Pur non essendo stato il primo del suo genere, Double Dragon viene universalmente riconosciuto come il titolo manifesto dei beat’em up a scorrimento.
Il successo registrato dal suo episodio di esordio scaturì nel varo di tre sequel a gettoni e in un’ampia serie di spin-off destinati alla sfera home.
Gli eventi portanti di Double Dragon prendevano corpo in una New York post-atomica divenuta ostaggio dei Black Warriors, una pericolosa organizzazione criminale guidata da Willy Mackey. Sfidandone l’autorità, i due fratelli Billy e Jimmy Lee sarebbero scesi in strada con l’obiettivo di salvare la giovane Marian dalle sue grinfie e ripulire, al contempo, la città dai rispettivi accoliti.
Un po’ di storia
L’avventura si dipana lungo quattro stage, rispettivamente ambientati nei sobborghi di New York, all’interno di una fabbrica, nei dintorni di un bosco, per poi concludersi nel pittoresco covo di Willy.
Lungo il percorso, Billy e Jimmy possono rinvenire varie armi bianche e corpi contundenti di varia foggia con cui abbattere i nemici più ostili.
Tra le caratteristiche più apprezzate del gioco, figura l’ampio ventaglio di avversari da affrontare lungo gli stage.
Caratterizzati da look molto eterogeneo e nomi atti a definirne gli archetipi, questi costringono gli utenti all’utilizzo di strategie di attacco e difesa differenti. Incidono così in modo notevole sulla varietà del gameplay.
SEGA MASTER SYSTEM
Ritmi di gioco elevati, comandi reattivi e comparto grafico rimodellato con intelligenza, per assecondare le caratteristiche del sistema ospitante. Il Double Dragon del Master System rappresenta senz’altro una delle scelte migliori in fatto di conversioni a 8Bit.
C64 (1988)
Grafica molto pulita, con sprite ben definiti e fondali orfani di qualche dettaglio, ma comunque fedeli alla controparte originale. La versione C64 del gioco non era magari in grado di competere con i porting più efficaci, ma almeno risultava più giocabile della più attesa edizione Amiga.
SPECTRUM ZX (1988)
Sprite ben modellati, fondali altrettanto definiti e i soliti limiti cromatici ad inficiare su un risultato complessivamente valido. La conversione Spectrum ZX di Double Dragon viveva delle classiche contraddizioni legati al sistema ospitante, accusando un fastidioso delay dei comandi in occasione di salti e colpi acrobatici annessi.
NES (1988)
Meno scattante della controparte Master System, ma complessivamente più ricca sotto il profilo tecnico. La versione NES di Double Dragon si distingue anche per l’integrazione di un’inedita modalità alternativa, basata sulla formula dei picchiaduro ad incontri denominata Mode B. In questo ambito, gli utenti possono scegliere se vestire i panni di uno dei fratelli Lee oppure scegliere il proprio beniamino tra i rispettivi avversari.
In assenza del Multiplayer Cooperativo, la modalità tradizionale viene inoltre arricchita da una curiosa formula RPG. Essa prevede il progressivo arricchimento del repertorio marziale dei protagonisti, previo accumulo di punti esperienza. Dulcis in fundo, alcuni livelli di gioco vengono arricchiti da insolite sezioni platform.
VERSIONI PORTATILI
Lasciando volutamente fuori dal lotto un’edizione Game Gear troppo diversa dall’originale per potersi considerare un porting, segnaliamo le eccellenti performance registrate da Double Dragon in ambito handheld. Alla prodigiosa edizione Game Boy datata 1990 sarebbe di fatti seguita la leggendaria edizione Atari Lynx realizzata nel 1993 dalla Telegames, la cui prestanza era tale da mettere in imbarazzo persino il Sega Mega Drive. Ultima in linea temporale, la postuma celebrazione made in GBA del 2003, con sprite e cut-scene interamente rimodellati.
AMSTRAD CPC (1988)
Al netto di cromie degne di un trip LSD, questo porting supera le aspettative di molti, consegnando al catalogo Amstrad un Double Dragon in grado di sfruttare, quanto meno dignitosamente, le risorse grafiche dell’hardware ospitante. Con fondali meno pasticciati, gli sprite ne avrebbero di certo giovato, ma visto quanto accaduto altrove meglio accontentarsi!
AMIGA / ATARI ST (1988)
A gioco in pausa, le versioni Amiga e Atari ST potevano magari distinguersi come una delle più fedeli alla controparte originale, almeno per quanto concerne la sfera dei Personal Computer. Peccato che una volta in movimento, il titolo risultasse viziato da gravi lacune in fatto di animazioni e feedback dei comandi. A causa di una maggiore lentezza, la versione Atari ST si rivelava comunque la peggiore delle due.
ATARI 2600 (1988)
Praticamente irriconoscibile se non per il titolo stampato sulla copertina. Il Double Dragon dell’Atari 2600 ha fatto storia tanto quanto l’orrido porting di Pac-Man e il sempiterno ET: The Extraterrestrial. Difficile davvero attribuire una qualsiasi valutazione all’operazione.
ATARI 7800 (1989)
Ad un anno di distanza dal disastroso porting 2600, Activision ha messo di nuovo mano al codice del gioco per realizzarne una versione, stavolta destinata al più prestante Atari 7800. Sebbene i miglioramenti estetici rispetto al predecessore siano stati notevoli e gli stessi ritmi di gioco più competitivi, il porting non è riuscito in ogni caso a raggiungere la sufficienza.
PC (1988)
Mortificata da un comparto sonoro ridotto davvero al minimo sindacale, la conversione PC evidenzia il valido lavoro svolto dai grafici su sprite e fondali. A compromettere in parte un porting in ogni caso dignitosissimo, l’inaffidabilità del sistema di controllo che accusa diverse imprecisioni.
MSX (1990)
Fondali puliti, ma sostanzialmente privi di pavimentazione (!), animazioni elementari e sprite tanto arrotondati da ricordare più quelli di Renegade. La versione MSX di Double Dragon è una sorta di astrusa parodia dell’originale. A complicare un quadro già compromesso, il sensibile delay dei comandi e svariati glitch di ordine grafico.
MEGA DRIVE (1993)
Per mettere le mani su una conversione per home system davvero in grado di reggere il confronto con l’originale, i fan di Double Dragon hanno dovuto attendere il 1993, anno in cui il possente Mega Drive ha finalmente detto la propria.
Al netto di alcuni accorgimenti in sede di comandi, il gioco è sostanzialmente uguale alla controparte a gettoni, che però vanta ormai 5 anni sul groppone.
Anno: 1987
Prodotto: Technos Japan
Sviluppo: Interno
Autore: Yoshihisa Kishimoto