista… insomma una comfort zone sicura per gli amanti del genere. A coronare questi stereotipi poi c’è il background della protagonista, prescelta da un’intelligenza artificiale superiore per portare in salvo la società… a qualsiasi costo.
Da queste premesse il titolo potrebbe sembrare noioso, in realtà è soltanto poco sorprendente. La decina di ore che servono a completare la trama principale scorre tutto sommato in maniera piacevole, restituendo adeguatamente al giocatore le atmosfere cyberpunk e distopiche che il team di sviluppo ha voluto proporre. Inoltre, potremo decidere di approfondire alcune quest secondarie, anche in questo caso nulla di eclatante, ma queste missioni ci porteranno a fare la conoscenza degli NPC meglio caratterizzati e più profondi dell’intero titolo.
Un po’ GDR, un po’ Metroidvania
Il gameplay riveste probabilmente la parte più interessante della produzione ed è suddiviso in due parti ben distinte: quella in cui controlleremo direttamente Dex e quella in cui controlleremo la sua proiezione nel cyberspazio. Quando vestiremo i panni della giovane Dex il gameplay seguirà le meccaniche di un classico picchiaduro a scorrimento laterale, con delle sfumature di platform e un impianto da GDR.
Sarà infatti possibile personalizzare diversi aspetti della ragazza: terminando le missioni e mettendo fuori combattimento gli avversari si accumuleranno punti esperienza che forniranno punti abilità con cui migliorare varie caratteristiche. Queste ultime ricalcano i classici parametri del gioco di ruolo e spaziano dalla vitalità alle abilità di combattimento, passando per la capacità di raggirare gli NPC e forzare porte e casse.
La particolare abilità di Dex le consente di proiettarsi nel cyberspazio in qualsiasi momento per poter hackerare reti di sicurezza, stordire nemici, mettere fuori uso telecamere di sicurezza e riprogrammare torrette nemiche così da farle diventare alleate. Quando ci si trova nel cyberspazio, il gameplay cambia del tutto e diventa una rivisitazione moderna del classico cabinato Asteroids, anche in questo caso potremo potenziare le capacità della nostra proiezione permettendole un hacking più veloce o di sparare più proiettili contemporaneamente per contrastare i virus che tenteranno di impedire i nostri tentativi di hacking.
Purtroppo questa parte del gameplay si rivela alla lunga molto ripetitiva: in primo luogo non ci sono mai variazioni grafiche, viene riproposto sempre lo stesso scenario ogni volta che entreremo nel cyberspazio, sarebbe bastato personalizzare gli sfondi anche solo a livello cromatico, in base magari al livello di sicurezza o a seconda del possessore del sistema che si sta hackerando, quel poco che basta a rendere meno monotona per gli occhi l’esperienza; inoltre, anche i nemici presenti nelle fasi di hacking presenteranno scarsissima varietà, in tutto il gioco se ne possono incontrare sempre e solo di tre o quattro tipologie, anche in questo caso sarebbe bastato davvero poco per rendere più accattivante l’esperienza.
Il più grande difetto del gameplay però, a mio avviso, si trova nella difficoltà decisamente mal calibrata. Nelle prime fasi dell’avventura sarà davvero semplice andare incontro al Game Over, non per la necessità di dover prendere confidenza coi comandi o col gameplay, ma solo perché i nemici che ci si pareranno incontro saranno troppo ostici per vitalità ed equipaggiamento.
Questo potrebbe essere un punto a favore se la difficoltà aumentasse progressivamente, perché rappresenterebbe alla perfezione la volontà di proporre un’esperienza impegnativa; in realtà invece la sfida proposta dai nemici rimarrà costante, mentre la nostra protagonista acquisirà capacità e parametri che la renderanno letteralmente imbattibile andando così ad affievolire il grado di sfida man mano che si avanza nel gioco. A tal proposito, alcune abilità, se potenziate nelle prime fasi dell’avventura, andranno letteralmente a rompere l’equilibrio del gioco permettendoci di saltare intere sezioni di gameplay o di passare fin da subito indisturbati tra i nemici tenendoli costantemente storditi.
I potenziamenti non finiscono qui però! Come in ogni opera cyperpunk che si rispetti, la nostra Dex potrà inserire nel proprio corpo innesti cibernetici che ne potenzieranno i parametri o le doneranno nuove capacità. Anche in questo caso si potrebbe ripetere il discorso fatto con le abilità: ci sono alcuni impianti semplicemente troppo potenti rispetto ad altri, i giocatori che capiranno già nelle fasi iniziali quali sono i più utili potranno tranquillamente ignorare i restanti, perché avranno fin da subito tutti gli strumenti necessari per arrivare in fondo all’avventura. Oltre agli innesti ci saranno anche diverse armature realizzabili grazie a progetti ben nascosti, queste doneranno dei buff passivi che cambieranno totalmente lo stile di gioco rendendo Dex più votata alla difesa, all’attacco o allo stealth.
Un futuro decisamente retrò
Anche per quanto riguarda il comparto tecnico, Dex non riesce purtroppo a brillare. Dal punto di vista grafico è stato scelto uno stile minimale: le ambientazioni di Harbor Prime sono accattivanti e ben curate grazie a una moltitudine di dettagli sempre diversi a seconda della zona e ben contestualizzati; il titolo scopre però il fianco nei personaggi, che non presentano animazioni facciali e i cui movimenti presentano animazioni legnose e poco fluide. Ho provato il titolo su Nintendo Switch sia in modalità docked che portatile, se nel primo caso l’esperienza è godibile, nel secondo ci si deve scontrare con le dimensioni ridotte dello schermo che non permettono un’esperienza di gioco ottimale.
Un altro punto debole del comparto tecnico sta sicuramente nei menù di gioco. Fin dalla schermata iniziale ci troviamo davanti a una grafica minimale che ricorda molto le produzioni dei primi anni 2000, ma naturalmente qui si scade nei gusti personali, ci sono anche giocatori che potrebbero apprezzare. Il problema oggettivo sta nella gestione dei menù stessi, che ho trovato confusionari e insoddisfacenti: molte informazioni utili vengono spesso ignorate o nascoste; per esempio, Dex potrà disporre di un numero limitato di impianti in base agli slot di cui dispone, tale numero però non può essere visualizzato nei menù di pausa, ma solo tramite l’NPC che si occupa della gestione degli impianti stessi. Ho trovato questa e altre scelte di gestione dei menù alquanto discutibili.
La colonna sonora è in linea con tutto il resto della produzione: riprende bene le tematiche cyberpunk e le diverse tracce si sposano bene con le varie ambientazioni del titolo, ma nessuna risulta particolarmente memorabile.