Sviluppato da wendeoo e pubblicato da Deadpix Studios in sinergia con Barinium Games LLC, Dungeon Arsenal è un gioco di carte roguelite che focalizza tutto se stesso unicamente nel gameplay offrendo un’esperienza veloce e accessibile. Noi abbiamo scalato più volte gli angusti piani della torre su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire un nuovo modo di esplorare i dungeons?
Dungeon Arsenal e il potere delle carte
Nascosta tra le montagne c’è una torre molto, molto alta. Leggenda narra che in questa torre ci siano nascoste tantissime armi di qualità. Insomma, parliamo dell’arsenal di cui è composto il titolo stesso dell’opera in analisi. Innumerevoli avventurieri hanno affrontato i piani di questa misteriosa torre alla ricerca dei suoi tesori e misteri.
Sorpresa delle sorprese, tutti questi avventurieri o non sono mai tornati o, son tornati ma senza alcuna memoria. Ci sarà mai qualcuno disposto ad affrontare la torre, i suoi pericoli e soprattutto a ritornare vivo e con la memoria integra? Risposta: tu. Il canovaccio narrativo di Dungeon Arsenal nasce e muore così, nell’incipit. Non c’è altro a rimpolpare una qualche lore. Nulla.
D’altronde, non è negli obiettivi di Dungeon Arsenal raccontare una storia. Non ci sono PNG con cui intrattenersi e persino gli eroi selezionabili prima di una run sono del tutto anonimi e spogli di qualsivoglia tipologia di narrazione o background. L’unica cosa che differenzia gli eroi sono i rispettivi bonus passivi che li accompagneranno fino alla fine della loro scalata.
Appurato quindi che Dungeon Arsenal non è interessato a condividere alcuna storia e che quindi non troverai un filo narrativo valido e di cui, sinceramente, se ne sente abbastanza la mancanza, andiamo quindi a focalizzare la nostra recensione sul cuore pulsante dell’opera: il gameplay.
Gioca la tua carta
Dungeon Arsenal è un roguelike con le carte. Un gioco dove, ogni singola cosa, si fa con le carte. E lo anticipiamo da subito: la descrizione delle regole può sembrare complessa e arzigogolata ma se c’è una cosa di buono in Dungeon Arsenal è la sua natura fortemente accessibile, pratica e veloce. Si tratta di un gioco adatto a chiunque e perfetto per partite mordi e fuggi. Ma bada bene, non per questo è un gioco facile, tutt’altro. Ma procediamo con ordine.
La Torre è divisa in cinque settori, ogni settore ha 10 piani al cui decimo ti aspetta il boss di fine settore (uno dei pochi elementi che non muta mai di run in run). Ogni piano è procedurale, questo significa che i suoi componenti saranno sempre diversi e questo agevola non poco a smorzare l’inevitabile ripetitività di fondo di un titolo fortemente ciclico.
Ogni livello è una distesa di carte coperte. Il tuo scopo è quello di girare la carta “scale” per poter poi procedere al piano successivo. A tua disposizione hai una serie di tentativi definiti (ma potenziabili con reliquie o bonus passivi) terminati i quali, passa la palla ad eventuali nemici scoperti in un sistema a turni facile e intuitivo. Perché sì, Dungeon Arsenal è un gioco a turni ma, se giochi bene le tue carte e sei fortunato, alcuni turni avversari andranno a vuoto non presentando alcun nemico.
Le carte in tavola, infatti, non si scoperchiano da sole, almeno non all’inizio (le regole mutano leggermente man mano che ci si avvicina alla fine). Questo significa che sta a te decidere quali girare, col potenziale rischio di beccare, appunto, un nemico. Le carte in gioco, oltre ai nemici, possono essere le già citate “scale”, delle armi, oggetti di vario genere (dalle cure alle armature per attutire i danni) o delle monete. Queste ultime ottenibili anche dall’uccisione dei nemici.
A tua disposizione hai ben cinque spazi in cui poter conservare le carte localizzabili in giro o acquistate dal mercante (che ha un proprio piano per settore). Ogni utilizzo di carta, che sia dall’inventario o il cliccare su una delle carte dell’area per girarle, costa un “tentativo” (che sarebbero i diamanti romboidi violace sempre visibili a schermo). Ovviamente, anche attaccare un nemico costa un tentativo.
