Dread X Collection 5 è una raccolta di 12 giochi horror in prima persona, più in realtà uno che fa da contenitore di tutta la collezione e presenta persino un twist finale affascinante. Sarò onesto, però, questa collezione non si presenta molto bene mostrando una direzione artistica che va dal confuso al banalmente mediocre ed un gameplay che pare trito e ritrito.
D’altronde se è vero che i giochi horror in 1° persona hanno vissuto una seconda giovinezza con l’espandersi del mercato indie, è anche vero che questo ha portato ad un proliferare di copie banali e vuote, spesso anche mal programmate, oltre che noiose. Certo, è pur sempre vero che il genere horror ha una grande tradizione antologica quindi questo potrebbe essere il formato a lui congeniale anche nel settore dei videogiochi.
C’é inoltre da dire che, nonostante Dread X Collection 5 non si presenti benissimo, è comunque il quinto capitolo di una serie antologica che comunque deve aver avuto il suo successo se è arrivata a questo punto. Dread XP, ,lo studio dietro la realizzazione di questa serie, d’altronde è un vero veterano del genere horror e queste collection sono più un’interessante sfida che altro.
I 12 giochi (+1) sono infatti stati realizzati da dodici sviluppatori diversi a cui sono stati dati solo 10 giorni per dare effettivamente vita al loro prodotto. Dread X Collection 5 è alla fine affascinante anche solo per questo, ma a conti fatti, per me videogiocatore, vale il prezzo a cui è disponibile su Steam? I 12 giochi sono per lo più delle mezze ciofeche economiche o meritano davvero di essere provati? Scopriamolo insieme.
Outpost 3000 – Un compleanno speciale
Come ogni horror antologico che si rispetti, anche Dread X Collection 5 ha una propria storia che fa da contorno a tutte le altre e questa è Outpost 3000. Qui impersoniamo un ragazzino che sta festeggiando il suo compleanno nel centro multiservizio a tema alieno chiamato Outpost 3000. Il luogo è fantastico, così come la sua torta, ma dove sono finiti tutti? E soprattutto, dove sono finiti i suoi 12 regali e le 24 pagine del suo fumetto?
Ovviamente dobbiamo trovare tutto per festeggiare a modo un compleanno. Vagheremo quindi da un’ala all’altra dell’Outpost 3000 raccogliendo una pagina dopo l’altra ed un regalo dopo l’altro, ma non solo. Scopriremo infatti anche la sinistra storia dietro l’Outpost 3000 e al giorno del nostro compleanno. Per proseguire fino alla fine, però, dovremo aprire ogni pacchetto e superare il gioco horror che è nascosto all’interno.
Vista la particolare natura di Dread X Collection 5 ho deciso di cambiare un po’ il format tipico delle recensioni, dando un po’ di spazio ad ognuno dei titoli proposti. Questi possono variare qualitativamente non poco da uno all’altro. Partendo proprio dal contorno, questo svolge bene il suo lavoro a livello di atmosfera e nelle fasi finali presenta alcune sfide interessanti, anche se nulla di impegnativo relativamente al resto dei titoli presenti.
Prima di passare ai 12 giochi, che per la cronaca ordinerò da quello che mi è piaciuto meno a quello che ho apprezzato di più, voglio spendere due parole su due fattori comuni a tutti i giochi. La direzione artistica va per lo più da mediocre a oscena e solo alcuni titoli si salvano. A livello di comandi, invece, non abbiamo nulla di straordinario e sono tutti abbastanza semplici ed intuitivi, soprattutto se si è già giocato ad un horror in 1° persona, tuttavia qualche gioco avrebbe beneficiato di alcuni tutorial/istruzioni in più.
12) Spirit Guardian – Fuggi dalla nonna
In Spirit Guardian entriamo in un asilo nido abbandonato abitato da fantasmi che sono terrorizzati da una nonna impazzita che non ama gli estranei. Il tuo compito è scoprire che cosa è successo e mettere a riposo gli spiriti dei bambini presenti all’interno. Perché? Chi sei tu? Non è dato saperlo e questo gioco non lo spiega. Ti aspetti per tutta la sua durata un colpo di scena finale che non arriva mai.
Facendola molto breve, Spirit Guardian è il gioco peggiore tra i 12 e l’unico davvero insufficiente. La realizzazione grafica, che unisce 2D e 3D, è rozza e banale, ci sono una valanga di glitch e bug e la storia non ha proprio senso. L’unica cosa davvero interessante è il gameplay che propone qualche minigioco curioso e particolare, ma davvero non vale la pena di perderci tempo. Ah, dura anche pochissimo ed è di una facilità disarmante.
