Draugen è un autodichiarato gioco d’avventura (in realtà molto più accostabile a un walking simulator) in prima persona a opera dello studio norvegese Red Thread Games. Tinto di piccoli elementi di mistero e horror che tuttavia non prevaricano la sua natura esplorativa, ha avuto tempi di sviluppo assai maggiori di quanto previsto, dovendo inizialmente uscire nel 2014 assieme a Dreamfall Chapters, con cui condivide l’autore.
A causa del suo valore artistico e folkloristico, ricevette dall’Istituto Cinematografico Norvegese una sovvenzione di 850.000 corone norvegesi (l’equivalente di poco meno di 87.000 euro) per la sua produzione, la quale cominciò di pari passo al per ora cancellato The Longest Journey Home. Tradotto in 9 lingue (niente italiano, purtroppo), si è trovato ad approdare su Steam il 29 maggio al costo di €19,99.
Una storia semplice ma efficace
Una doverosa anticipazione: gli autori di Draugen hanno specificamente chiesto una recensione spoiler-free, dunque non potrò spiegare molti dei motivi dei miei ragionamenti. Partiamo dalla premessa: corre l’anno 1923 e prendiamo il controllo di Edward Charles Harden, un naturalista americano in cerca della sorella scomparsa. A questo scopo lo vediamo viaggiare tra fiordi e montagne verso il fittizio villaggio norvegese di Graavik, accompagnato dalla sua pupilla, una giovane ed energetica ragazza che risponde al nomignolo di Lissie. La trama è suddivisa in 6 giorni ed è opera di Ragnar Tørnquist, la mente creativa dietro The Longest Journey, Dreamfall: The Longest Journey, The Secret World e Dreamfall Chapters.
Questo è letteralmente tutto quanto mi è concesso divulgare senza sconfinare fuori dalle informazioni ufficiali. Tenendomi vago al massimo posso dire che i temi trattati sono profondi e personali e l’atmosfera respirata nel gioco è perfetta: spensierata quando dev’esserlo, inquietante al momento adatto, riflessiva nei momenti più calmi, da giocosa a spaventosa, da innocentemente infantile a sapientemente ricercata, Draugen sa vendere in maniera eccellente il suo racconto, specialmente grazie ai personaggi. Lissie nello specifico è una continua fonte di riferimenti letterari, battute e intelligente curiosità, condito dal confidenziale affetto riservato solo ad amici di vecchia data.
La trama contiene plot twist ben raccontati, ma sufficientemente prevedibili prima della loro rivelazione. Tuttavia, l’esecuzione della narrazione è un punto di forza talmente potente da far passare tutto ciò in secondo piano.
Un gameplay semplice ma efficace
L’interfaccia di Draugen è facilmente intuitiva. Userò un DualShock 4 al fine di riferirmi ai tasti da utilizzare, dato che è stato quello a trasportarmi attraverso l’esperienza di gioco.
Com’è standard nei walking simulator, la levetta sinistra consente a Edward di muoversi e quella destra di guardarsi attorno. Con X interagirà con oggetti ed eventi, R1 gli permette di chiamare e localizzare Lissie quando è lontana o fuori dal suo campo visivo (farlo farà comparire un simbolo a indicare la sua posizione) e, se le si trova vicino, parlare con lei degli argomenti più disparati. Tenere premuti L2 o R2 rispettivamente ingrandirà la visuale con lo zoom o aumenterà l’andatura di marcia; non esiste un parametro di stamina, rendendo infinito l’utilizzo della corsetta salvo in certi momenti in cui siamo costretti a camminare. Start apre il menù e la freccia direzionale in alto visualizza il diario di Edward, nel quale avrà modo di consultare una mappa, leggere i dettagli del prossimo obiettivo e osservare i suoi disegni: l’opzione di ritrarre gli scenari dell’isola dove risiede il villaggio sperduto sarà disponibile raggiungendo luoghi predefiniti atti a far sedere il protagonista e riprodurre determinati punti di interesse su carta. Come in tutti i giochi di questo tipo, interagire con eventi di storia importanti produrrà un autosalvataggio.
Parliamo ora dei rimanenti pulsanti dorsali d’azione, ossia Cerchio, Quadrato e Triangolo. Quando si esaminano certi oggetti o si è coinvolti in certe conversazioni, servono a selezionare le scelte di dialogo e osservazione. Sceglierle richiederà di tenere premuto il pulsante in questione, poiché premerlo e basta metterà semplicemente tale scelta in evidenza. Alcune di esse, se accompagnate da testo descrittivo, sono a tempo, lasciando ai giocatori più lenti la sola alternativa del silenzio.
