Sviluppato da PlayStark e pubblicato da PQube, Die After Sunset è uno sparatutto in terza persone con meccaniche da roguelite che prende palesemente ispirazione dall’esordio di Fortnite nel mondo dei videogiochi. Noi abbiamo affrontati i pacioccosi invasori su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Die After Sunset – resta alla luce che all’ombra sono più forti
Die After Sunset è ambientato nel futuro, anno 2120. La Terra è stata brutalmente invasa da una razza aliena apparentemente carina e coccolosa, denominata Murkor. Purtroppo, di carino e coccoloso hanno solo l’aspetto. Queste creature, infatti, sono dei conquistatori e come da copione conquistano la Terra devastandola e piegando ogni cosa al loro volere. Senza contare che, oltre a essere numericamente in vantaggio, queste creature sono in grado di rivelare il loro mostruoso potenziale in una determinata situazione.
Se alla luce si mostrano in maniera tenera, seppur comunque aggressiva, è nelle ombre che la loro natura “selvaggia” e mostruosa si risveglia, rivelando trasformazioni decisamente più minacciosa e agguerrite. Parliamo pur sempre di un esercito invasore. Dinanzi a un nemico così temibile e imprevedibile, l’umanità vacilla bruscamente ma non si arrende del tutto. Oh no, esiste una resistenza ed esiste una salvezza, nel tempo.
Per la precisione, tornando indietro nel tempo. Ce lo spiega un piccolo robottino che sarà anche la nostra guida nei tutorial esaustivi proposti dal gioco. Gioco che offre ben tre personaggi che sono poi il membro attivo del cast della resistenza della Terra. La salvezza del mondo e nelle loro mani e soprattutto nelle loro armi e abilità. In tutto questo, ci duole ammettere che Die After Sunset non ha una narrazione memorabile, tutt’altro. Il canovaccio funge da contorno e seppur stravagante ed esteticamente “buffo” se non comico (gli alieni sfoggiano costumi da bagno, paperelle di gomma e quant’altro), difficilmente rimane impresso.
Il motivo è che non si impegna mai davvero in quello che propone. Anche le missioni secondarie sono una scusante, come vedremo nei prossimi paragrafi, piegati per un grinding forsennato a sua volta schiavo di una meccanica ciclica e non molto ispirata. In ultimo, l’intero titolo soffre palesemente il fatto di essere una chiara e poco originale copia di Fortnite, in particolare della modalità campagna “Salva il mondo” da cui riprende le fondamenta mescolandole a meccaniche roguelite anche queste poco ispirate. Ma bando alle ciance e andiamo a scoprire come eliminare centinaia di Murkor!
Murkor di qua, Murkor di là
Die After Sunset è uno sparatutto in terza persona con meccaniche da roguelite che assomiglia a Fortnite ma che prova in qualche modo a discostarsene con l’aggiunta di un quantitativo di oggetti elevato e di meccaniche ludiche extra, alcune anche intriganti. Nell’ordine, ogni volta che scenderemo in campo, all’interno di una vasta mappa con biomi fusi e variegati, avremo come unico scopo quello di abbattere il boss di fine livello.
Ma suddetto boss non va sottovalutato. Oh no, infatti, il gioco dispone di un timer. Durante questo tempo, potremo esplorare liberamente l’area di gioco con lo scopo di potenziare il nostro eroe raccogliendo tesori, svolgendo missioni secondarie, abbattendo nemici e collezionando e conservando la preziosa melma rosa denominata Mucus. Nell’ordine: ogni eroe (ne sono tre) ha una sua arma principale standard, un attacco speciale e determinate caratteristiche di base.
Ogni caratteristica può essere potenziata nel corso della nostra esplorazione e noi suggeriamo calorosamente di farlo (in caso di game over, si azzererà tutto). Questo perché il titolo non va preso alla leggera, soprattutto all’inizio, presentando un buon livello di sfida. I nemici sono tanti, appaiono in continuazione e spesso anche in situazioni impensabili. Inoltre sono sorprendentemente coriacei e nelle prime run potresti faticare un po’ nel farti strada e nell’orientarti. Die After Sunset richiede infatti tempo e pazienza e un po’ di fortuna per beccare gli upgrade buoni e creare una buona strategia di sopravvivenza.
Tra le varie cose da raccogliere, la priorità assoluta deve essere data alla melma rosa, ottenibile casualmente dai nemici abbattuti, questa preziosa risorsa è l’unica cosa che potrai conservare tra una run e un’altra a patto di inserirla all’interno di determinati contenitori da localizzare in giro per l’area. Grazie alla melma rosa conservata, infatti, potrai potenziare in modo permanente i tuoi eroi rendendo man mano l’esperienza di gioco più accessibile fino a trasformarla, purtroppo, quasi in una passeggiata.
Tra le idee intriganti, oltre al sistema della melma che può risultare un po’ farraginoso e scomodo, considerando quanto saremo deboli all’inizio del gioco, troviamo le trasformazioni dei nemici. In base a dove si trovano i Murkor, infatti, questi assumono diverse tipologie di aspetto e, come già anticipato, se si trovano all’ombra, anche se di poco, si trasformano e diventano decisamente più coriacei e aggressivi. In attesa quindi di potenziarsi, consigliamo calorosamente di restare alla luce del sole e occhio anche a raggiungere in tempo il boss pena il game over.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Die After Sunset pecca di originalità prestando il fianco a un’estetica che richiama il già citato Fortnite. Nonostante una buona differenziazione degli eroi e una rappresentazione buffa degli alieni (che diventa presto ripetitiva), l’area di gioco non brilla e l’atmosfera generale del titolo perde d’identità. Inoltre, il titolo è afflitto da diversi problemi tecnici partendo da caricamenti un po’ troppo lunghi passando per vistosi rallentamenti quando su schermo appaiono troppi nemici contemporaneamente.
Da segnalare anche come la conversione per Nintendo Switch non sia affatto esente da difetti. Se in doc il titolo si difende abbastanza bene, la versione portatile è rozza e poco curata con sottotitoli talmente piccoli da risultare illeggibili e decisamente scomodi. Inoltre i rallentamenti in modalità portatile ci sono sembrati leggermente più frequenti. Per quanto riguarda il sonoro, invece, è abbastanza anonimo e standard ma compie il suo dovere con buoni effetti. Infine, il titolo non presenta sottotitoli in lingua italiana ma la mole di testo presente è abbastanza scarsa.