Ogni carta ha i suoi valori
Ma come si attacca un nemico? Prima di questo, è bene approfondire i valori delle varie carte. Una carta nemica presenta due valori: il valore dei punti vita, terminati i quali porta alla rispettive morte, e i valori d’attacco, ossia il numero di danni che ti farà quando sarà il suo turno. In realtà, alcuni nemici (se non quasi tutti) contrattaccano immediatamente se vengono colpiti con una carta d’attacco ravvicinato mentre, se usi armi a distanza (come le balestre) non subirai contrattacchi.
Inoltre, le carte boss attaccano anche fuori turno, presentando un timer visibile a schermo terminato il quale, li farà automaticamente attaccare. Questo rende le sfide coi boss una corsa contro il tempo per cercare di massimizzare i danni e incassarne il meno possibile. Qualcosa che, soprattutto all’inizio, può causare una certa frustrazione.
Le carte oggetto e armi, invece, hanno sempre due valori ma differenti. Se il valore d’attacco è uguale in termini ludici rispetto a quello delle carte avversarie, le armi non posseggono un valore di punti vita ma un valore di punti “consumo”. Per farla breve: quante volte potrai usare quell’arma prima che si distrugga. Inutile dire che, ogni utilizzo dell’arma, costa sempre un tentativo.
Come avrai intuito, per vincere Dungeon Arsenal dovrai cercare carte armi e oggetti e conservarti un deck decente fino al decimo piano. La strategia quindi, è cercare di evitare di scoperchiare troppi nemici, accumulare buone armi e arrivare al boss con buona salute e armi decenti. Anche se bisogna evidenziare che durante le boss fight, onde evitare fasi di stallo con assenza di carte, nell’area si rigenerano di continuo diverse armi da svelare, raccogliere e poi utilizzare.
Inutile dire che la natura randomica di Dungeon Arsenal per disposizione e numero di nemici e armi è essenziale e che spesso ti possono capitare piani assolutamente svantaggiati o completamente orfani di nemici. La sorte è imprevedibile. In compenso, oltre ad armi e oggetti esistono anche le reliquie, con tanto di reliquiarum (sorta di catalogo di tutte le reliquie scoperte), ossia una serie di oggetti che non sono carte ma che vengono equipaggiati passivamente e che portano diverse tipologie di vantaggi.
Purtroppo a un’ossatura solida, veloce e accessibile, Dungeon Arsenal contrappone una completa desolazione in termine di varietà. Il titolo non appassiona, risultando un giochetto veloce e immediato ma privo d’anima dove l’unico scopo è solo vedere fin dove sarai capace di arrivare (peccando quindi della varietà scenica e ludica di congeneri come Wildfrost, che abbiamo anche recensito). L’unica cosa che va a migliorare di run in run è la possibilità di sbloccare nuovi eroi che donano l’unica reale variazione ludica al titolo.
Ogni eroe, come anticipato, può avere diversi bonus passivi, alcuni partono con carte diverse, altri con reliquie equipaggiate o con bonus in denaro, ma hanno anche abilità uniche ossia una carta posizionata alle loro spalle che si genera dopo determinato tempo e che può garantire qualche piccolo vantaggio extra. Infine, ogni carta eroe ha determinati punti vita che, giunti alla fine, portano all’inevitabile game over e all’azzeramento della scalata nella torre, da bravo roguelike qual è.
Per ultimo abbiamo un’altra nota dolente: i comandi. Abbiamo spiegato le regole ma non come si gioca pad alla mano. Ci ritroviamo a essere un cursore che vagabonda tra le carte cliccandoci sopra o trascinando le carte armi sui nemici che si vuole colpire. Qualcosa che, ovviamente, è pensato per un PC e che su console può portare a delle prime frasi lente e legnose. Niente di grave ma comunque non è praticissimo.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Dungeon Arsenal è anonimo, piatto e ripetitivo. La pixel art utilizzata fa il minimo, i nemici su carta spesso non si riesce a capire neanche cosa siano anche se ci sono eccezioni in positivo. Oggetti e armi sono classiche e poco ispirate. Il gioco non ha un’anima se non quella strettamente ludica. Anche le aree sono poco ispirate e orfane di dettagli.
Il sonoro ne segue le orme, non riuscendo a emergere ma per fortuna senza neanche risultare fastidioso. Da segnalare, infine, la sempre gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana anche se i testi a schermo sono quasi nulli.