Per proseguire nel gioco, dobbiamo interagire con certi oggetti e condurre alcuni dialoghi che ci porteranno a operare certe scelte. Gli elementi di risoluzione puzzle sono veramente minimi e bloccarsi è quasi impossibile. Draugen si accerta di dirci se ci stiamo allontanando troppo dall’area dell’enigma, ma senza necessariamente tenerci la mano. Non ti aspettare di trovare un titolo ai livelli di Portal o The Talos Principle, insomma: aspettati più qualcosa di rilassante e intuitivo come Gone Home, Dear Esther o What Remains of Edith Finch. L’unico minuscolo difetto da me riscontrato è stato un singolo errore di collisione in una zona opzionalmente rivisitabile; ricaricare il file mi ha piazzato al checkpoint precedente senza significativa perdita di progresso (ho dovuto solo riesaminare un punto di disegno), un impatto talmente minimo da essere irrilevante.
Un comparto tecnico grandemente curato
Draugen è splendido da guardare. L’art director Christoffer Grav, un illustratore di Oslo che ha debuttato nel 2010 lavorando sulla graphic novel With Your Own Eyes di Arne Svingen e ha continuato illustrando libri per bambini, ha sfruttato le capacità di Unity in maniera eccellente. Spesso ho cominciato a scattare screenshot in diverse condizioni di luce soltanto al fine di catturare la bellezza delle montagne ispirate ai paesaggi norvegesi. I punti dedicati al disegno svolgono anche la funzione di mostra scenica, osservando la nostra seduta da più angolazioni mentre Edward scarabocchia. Le varie illuminazioni e situazioni meteorologiche e cronologiche alle quali l’isola viene sottoposta sembrano trasformarla in un altro mondo, rendendo l’atmosfera veramente magnifica in tutte le sue esecuzioni. Solo due volte ho riscontrato dei minuscoli, quasi invisibili, errori di illuminazione evidenti solo replicando più volte le azioni che mi hanno portato a scoprirli. Sono cose a cui ho dovuto fare attenzione esplorando minuziosamente ogni angolo e con assoluta calma: un giocatore casuale neanche se ne accorgerà, e comunque senza creare problemi di caricamento.
Parlando invece di qualcosa di un po’ più grave, durante caricamenti particolarmente corposi di asset (ho giocato con tutti i dettagli al massimo) il gioco ha subito due o tre rallentamenti. Niente di eccessivo nell’arco di cinque ore di gameplay, ma c’erano. I programmatori sono a conoscenza degli errori presentati e hanno risolto oltre il 90% di quelli dichiarati nella build per recensori. A completare il comparto grafico, la quantità di opzioni di aggiustamento è veramente impressionante, permettendo anche a computer meno performanti di godersi l’esperienza (la scheda grafica richiesta nei requisiti minimi è uscita ben 7 anni fa!). Tra di esse c’è inoltre una “modalità 1923“, che in onore del decennio in cui la televisione nacque applica al mondo di Draugen una colorazione in bianco e nero alla quale è aggiunto un effetto statico.
La musica, cosa dire: una magnifica colonna sonora folk orchestrale di 25 brani con archi, pianoforte e svariati toni vocali ad opera di Simon Poole, la stessa mente dietro Dreamfall e Dreamfall Chapters. Registrata alla Propeller Music Division di Oslo, è in vendita digitalmente su Steam al prezzo di €8,19 e comprende file mp3 e FLAC. Gli effetti sonori sono mixati in maniera esperta, risaltando e diventando sottotono quando devono, se devono. Zero errori audio, niente mancato caricamento di risorse, nulla di negativo da dichiarare. Un’ulteriore nota di merito: il doppiaggio è favoloso. Ogni emozione è ben trasmessa da tutti i personaggi e ho apprezzato la calda e paterna voce di Edward, per gentile concessione del prolifico Nicholas Boulton (eccellente narratore di audiolibri come i lavori di Laura Kinsale e il maestoso David Copperfield di Charles Dickens grazie ai quali ha vinto vari premi, voci aggiuntive in Dragon Age 2, Mass Effect 3 e altri), anch’essa impepata coi necessari momenti intensi. Tuttavia, a costo di ripetermi e di suonare come un fanboy, la vera star è Skye Bennett (la conosciamo e amiamo per aver dato la voce a Pyra e Mythra in Xenoblade Chronicles 2) nel ruolo di Lissie: la sua energia è palpabile e il tono impresso al suo personaggio mi ha ricordato molto la passione messa da Ashley Johnson nel ruolo di Ellie in The Last of Us.
In conclusione
Ho parecchio gradito Draugen e chiunque cerchi una bella storia narrata come si deve farà altrettanto. Alcuni colpi di scena mancano di mordente, ma ciò non influisce sulla qualità complessiva della trama né impedisce a tutto il resto che il titolo ha di fantastico di brillare. Un’interfaccia intuitiva mista a un gran comparto visivo e sonoro lo rendono un ottimo acquisto per tutti gli amanti di questo genere videoludico quasi accostabile ad un film interattivo. Se vuoi qualche altra informazione, visita il sito ufficiale!