Un videogioco considerato retrogaming può vivere per sempre diventando un classico?
Una volta, tanti anni fa, i videogiochi vecchi erano soltanto… vecchi. Se in una sala giochi del 1988 si trovava Space Invaders, opera prima dell’oggi fin troppo noto Tomohiro Nishikado, scritta per Taito Corporation nel lontano 1978, era solo un gioco vecchio di dieci anni.
Divertente, ancora incredibilmente coinvolgente, certo, ma inesorabilmente vetusto. L’idea stessa del retrogaming nasce, paradossalmente, solo quando iniziano ad arrivare i sistemi più performanti. Non solo, come state visualizzando tra i neuroni del vostro cervello, la prima Sony PlayStation che dall’indimenticabile Natale del 1994 ha cambiato per sempre le carte in tavola, ma già nella generazione precedente.
Torniamo indietro, idealmente, ai tempi del Super Nintendo, dove il titolo di punta, paradossalmente, era una compilation di giochi a 8 bit pompati graficamente e musicalmente, rimessi a nuovo con una spolverata di magia semplice e pura.
Giochi vecchi. Vecchissimi! Quasi obsoleti, per gli standard del 1993.
Parliamo di Super Mario All Stars, una cartuccia che conteneva appunto, tutte le stelle del passato di Mario, tra cui Super Mario Bros. (che risaliva addirittura al 1985). Eppure, la geniale idea di Nintendo era quella di considerare dei veri e propri classici quelle storie indimenticabili. Persino il già citato Space Invaders viene ristampato sul Super Nintendo, e anche l’arcade di Universal, divertentissimo e incredibilmente fresco Mr. Do, datato 1982, trova posto su una bella cartuccia per un sistema “moderno” a 16 bit.
Non solo Nintendo.. ma anche retrogaming console
SEGA similmente, fa pubblicare sul Mega Drive diversi titoli interessanti, tra cui una collection intitolata Arcade Classics, che contiene tra gli altri nientemeno che PONG, il seminale titolo del 1972 da cui tutto è partito! Da allora in poi, diversi titoli del retrogaming invadono il mercato, con collezioni come Namco Museum, che ripropone PAC-MAN e discendenti, o diverse altre case che rispolverano i loro vecchi cavalli da battaglia per farli correre su campi completamente nuovi.
Dove sta andando il retrogaming, in che direzione?
Oggi il periodo ormai classico della storia dei videogiochi, che va dal 1958 di Tennis For Two, seminale titolo che girava su un oscilloscopio ideato da un fisico statunitense, fino a Super Mario 64, opera del 1996 di uno Shigeru Miyamoto in massima forma, è ancora commercialmente valido, o solo una curiosità fine a se stessa? Di fatto, il mercato sembra rispondersi da solo. Portali specializzati come GOG (Good Old Games) hanno oggi fatturati enormi, e propongono fieramente giochi vecchi e stravecchi. Anche noi di iCrewPlay non siamo rimasti a guardare; nel nostro piccolo abbiamo dedicato intere rubriche sul blog, una di queste è l’amata “DataPlay” dove ogni settimana recensiamo un gioco e ne approfondiamo aspetti tecnici e non.
Vecchi, o nuovi?.. semplice Remastered!
Molti titoli rinascono dopo anni con seguiti attesi da decenni: pensiamo a Double Dragon IV, recentissima produzione moderna, o la serie New Super Mario Bros., che è un vero omaggio alla serie classica. Capcom, poi, ha decisamente calcato la mano, con un Mega Man 9 che, in barba all’evoluzione tecnologica, è tornato a essere un titolo 8-bit, dopo che Mega Man 8 usava grafica bidimensionale, sì, ma su sistemi a 32 bit! Nintendo con la sua Switch pare far capire che punterà tutto, o quasi, sulla nostalgia del passato, ma del resto Nintendo Switch, a modo suo, sta già usando le care vecchie cartucce. Analizzando anche un altro aspetto, le recenti console mini dedicate ai nostalgici, come Il Nintendo Classic Mini e il recente Super Nintendo Entertainment System.
Un gioco perfetto può vivere per sempre
In realtà lo diceva Alexey Pathinov, creatore di TETRIS. Ed è vero. Oggi, dopo trentasette lunghi anni, PAC-MAN è ancora uno dei titoli più giocati di sempre, e lo stesso si può dire di DOOM, che di anni ne ha comunque 24. Fateci caso (e ve ne sarete accorti di sicuro leggendo questo articolo), i titoli destinati a restare nella storia hanno sempre scelto la “via dell’UPPERCASE”, ovvero l’uso di caratteri maiuscoli nella grafia del nome. Un caso? Noi di iCrewPlay non crediamo.
La prima console casalinga fu il Magnavox Odyssey uscito nel 1972!
I videogiochi ormai hanno la loro Eneide, la loro Iliade e la loro Odissea, e non stiamo parlando del Magnavox Odyssey, la prima console della storia, ideata da Ralph Baer nel lontano ’72. No, parliamo del concetto stesso di classico, ovvero un titolo che può essere riproposto all’infinito sul mercato. Un po’ come la ricerca della Tempesta Perfetta da parte di Jeff Minter.
Un artista eclettico, hippie e fuori dal tempo, che propone opere sempre più strane nel suo infinito filone dei Tempest-Like. E che dire dei titoli moderni che riprendono meccaniche e stile dei grandi classici del passato come ad esempio il sempreverde Limbo? Nulla, in realtà, perché, come si direbbe in un romanzo, questa è un’altra storia.