11) Ludomalica – Jumanji non ti ha insegnato nulla?
Ludomalica era il gioco da tavola preferito di tuo nonno. Un gioco bizzarro con tre semplici regole: devi essere solo, le luci devono essere spente, la porta deve essere chiusa. Il problema è che tuo nonno un giorno è sparito mentre ci giocava e, da allora, i tuoi genitori non ti hanno mai permesso di giocarci. Ora però sono usciti e ti hanno lasciato solo a casa. E’ il momento di scoprire cosa si nasconde dietro Ludomalica.
Senza fare troppe rivelazioni sulla storia, Ludomalica è un gioco carino con una buona atmosfera e qualche trovata interessante, ma che assomiglia ad altri cento horror in prima persona di questo tipo. Il suo principale problema è in effetti la sua banalità. Nel momento in cui lo avvierai, la sensazione di trovarti davanti a qualcosa di già visto e già giocato sarà onnipresente e non ti lascerà più fino alla fine.
10) Hunsvotti – Folklore Finlandese
Hunsvotti ci porta direttamente nella Finlandia del 1888, in un villaggio che si prepara a festeggiare il midsummer, più precisamente la notte senza notte di Juhannus. Te sei un ragazzino odiato e bullizzato da tutti perché venendo al mondo hai ucciso tua madre. Persino tuo padre ti odia, ma nonostante ciò ti invita a partecipare alla festa celebrando un rituale: “getta sette fiori nel pozzo e vedrai il riflesso del tuo futuro amore.” Riusciremo a completare questo semplice compito?
Hunsvotti è un gioco davvero particolare fin dalla grafica, una pixel art volontariamente molto bizzarra, semplice ed inquietante. L’intero titolo si svolge tutto nel villaggio finlandese che dovremo esplorare per trovare i 7 fiori da gettare nel pozzo (disposti casualmente ad ogni avvio di partita). Non sarà un compito facile visto che gli altri abitanti ce la metteranno tutta per metterci i bastoni tra le ruote e darci l’appellativo di Hunsvotti (non lo traduco, ma credimi, è molto offensivo).
Di per sé il gioco è eccessivamente difficile e la sua natura casuale lo rende ancora più confusionario del dovuto. Tuttavia la storia è interessante e ha un twist sorprendente nel finale. Quello che però davvero è piacevole di Hunsvotti è come la resa grafica si pieghi alla narrazione. Inizialmente il gioco è colorato ed allegro, ma via via che ci troveremo nei guai tutto perderà colore, la musica ed il sonoro diventeranno distorti e l’intero scenario diventerà inquietante. Vale almeno il tempo che richiede ad essere finito.
9) Beyond the Curtain – Spettacolo di marionette
Non so chi ha pensato che portare un bambino ad uno spettacolo di marionette fosse una buona idea, anche solo per quanto sono inquietanti, ma questo è come inizia Beyond The Curtain. Solo che, dopo poco l’inizio, ti addormenti e quando ti risvegli scopri che il teatro è completamente vuoto, gli ingressi sono stati tutti murati e l’unica via d’uscita è proprio l’accesso alle quinte dietro al sipario.
Di per sé Beyond the Curtain ha un’atmosfera davvero inquietante, una buona realizzazione e riesce a dare un senso di ansia notevole al giocatore, ma non so se si possa davvero parlare di “videogioco.” Non c’é una vera sfida, Beyond the Curtain è una corsa su un singolo percorso railroad con un unico piccolo elemento di gameplay che non ti svelo, ma che abbiamo già visto mille volte. Non è male ed è divertente, ma ricorda molto quei giochi horror con visore che trovi nei centri commerciali (con tanto di colpo di scena finale).
7) The Book of Blood – Un libro misterioso
In The Book of Blood la notte è ormai calata sul circo Pomeroy Grasslands e Trevor è l’ultimo rimasto, ha da chiudere il suo stand ed i cancelli frontali, poi potrà finalmente andare a letto. Tra gli oggetti smarriti trova però uno strano libro. Neanche il tempo di aprirlo ed un’inquietante figura mascherata appare davanti a lui con il chiaro intento di ucciderlo. Trevor riesce a chiuderlo fuori, ma questi non demorde. Forse se risolve il misterioso rituale nel libro, spezzerà la maledizione?
