Prima di dedicarmi anima e corpo alla recensione di Drawful 2, che ci tengo a precisare farà riferimento al gioco venduto sul PlayStation Store: è il caso di offrirti un po’ di contesto riguardante il tipo di prodotto in questione e la casa di sviluppo chiamata Jackbox Games.
Impegnata nella realizzazione di esperienze che pongono l’accento sull’interazione sociale fra i vari giocatori coinvolti in partita, questa azienda americana con sede a Chicago ha sempre cercato di adattarsi prontamente a rialzi e smottamenti di un mercato in continua evoluzione, arrivando a raccoglierne i frutti nel corso degli ultimi anni.
Forti del riscontro che certi titoli iniziarono ad avere sulle maggiori piattaforme di streaming, sempre più importanti nel determinare l’andamento di un’opera indie offrendole una risonanza altrimenti irraggiungibile, gli sviluppatori avviarono il rilascio a cadenza annuale di raccolte contenenti una selezione dei loro party-game.
Il primo di questi bundle chiamati Jackbox Party Pack, pubblicati a partire dal 2014, annoverava al suo interno l’originale Drawful, il cui seguito uscito a distanza di due anni ha da poco ricevuto un atteso aggiornamento. In occasione di tali novità introdotte a inizio mese, facciamo quindi il punto della situazione su un gioco ideato per essere divertente, immediato e alla portata di tutti; tre cose nelle quali riuscirebbe a dovere se non fosse per alcuni limiti.
Barriere d’ingresso e poche novità
La prima di queste evidenze che tarpano le ali a Drawful 2, simili a contraddizioni talvolta inspiegabili, è insita nella natura stessa del videogioco. Parliamo infatti di un prodotto che oltre a brillare esclusivamente quando condiviso con tante persone, da un minimo di 3 giocatori fino a un massimo di 8, e richiedere l’acquisto di una sola copia per iniziare a divertirsi in compagnia, non offre a chi gioca l’appoggio di un multiplayer online.
In altre parole: un gruppo di persone riunite davanti al tuo schermo e munite di dispositivi capaci di solcare internet non avrebbe alcun problema a svagarsi con Drawful 2, ma nel caso in cui si volesse coinvolgere chi è distante bisognerebbe affidarsi a servizi come Skype, Discord o Twitch; cosa che agendo da una PlayStation 4 risulterebbe quantomeno scomoda e mediata. Nel mio caso, ho dovuto trasmettere le partite in diretta streaming così che i partecipanti potessero seguirne lo svolgimento.
A causa di questa struttura che punta all’accessibilità, salvo poi imporsi limiti e darsi la zappa sui piedi risultando appetibile in modo situazionale, Drawful 2 rischia di non partire col piede giusto a meno che tu non sia uno streamer intento a coinvolgere la chat. In linea con quanto scritto durante l’introduzione, infatti, l’esperienza confezionata dal team americano sembra concentrarsi su questo aspetto, come suggeriscono le novità che l’ultimo update ha portato nel sequel, misero di contenuti:
- Nuove funzioni utili ai moderatori per scongiurare contenuti inopportuni.
- Un filtro regolabile che agisce sui testi in gioco così da evitare espressioni offensive.
- La possibilità di giocare con tanto di sottotitoli in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo.
Drawful 2 diverte ma non vale la candela
Dopo la simpatica fase dell’autoritratto, utile a fornire un avatar a ognuno dei concorrenti, i giocatori si vedranno assegnare una definizione da illustrare sul loro dispositivo personale, dando così forma a opere bicromatiche che tenderanno a essere puntualmente inguardabili. A quel punto, a rotazione, l’obiettivo sarà quello di inventarsi una frase che possa corrispondere al bozzetto visualizzato, cercando al contempo di indovinarne il soggetto e depistare gli altri artisti in erba.
In questo tripudio di obbrobri ed espressioni campate in aria si nasconde il cuore pulsante di tutto Drawful 2, che poco ha a che fare con i punteggi tra un round e l’altro o con l’incoronamento di un vincitore a fine sessione. Lo scopo finale è infatti solo e unicamente quello di divertirsi, cosa che mi sono ritrovato a fare senza indugio nonostante fosse chiaro che non sarebbe durato molto. Il motivo? La consapevolezza di quanto siano stati pochi gli sforzi fatti in favore di un gioco tanto semplice.
Dopotutto, anche dal punto di vista del gameplay, Drawful 2 non fa altro che adagiarsi sugli allori riproponendo la formula del predecessore, reiterata a tal punto da farlo quasi sembrare lo stesso videogioco pagato un paio di volte. Le uniche aggiunte degne di nota, sicuramente apprezzabili ma che da sole non motivano l’acquisto di un nuovo titolo, sono di fatto rappresentate dalla presenza dei due colori (in passato era uno solo) e dalla possibilità di creare partite personalizzate.
Il comparto tecnico più rifinito grazie al doppiaggio che scandisce le fasi di gioco, l’aggiunta di un colore in più, la chance di condividere su Twitter le tue creazioni migliori e un numero più elevato di definizioni generate, non bastano a innalzare l’offerta di Drawful 2 alla pari di un gioco degno della sufficienza.