digiBLAST – Personal Media Center: lo hai mai sentito nominare? Scommetto di no e se la tua risposta è positiva, allora ricorderai bene l’incredibile insuccesso avuto durante gli anni che andavano dal 2005 al 2008. Questa è stata la durata della console portatile che, a quei tempi, doveva essere una tra le più innovative. Peccato solo che i tre team di sviluppo dediti al progetto non abbiano sfruttato abbastanza la sua potenzialità.
Anzi, a dir la verità, non è durata tutti quegli anni: la sua vita ha avuto inizio nel 2006 per poi morire nel 2008. Un anno prima era stata annunciata, questo è vero, ma si era completamente volatilizzata per poi riapparire l’anno successivo e morire subito dopo. Infatti, il boom massimo di vendite è stato di 100.000 unità e poche cartucce vendute dai negozi per mancanza di reperibilità.
Io sono stata una delle poche fortunate ad essersi accaparrata una di queste console ormai trovabili solo sui siti online di rivendita e Amazon; ricordo che la pagai ben €90,00, distribuita da Giochi Preziosi. Trovai il pacchetto con incluse diverse cartucce al Toys Center, insieme a una marea di giochi per Nintendo DS e PSP. Infatti gli anni erano quelli e puoi ben immaginare chi vinse al botteghino tra la merce esposta e chi, effettivamente, abbia battuto la console digiBLAST – Personal Media Center.
digiBLAST – Personal Media Center prodotta in tre paesi diversi: Paesi Bassi, Australia e Regno Unito
La console veniva prodotta da tre paesi ben distinti tra loro: Nikko Europe B.V. nei Paesi Bassi, Grey Innovation in Australia e Vivid Immaginations nel Regno Unito. Quest’ultima è conosciuta per l’acquisizione nel 2004 del marchio Bratz (possiamo ricordarci tutti quanti delle bambole dalle scarpe giganti quanto le proprie teste), mentre gli altri due attualmente sono più propensi a creare droni e fornire biotecnologie.
Tutti i team avevano pensato a una gran console, in grado non solo di essere un vero e proprio dispositivo per i videogiochi, ma poteva essere collegata alla propria TV (come la Nintendo Switch), poteva diventare un comodo MP3 (non tascabile), era possibile fare delle foto in 1,3 megapixel e, addirittura, essere un lettore di film e cartoni animati. Tutto questo grazie a delle “comode” cartucce da inserire all’interno dell’apparecchio.
Peccato per qualche problema di troppo, tra cui la risoluzione di scarsa qualità quando si avviava il gioco alla TV in un quadratino 2×2, di cui non tutti i giochi erano compatibili e risultava un’aggiunta al dispositivo completamente inutile. Infatti, lo schermo della console digiBLAST era sì LCD, ma da 2.7 pollici con 4.096 colori e puoi ben immaginare cosa si riusciva a vedere con le TV di vecchia generazione.
Spoiler: niente; venne considerata un’idea geniale, ma non poteva assolutamente battere la tecnologia delle due competitor in circolazione, con schermi touch e altre “diavolerie” che oggi possiamo già considerare come obsolete.
I video venivano riprodotti grazie al formato RealPlayer e questo era stato molto pubblicizzato in TV per attirare più bambini/ragazzini possibili; non sono in molti a ricordarsi la pubblicità di quei tempi. Io sì e nella mia mente rimarrà per sempre l’immagine di DJ Francesco (Francesco Facchinetti) che risponde alla domanda: “Che faccia hai?”.
“Ho una faccia… DA digiBLAST!”
“digiBLAST: il mondo a mille facce”: rimaneva in testa più lo slogan che la console
Mille facce, certo, magari da poter fotografare; così veniva pubblicizzato e gli utenti si aspettavano questo. Anche qua i problemi non tardarono ad arrivare e, anzi, erano già lì pronti a dare una grande delusione.
La risoluzione delle foto non era il massimo, ma a quei tempi sembrava essere una cosa super tecnologica e moderna. Infatti il problema non era questo, ma la reperibilità della cartuccia e il funzionamento della stessa.
Quando comprai la console digiBLAST – Personal Media Center riuscii ad accaparrarmi il famoso dispositivo con la camera, ma non funzionava. E questo non capitò solo a me, ma a tantissime altre persone. Magari lunedì funzionava, martedì no, mercoledì no, giovedì solo di mattina e così via fino a renderla una cartuccia inutilizzabile. E poi sì: ce n’erano veramente pochissime scorte, tanto che i negozi facevano fatica ad accaparrarsene almeno un’unità e venderla.
Questo non ha giovato agli affari, ovviamente. Come tutto il pacchetto venduto, del resto.
Una piccola grande console che poteva diventare la nuova, vecchia, Nintendo Switch
Come hai potuto leggere, il mondo di digiBLAST – Personal Media Center non era male sia per la praticità della console che per l’idea in sé, ma purtroppo non venne sfruttato a dovere. In tutti gli anni di distribuzione, le tre case di sviluppo non hanno portato nessun miglioramento e probabilmente, se l’avessero fatto, sarebbe diventata una grande console.
Addirittura erano riusciti a creare dei contratti con Atari, con Activision per giochi come X-Men 2: La vendetta di Wolverine e Pitfall: The Lost Expedition. Avevano giochi come Rayman 3: Hoodlum Havoc, almeno un titolo di Spider-Man e altri. Però, indovina un po’?
Esatto, erano introvabili. L’unico gioco che tutti avevano era digiSQUAD, titolo di corse dove le gare con gli quad erano all’ordine del giorno.
Vorresti avere la console digiBLAST – Personal Media Center per collezione? Potresti pensare di acquistarla su Amazon direttamente da Giochi Preziosi alla cifra di €39,90. Addirittura è in vendita la versione Crystal della console, con l’interno a vista.
Uniche pecche di questo acquisto? Le batterie ricaricabili non sono incluse, non possiede le cartucce se non quella casuale tra i cartoni animati Winx Club (trovabile, ai tempi, in tutti i negozi) e Totally Spies. E indovina? Avevo la cartuccia animata delle Winx e di Sonic: due cartucce che dovevano essere separate, ma che Toys Center mi diede per disperazione in quanto non riuscivano a venderle o non erano piaciute, vendendole con l’etichetta di reso.