Con The Book of Blood il livello qualitativo dei giochi inizia a salire. Questo potrebbe essere facilmente un buon gioco economico venduto a sé stante. Tutto ruota intorno alla risoluzione degli enigmi presenti nel libro che fa da titolo, ma mentre li risolveremo, dovremo anche far attenzione che “il misterioso individuo” non entri nel nostro stand e ci accoltelli o non faccia altrettanto quando usciremo per riattivare il generatore della corrente che lui ha spento. Non amo i giochi horror in cui sei recluso in un’area, ma questo è un buon esponente con pochi difetti.
7) Rotten Stigma – Cicatrici che non guariscono
In Rotten Stigma impersoniamo Neal, un poliziotto in pensionamento anticipato che decide di indagare personalmente (e illegalmente) su un caso del 2006 che ha visto scomparire 12 bambini al Gallagher Sports Center. 12 bambini tra cui c’era anche la sua figlia di 8 anni, Amanda. Neal, armato della sua pistola tenuta di nascosto, è determinato a svelare finalmente la verità, ma non sa che lo attende la notte peggiore della sua vita.
Sarò onesto, a livello qualitativo Rotten Stigma è inferiore a The Book of Blood, ma a me è piaciuto di più perché preferisco il genere esplorativo a quello dove siamo in un’unica stanza. Rotten Stigma deve tantissimo a Silent Hill, c’é persino la radio che gracchia quando si avvicinano i mostri, ma nell’esplorare la piccola area di gioco riesce comunque a regalare un’esperienza molto sconvolgente e sentita. Ci sono tanti piccoli dettagli che è facile sottovalutare in questo titolo che ha un finale forse scontato, ma molto emotivo.
6) INTERIM – Il titolo metanarrativo
Alfred si è trasferito a Hollywood con nient’altro che qualche dollaro in tasca ed un sogno nel cuore: il sogno di ricoprire il ruolo di protagonista principale di un lungometraggio di una major. La via verso i sogni, però, si sa che parte sempre dal basso e non tutti riescono a seguirla fino alla fine. Alfred ora è un semplice inserviente a INTERIM, un piccolo studio specializzato in film horror dove tutti gli occhi sono su di lui.
INTERIM è un piccolo giochino affascinante che è difficile comprendere del tutto ad una prima partita. E’ una perla di elementi metanarrativi che unisce grafica 3D e attori in carne e ossa per regalare un’esperienza di gioco volontariamente caotica e surreale, ma che nella sua assurdità presenta un significato profondo. E’ più importante la felicità o la fama? Cosa siamo disposti a sacrificare per la seconda?
Il gameplay di INTERIM è molto semplice, c’é solo una fase che è davvero complessa e tutto finisce molto rapidamente. Di base dobbiamo solo muoverci a giro seguendo i consigli del gioco e afferrare/muovere degli oggetti. Fine. Difficilmente INTERIM potrebbe essere venduto come gioco a sé stante, nonostante le sue qualità, e questo lo rende perfetto per una collezione antologica. Unica critica? I dialoghi in alto a destra passano spesso inosservati.
5) Resver – E quello futurista
Il Resver era un nightclub a Pittsburgh che tra il 1980 e il 1990 divenne famoso in tutto il mondo per le celebrità che lo frequentavano e per l’ampio uso di droghe permesso all’interno. Si racconta che il movimento psychocore sia nato proprio da questo locale. Un megaincendio nel 1992 si è portato via 75 vite e ha causato la chiusura ufficiale del Resver, ma gira voce che il locale abbia continuato le sue attività di nascosto, nel vasto ambiente underground. Sono passati 20 anni da quella fatidica notte e ora, a sorpresa, i tuoi amici ti hanno invitato al nuovo Resver!
Dopo il gioco metanarrativo ecco quello futurista. Che Resver non è un titolo qualunque lo si capisce fin dalla grafica minimale, che fa ampio uso di neri, bianchi e grigi in contrasto, e dall’assenza completa di dialoghi sensati. Anche Resver, come Beyond The Curtain, è un gioco in cui dovremo fare poco se non correre e spostarci per un percorso già deciso, ma la resa artistica è tale per cui è difficile non rimanere affascinanti e sconvolti da un’esperienza sensoriale magistrale. Alla fine l’unica cosa davvero brutta è la resa rozza e 2D dei personaggi, ma tolto questo Resver è, come INTERIM, un titolo che merita di essere giocato.
