Sviluppato e pubblicato da Digital Happines, DreadOut è una serie appartenente al genere survival horror con chiara ispirazione alla ben più nota saga di Project Zero. Il primo capitolo di DreadOut è stato pubblicato in due episodi: il primo atto nel 2014 e il secondo nel 2015. Nonostante un riscontro decisamente tiepido, tendente al negativo, gli sviluppatori hanno deciso, dopo quasi dieci anni, di riprovarci con un sequel ufficiale e composto da un unico atto. Insomma, un titolo completo e intitolato, appunto, DreadOut 2. Noi lo abbiamo recensito sulla nostra PlayStation 5 e siamo pronti a condividere la recensione.
DreadOut 2 – chi ha paura dei fantasmi?
DreadOut 2, come detto, è il sequel diretto del primo capitolo (tra le tante cose, accusato di essere quasi una demo e di concludersi sul più bello) e in quanto tale, la trama segue le vicende narrate nell’originale in modo fedele. Tradotto: dovremo fare i conti con le sciagurate scelte che la protagonista, tale Linda, ha fatto nel corso della sua prima avventura. Tranquillo, gli sviluppatori, ben consapevoli del non vastissimo successo di pubblico, hanno deciso d’inserire un piccolo extra composto da una sorta di trailer che riassume – in modo non molto esaustivo – gli eventi principali del primo capitolo.
Veniamo così a sapere che Linda è una studentessa delle superiori e che, insieme a un gruppo di amici e alla sua professoressa, era impegnata (nel primo gioco) a vivere una giornata fuori scuola. Purtroppo per loro, scoprono presto di aver perso la strada e di trovarsi bloccati in uno stravagante villaggio dove gli eventi paranormali non tarderanno a farsi vedere e a stravolgere le loro vite in modo spesso definitivo. Inoltre, le vicende del primo capitolo si concludono con la liberazione del serpente Blorong, un’entità malvagia e che ha intenzioni ben poco piacevoli.
Linda esce indenne dagli eventi del primo capitolo per due motivi: riesce a percepire le entità soprannaturali ed è brava a scappare – oltre ad avere una buona dose di fortuna. Ma torniamo al presente, a DreadOut 2: sono passati mesi dal primo capitolo e Linda sta cercando di tornare alla normalità… oltre agli orrori vissuti, lei è anche sospettata di essere la causa dei decessi della prima avventura e no, non la credono.
Gli stessi compagni di scuola la vedono sotto un’ottica negativa e quindi Linda non se la passa benissimo. Ma, a completare un piano meravigliosamente negativo, ecco che gli spiriti del primo capitolo insorgono e invadono anche la città in cui vive Linda e lei è l’unica disgraziata in grado di vederli e quindi di rendersi conto del potenziale pericolo che si sta espandendo pericolosamente. Riuscirà Linda a superare anche quest’altra sciagura?
Gameplay
DreadOut 2 ha una struttura semi open world suddivisa in missioni principali e secondarie. L’aspetto di punta dell’intero titolo è legato al folklore indonesiano, qui fedelmente riportato e approfondito con creature e leggende trasportate fedelmente. Un tuffo nella cultura soprannaturale indonesiana a noi quasi del tutto sconosciuta e dalle potenzialità notevoli. Gran parte dei nostri concetti legati alla rinascita, all’oltre morte, agli odori, ad effetti luce/ombra vengono completamente stravolti (in gran parte almeno) e rivisti sotto ottiche nuove e sorprendenti.
DreadOut 2 è pieno di creature stravaganti ma non tutte sono malvagie. Alcune hanno paura, altre vogliono essere comprese e così via. Linda ha il compito di esorcizzarle ma per farlo nel modo corretto, dovrà prima conoscerle. Ecco quindi vederci impegnati in vere e proprie gita in location anche abbastanza ampie (seppur tecnicamente arretrate) cercando di approfondire un mondo che, senza troppi fronzoli, ha nel folklore un fascino innegabile. Ma come si procede all’esorcizzazione vera e propria?
L’eroica (?) Linda ha la capacità – come in Fatal Frame – di esorcizzare gli spettri grazie al proprio smartphone (dalla batteria eterna). La torcia dello smartphone è utile a illuminare gli ambienti oscuri (e ce ne saranno) mentre la telecamera sarà in grado di farci vedere gli innumerevoli spettri nascosti nella realtà. Come in Alan Wake, alcuni spettri sono sensibili alla luce mentre altri la temono e/o soffrono al contatto, venendo danneggiati. La fotocamera sarà il nostro strumento più fedele e, ovviamente, il più utilizzato ma non è l’unico.
In questo capitolo, in modo inedito, sono state introdotte armi da colpo ravvicinate – temporanee e spesso raccattate stesso nei livelli – utili per abbattere i nemici “fisici” (nuova tipologia per la saga). Sono presenti anche dei boss da poter sconfiggere sfruttando determinati elementi ambientali o memorizzando i loro pattern d’attacco o ancora, alternando le nostre modalità d’attacco (smartphone e armi fisiche). Infine, ci sono tipologie di nemici impossibile da sconfiggere e in questo caso l’unica possibilità a nostra disposizione è quella di nasconderci (spesso in posti impensabili o altamente discutibili). DreadOut 2 non ha grandi problemi di ritmo sotto questo aspetto anche se le fasi meno d’azione sono decisamente più compassate e libere (sta al giocatore decidere come sfruttarle).
Sul versante dell’orrore, DreadOut 2 non innova niente. I jump scare – presenti – potrebbero risultare “citofonati” per chi vive di questo genere ma la forza del titolo risiede, ancora una volta, nel proprio bestiario (in parte imprevedibile, in parte davvero orrendo). Affascinante e ben trasportata i passaggi dal mondo dell’orrore al mondo reale, con le dovute conseguenze in game di cui Linda sarà, suo malgrado, vittima – un po’ come quella piccola perla grezza di Deadly Premonition.
Molto meno affascinante e gradevole il fatto che Linda non sia facilmente manovrabile. Il personaggio protagonista è impacciato, reagisce male e questo in momenti più concitati – soprattutto nelle boss fight – può portare a morire e morire e morire… trasformando il procedimento ludico in fasi di trail & error dove è più la fortuna a intervenire che l’obiettiva bravura del giocatore. In ogni caso, chi ha pazienza, sarà premiato.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando DreadOut 2 delude. Ha del potenziale, è innegabile ma è palese che non ha la capacità di dimostrarle in pieno, specialmente se presentato su PlayStation 5 dove non fa molto per sfruttarne le potenzialità. Un peccato, considerando che il gioco vive tranquillamente del folklore e delle creature, unico vero motivo per vivere l’avventura fino alla fine.
Il sonoro si attesta nella media, con effetti gradevoli e che ben si sposano alle varie fasi del gioco, alimentando ora il terrore, ora una calma temporanea.