Salire sulla macchina del tempo della nostalgia è molto più semplice di quanto si pensi. Ognuno ha dei ricordi molto particolari della propria infanzia, e tutti i fan di Dragon Ball ricordano i momenti più iconici della saga: Goku che impara la Kamehameha, che sconfigge il Grande Mago Piccolo, che muore nello scontro con Radish (per danno collaterale, come ricorderanno i più scafati), la prima trasformazione in Super Saiyan nello scontro con Freezer, fino alla Sfera Genkidama che annichilisce Kid Buu.
Naturalmente, sul fronte videoludico, c’è corrispondenza altrettanto universale sulle memorie legate a Dragon Ball, il filo rosso della memoria che unisce i ricordi dei bambini degli anni Novanta, le botte – spesso in split screen – sulla saga di Budokai prima, e Budokai Tenkaichi poi. Come dimenticare le sfide nelle arene distruttibili, le trasformazioni, l’amico che, con la massima serietà, selezionava le Grandi Scimmie, Broly e Gogeta SuperSaiyan 4, rendendo lo scontro una questione di stato e di onore.
Il gioco di Dragon Ball più forte della storia contro il gioco di Dragon Ball più forte di oggi
I fan di vecchia data, la platea di ragazzi degli anni Novanta e dei primi del Duemila, hanno sempre ambito a riavere indietro quei giorni di gloria. Certo, il franchise non è rimasto assopito negli anni, producendo altri prodotti videoludici di diversa qualità: da Dragon Ball Xenoverse, con la sua anima che lo ricollega ai predecessori Budokai; a Kakarot, che i più scafati potranno riportare alla serie per Game Boy Advance di The Legacy of Goku e seguiti; fino all’acclamatissimo FighterZ, la lettera d’amore di Arc System Works all’opera di Toriyama (creatori delle saghe di Guilty Gear e BlazBlue), che ha vissuto una florida vita grazie allo stile traboccante, le meccaniche approfondite tipiche dei picchiaduro 2D e un’ampia storia competitiva.
I nostalgici che sono più avvezzi alla ricerca avranno saputo di una sorta di risorgimento di Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 2 negli ultimi anni, cuna riscoperta del gioco da parte di una community di giocatori competitivi che, ritrovatisi su Discord, hanno organizzato tornei del gioco, approfondito le sue meccaniche, stilato tier list e dato una sistemazione professionale al picchiaduro dell’infanzia di molti.
Accanto a questo sforzo competitivo, c’è il lavoro di modifica e modding di un altra frangia della comunità, che ha creato una mod conosciuta tra i giocatori come “Budokai Tenkaichi 4,” un parco di aggiunte che inserivano personaggi di Dragon Ball Super e – per i veri fan degli albori- di Dragon Ball AF.
Si tratta solo di alcuni dei tanti esempi dell’amore verso una saga che è una pietra miliare dell’infanzia videoludica di molti. L’anticipazione per l’uscita di quello che, a tutti gli effetti, è Budokai Tenkaichi 4 – Dragon Ball: Sparking Zero è stata alle stelle. I trailer del drip marketing, i personaggi introdotti di volta in volta, le arene e gli attacchi di energia che venivano centellinati in ogni nuovo video, tutto è stato disposto per creare fermento in quella community che non ha mai smesso di volere che una cosa: rivivere le botte da orbi della propria infanzia su next gen.
Un Dragon Ball per conquistarli tutti
Bandai NAMCO ha ascoltato ed ha reclutato, ancora una volta, Spike Chunsoft – che nella veste di Spike è stata sviluppatrice di una pletora di giochi Dragon Ball, tra cui proprio la serie Budokai Tenkaichi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ed è frutto di un lavoro che è rimasto nell’ombra a lungo, prima di rivelarsi pezzo per pezzo a suon di trailer e reveals. Si preannuncia come l’esperienza definitiva del picchiaduro della saga shonen più famosa di tutti i tempi. Il roster è tra i più ampi mai visti, includendo i personaggi e le trasformazioni apparse in Dragon Ball Super e film collegati, senza dimenticare i personaggi più iconici del passato della saga.
Le arene rivelate nei trailer e nel gioco stesso, per chi lo ha preordinato, hanno fatto cadere più di una lacrimuccia di nostalgia, perché è impossibile non riportarle a quelle della nostra memoria, modellate nella grafica tipica dell’allora gloriosa PlayStation 2.
Sparking Zero offre, come i suoi illustri predecessori, una campagna single-player chiamata Episodio Battaglia, che permette di prendere parte alle battaglie più iconiche di Z e Super. A fare da contorno, la la modalità Battaglia personalizzata, in cui è possibile fabbricare storie e combattimenti che avreste sempre voluto vedere, rendendole poi condivisibili a tutti.
Nasceranno degli scenari alternativi, dei veri e propri “What if..?” che erano rintracciabili anche in Budokai Tenkaichi e seguiti, deviazioni dalla storia canonica, sbloccabili con determinati prerequisiti, che mostrano situazioni differenti a quelle raccontate nell’opera madre. Cosa sarebbe successo se Goku si fosse trasformato in Saiyan nello scontro con Vegeta? Ora è possibile scoprirlo (anche se, ovviamente, l’ipotesi più diffusa è che Vegeta non sarebbe mai più comparso).
Un’onda (energetica) di ricordi
Che Sparking Zero sia un desiderio divenuto realtà per molti, moltissimi giocatori e fan di Dragon Ball che, magari, si erano distanziati dal mondo videoludico, è indubbio. Resta solo da aspettare e vedere se il gioco sarà all’altezza dell’hype che ha generato, da una parte, e delle fantasie più sfrenate che, fin da bambini, hanno costruito un ipotetico “gioco di Dragon Ball definitivo.”
Per ora, non ci resta che attendere l’uscita imminente e valutare con i nostri occhi. Dragon Ball: Sparking Zero uscirà l’11 ottobre su PS5, Xbox X|S e Steam, ma è già disponibile per chi ha effettuato il preordine (aggiudicandosi, tra l’altro, alcuni bonus esclusivi tra cui Broly e Goku dal futuro Dragon Ball Daima).
C’è solo una cosa sicura: chi ai tempi si credeva fortissimo giocando Gogeta Super Saiyan 4 è la stessa persona che giocherà Whis e si divertirà della nostra frustrazione.