Non c’è essere vivente nel mondo che possa davvero dire di non conoscere i Pokémon.
Chi ne seguì gli albori, non può dimenticare quasi nulla di quei videogiochi, specialmente le schermate piene di nostalgia del primo titolo per GameBoy, più vecchie dell’ottantasei percento della popolazione di videogiocatori attualmente operanti nel mondo.
Pochi sanno, invece, dell’origine della meccanica di gioco che ha fatto di Pokémon il successo mondiale che è stato, con più di 300 milioni di copie vendute e un franchising che ha investito tutti i campi del mondo dell’entertainment.
Girare per mondi 2d, farmare exp e potenziare il PG, venire in possesso di artefatti ed oggetti, sbloccare aree di gioco con un semplice dialogo, incontrare mostri e sminuzzarli con armi dai nomi spesso tradotti in modo bizzarro.
Pokémon si inserì nel mondo delle console con una meccanica di gioco innovativa: anziché avere i nostri personaggi che combattono a turni con menu testuali come nei sospirati Japan RPG old school, avremmo mandato nell’agone dei mostriciattoli opportunamente catturati ed allenati per la battaglia.
E fin qui, ti dirai, che c’azzecca Dragon Quest Monsters con Pokémon? Non era una news su DQM?
E qui casca lo Psyduck!
Chi effettivamente portò a mercato questa modalità di gioco, fu non GameFreak, ma un’altra casa, Enix (sì, proprio quella che poi diventò Square Enix, quella Square Enix) che, ormai al quinto capitolo del loro JRPG più conosciuto (del tempo), Dragon Quest V: La Sposa del Destino, inserì questa possibilità per cui catturare mostri e farli combattere a fianco del protagonista diventava prassi di gioco e non istigazione ai combattimenti tra galli a Puerto Escondido.
Nel 1992 questa caratteristica sembrò entusiasmare i giocatori e gli appassionati della serie, a tal punto da attirare l’attenzione della concorrenza che, quattro anni dopo, portava alla luce (e nelle console handheld di mezzo mondo) la prima generazione dei Poket Monster, di cui agevolo screen per valutazione delle similitudini.
Subito Enix corse ai ripari, pubblicando, nel 1998, Dragon Quest Monster. Spin-off ambientato nel mondo di Dragon Quest ma completamente imperniato sui combattimenti tra mostri e trainer.
La battaglia della storia, non c’è che dire, l’ha vinta a mani basse la serie Pokémon, ed anche se Enix poté contare sugli artwork di Akira Toriyama (il padre di Dr. Slump & Arale, ed ovviamente Dragonball), il titolo in occidente rimase confinato al pubblico di appassionati di JRPG, senza minacciare le vendite di Pikachu & Co.
Perché scrivo tutto questo? Ieri, 25 settembre 2018, è stato il 20° anniversario del lancio di Dragon Quest Monster, un titolo che forse si stenta a ricordare, ma di cui possiamo vedere i geni nel DNA di tanti successi da console.