4) Vestige – Un gioco nel gioco nel gioco
In Vestige i tuoi genitori ti chiedono di badare alla loro casa mentre sono via. Un compito noioso, ma che ti permette di fare un bel viaggio sul viale dei ricordi di quando eri un ragazzino. In soffitta trovi così la tua vecchia console con dentro ancora il tuo gioco preferito. Non puoi resistere alla voglia di provarlo, ma, una volta avviata la partita, iniziano ad accadere strane cose mentre il ricordo di una colpa mai perdonata riaffiora piano piano.
Con Vestige ci avviciniamo al podio dei giochi che probabilmente già da soli sarebbero valsi il prezzo di questa Collection. Questo gioco manca in effetti il bersaglio di poco perché, pur basandosi su un concept affascinante, non riesce a svilupparlo del tutto e risulta più corto del previsto. Forse con più di 10 giorni a disposizione sarebbe venuto fuori qualcosa di migliore. Già così resta comunque una buona aggiunta per quanto non possa rivelare troppo per non fare spoiler.
Il gameplay si alterna tra il classico horror in 1° persona e quello del gioco in stile PlayStation 1 che abbiamo trovato in soffitta, una specie di Tony Hawk Skateboard su una motocicletta e con una trama inquietante. I maggiori problemi sono da trovarsi su quest’ultimo visto che è pieno di glitch, bug e di per sé è molto rozzo e spoglio. Comprendo che è un gioco dentro un gioco (dentro un gioco), ma è proprio poco poco. Il problema più grande di Vestige comunque è che dura troppo poco, nonostante le sue potenzialità. Avrei voluto davvero una maggiore durata.
3) We Never Left – Il gioco horror perfetto
L’anno è il 1983. Sei a casa da solo mentre fuori è notte e sta venendo giù un temporale. Improvvisamente il telefono suona e all’altro capo scopri che c’é il datore di lavoro di tuo cugino, capo di uno studio che sviluppa videogiochi. Michael è scomparso e l’unico indizio su che fine abbia fatto è una nota sulla porta di casa sua con il tuo numero e la frase “FINISCI IL GIOCO.” Preoccupato ed incuriosito, accetti di dare un occhio in casa di tuo cugino, anche se non vi vedete da anni.
We Never Left ha molti punti in comune con Vestige. In un certo senso è come avrei voluto fosse anche quest’ultimo ed è proprio questo il motivo per cui We Never Left si prende la medaglia di bronzo. Anche qui abbiamo a che fare con un gioco nel gioco solo che in questo caso si tratta di un’affascinante avventura testuale. Certo, non la più veloce delle soluzioni, ma l’ansia e l’atmosfera sono garantite proprio dalla lentezza con cui questa si dipana una riga alla volta.
Alle fasi di testo, We Never Left alterna l’esplorazione della casa di Michael in prima persona. Qui, attraverso messaggi scritti e audiocassette, scopriremo la storia dietro la scomparsa di nostro cugino. Una storia con un finale inatteso. Tutto realizzato con una pregevole grafica pixel che fa molto gioco horror anni ’80. We Never Left è abbastanza lineare, molto lento e dura relativamente poco, ma richiede tutto sommato un po’ di ragionamento e la storia copre gran parte dei difetti. Da provare.
2) Karao – L’hit dell’estate
Karao ci porta in un bar dove sta per concludersi una serata di karaoke. E’ tardi, hai bevuto davvero tanto e non è rimasto quasi più nessuno nello spoglio locale. Hai bisogno del bagno ed il barista prontamente ti fornisce il codice per svolgere i tuoi bisogni. Quando esci, però, niente è più come prima. Di colpo ti ritrovi a percorrere i corridoi di una specie di stazione metropolitana sotterranea mentre in lontananza senti cantare una canzone distorta. Che cosa è successo? Come fai a tornare indietro? E chi è quella donna armata di pistola?
Medaglia d’argento per Karao e questo gioco è una bellissima perla nascosta, un titolo che da solo vale l’intero costo della Dread X Collection 5. Anche qua abbiamo una pregevole grafica pixel ed un gameplay che ricorda non poco gli horror anni ’80, non solo perché ad un certo punto ci troveremo ad impugnare un fucile a pompa e a farci strada tra orde di ragazze senza faccia armate di pistola, ma anche per via del modo retrò in cui si dipanano i dialoghi. Inoltre, pur non essendo chiaro subito, la musica ha un ruolo molto rilevante a livello di gameplay.
