Alla fine di novembre è uscito in Early Access, Door: Inner Child, un titolo sviluppato da uno “studio” indie coreano chiamato PLAY Mephistowaltz. Diciamo “solo” perché in realtà si tratta soltanto di uno sviluppatore, un elemento che terremo in grande considerazione in quest’anteprima. Vediamo insieme perché potresti prendere in considerazione la possibilità di aiutare questo sviluppatore nel portare a termine la sua piccola (ma interessante) opera.
Door: Inner Child si mostra fin da subito per ciò che è, un simpatico e coloratissimo puzzle game. Da questo breve incipit il titolo potrebbe sembrare uno dei tantissimi titoli indie offerti in Early Access da Steam; in realtà, seppur con tutti i suoi problemi, è comunque molto di più.
Door: Inner Child e la ricerca delle emozioni
Nei panni di un bambino di nome Nia dovrai avventurarti in un viaggio attraverso il mondo dell’anima. Questo luogo misterioso è composto da diverse emozioni ed è sviluppato tramite uno stile artistico pieno di colori differenti e dalle forme molto geometriche, quasi low poly.
Questo mondo delle anime e ciò che rende particolare questo gioco. Door: Inner Child sfrutta in modo particolare questo luogo ultraterreno, visto che ogni livello incarnerà una specifica emozione che verrà rappresentata graficamente nel mondo di gioco e proporrà meccaniche di gioco sempre nuove. Il titolo quindi può appoggiarsi a un gameplay divertente e diversificato, uno stile artistico tanto eccentrico quanto azzeccato e a una colonna sonora che riuscirà a metterti nel giusto mood.
La risoluzione dei livelli richiede quasi sempre l’ottenimento di tre cubi colorati per poter aprire la porta di fine livello, anche se ben più interessante di questo processo è il come ci si arriva di livello in livello.
A impreziosire il titolo ci pensa la meccanica su cui probabilmente lo sviluppatore ha puntato di più, stiamo parlando della possibilità di muovere con il mouse (o con il controller) la telecamera, sfruttando quindi la possibilità di modificare il mondo delle anime grazie a dei giochi di prospettiva. Questa meccanica di gameplay che cambia l’ambiente circostante in base alla prospettiva ci ricorda il grande artista Maurits Cornelis Escher, che ha influenzato anche il titolo mobile Monumental Valley.
Al contrario del gioco mobile, Door: Inner Child ha delle potenzialità infinitamente maggiori, grazie a un maggior numero di varianti nell’utilizzo della prospettiva e a uno stile meno minimale, ma estremamente più ispirato.
Già soltanto osservare i vari livelli di gioco è un esperienza che per qualcuno potrebbe valere il prezzo del biglietto, con onde di colore e forme geometriche che si fondono in una scintillante quanto sgargiante rappresentazione del mondo interiore degli esseri umani. Grazie all’accompagnamento con tracce di musica classica, l’aggettivo che più si adatta al titolo è sicuramente rilassante.
Questo, grazie anche a dei puzzle che presentano una difficoltà crescente, mai realmente frustrante se non per una leggera imprecisione dei controlli di cui parleremo a breve. Nonostante quanto stiamo per dire, ci teniamo a sottolineare che con le dovute sistemazioni Door: Inner Child potrebbe diventare una vera e propria perla indie
Non è tutto oro quel che luccica
Abbiamo appena definito il titolo scintillante, ma per citare il buon Goethe ci sentiamo di dire che “dove c’è molta luce, l’ombra è più nera“.
Ci teniamo a sottolineare che, per quanto il titolo sia sviluppato da una sola persona e per quanto comunque stiamo parlando di un Early Access, è nostro dovere riportarti anche cose che potrebbero potenzialmente infastidirti e, purtroppo per Door: Inner Child, ne abbiamo riscontrate parecchie. Per un gioco che oltre ad essere un puzzle game contiene anche elementi platform, i comandi sono fin troppo imprecisi e al momento attuale capita spesso di cadere giù da una piattaforma perché il personaggio non si ferma nello stesso istante in cui gli si dà l’input.
Anche le traduzioni sono terribili con balloon di testo che coprono chi parla o che contengono testo che esce fuori dai limiti consentiti. Inoltre su PC il titolo è completamente sprovvisto di impostazioni, comprese le più basilari come la possibilità di porre un limite ai frame. Ne deriva quindi che il gioco utilizzerà tutta la gpu disponibile per girare, con un consumo di corrente e di vita della scheda grafica totalmente non necessario per un gioco dalle poche pretese tecniche come questo.
Oltre questo è presente una sconcertante mancanza di cura per i dettagli e per i modelli, con un comparto tecnico che non regge il passo dell’ispirazione artistica. A parte questi difetti, non c’è molto altro da recriminare a questo titolo, soprattutto considerando gli ampi margini di miglioramento che può raggiungere.
Ciò che più ci ha intrigato, problemi a parte, è il design piuttosto particolare di Door: Inner Child; in alcuni aspetti il titolo è ben riuscito, per cui se l’idea di fondo ti intriga, non possiamo che consigliarti di dare fiducia a questo sviluppatore. Fra qualche tempo, potresti trovarti nella libreria di Steam una piccola perla.