Sfortunatamente non posso rivelarti molto della surreale trama dietro Karao. Non posso neanche dirti perché questo gioco ha questo titolo. Posso però dire che ti aspetta un’esperienza assolutamente affascinante e coinvolgente, piena di enigmi dalla soluzioni non scontata, di sorprese e svolte di trama folli e psichedeliche. La cosa migliore, poi, è che alla fine ti viene spiegato tutto e tutto ha perfettamente senso. Una cosa non comune in questo genere di horror. Vuoi un consiglio? Ascolta bene le parole della canzone, questa d’altronde è una serata karaoke.
1) Gallerie – Quel quadro mi sta guardando?
In Gallerie la società umana ha incontrato gli alieni, ma questi si sono rivelati pacifici. Hanno portato con sé la loro tecnologia, il loro misterioso linguaggio e la loro arte, senza però rivelare tutto. La congiunzione di queste due culture è alla base della grande Galleria d’Arte Crux, ma perché continuano a esserci misteriosi scomparse all’interno di quelle pareti? Te sei ben intenzionato a scoprirlo, inconsapevole che questo ti porterà ad essere una pedina in una battaglia interdimensionale.
Gallerie è un gioco completo e già qui puoi capire perché abbia la medaglia d’oro. Dura tanto, è complesso, difficile e pieno di opzioni di gameplay. E’ caratterizzato da una direzione artistica spettacolare, sia a livello visivo che sonoro, che lo eleva sopra la media dei giochi horror in prima persona. Ha persino dei collezionabili nascosti che aumentano il fattore rigiocabilità. Ovviamente anche in questo caso non posso rivelarti troppo per non fare spoiler, ma sappi che Gallerie non è un gioco semplice. Per niente. Puoi però abbassare il livello di difficoltà dalle opzioni.
Per completare Gallerie dovrai attraversare 4 fasi di gameplay. Nella prima dovrai semplicemente esplorare la galleria Crux trovando la via giusta. Nella seconda dovrai inserire dei comandi in tempo reale prima che qualcosa ti raggiunga e ti uccida. Nella terza dovrai sfuggire dalle creature mostruose che vogliono il tuo sangue o osservandole direttamente o usando delle batterie di luce da inserire in appositi generatori.
La più interessante fase è però la quarta, quella dove sarai chiamato a tradurre l’astratto alfabeto degli alieni usando pochi indizi per conversare con una creatura che potrebbe salvarvi tutti, ma che è confusa e che se sente le risposte sbagliate, potrebbe causare invece la fine di tutto. Ingegno e riflessi saranno le tue principali armi in questa avventura che racconta una storia contorta e coinvolgente. L’unico difetto? Non ho davvero capito il riferimento iniziale agli alieni, funzionava tutto bene anche senza. Ma è un dettaglio minimo.
Una collezione tutto sommato meritevole
Concludendo, è tempo di tirare le fila sulla Dread X Collection 5 ed il risultato non può che essere più che positivo. Non è di certo un capolavoro, i 12 giochi (+1) proposti non sono tutti imperdibili, ma se facciamo una valutazione complessiva, il risultato è comunque sopra la media. Solo un gioco è davvero osceno, almeno tre sono titoli spettacolari, il resto dei giochi vanno dall’accettabile/divertente al parecchio interessante.
Considerando che la Dread X Collection 5 costa 8.19 euro su Steam, è un acquisto che consiglio caldamente a chiunque sia appassionato di horror in prima persona. Facendo un rapido conto si può vedere come si paghi circa 1 euro e 50 a gioco e questo è un prezzo completamente accettabile, soprattutto se consideriamo che i soli We Never Left, Karao e Gallerie valgono quei soldi, presi singolarmente. Un affarone.
Io non sono un grande fan di giochi horror, ma ammetto di essermi divertito non poco con la Dread X Collection 5, non pentendomi minimamente della mia scelta. Anzi, mi è così piaciuto il format e la selezione che penso che darò un’occhiata anche ai 4 capitoli precedenti di questa serie antologica (che potrebbe essersi guadagnata un nuovo fan). Ho letto sul sito ufficiale che questo potrebbe però essere l’ultimo capitolo della saga. Spero vivamente di no, proprio ora che mi ero appassionato.