Dustborn è un videogioco narrativo sviluppato da Red Thread Games, ambientato in un futuro distopico che richiama alcune delle più celebri opere di avventura grafica. È un’esperienza fortemente basata sulla narrazione, con una trama profonda che esplora temi di resistenza, identità e la lotta contro l’oppressione. A metà tra un’avventura grafica e un action game, il gioco offre un mix di dialoghi estesi, scelte morali e momenti di azione, pur se questi ultimi risultano meno incisivi rispetto alla componente narrativa.
La storia di Dustborn
Il cuore pulsante di Dustborn è la sua storia. Siamo nel 2030, in un’America frammentata e distopica dove un gruppo di “Anomali”, persone dotate di poteri speciali chiamati “Vox”, fugge dalle autorità fasciste per proteggere un misterioso pacchetto. Tra i protagonisti spiccano Pax, la leader del gruppo e protagonista, e Theo, uno dei suoi compagni di viaggio. L’identità della banda è mascherata da gruppo punk-rock itinerante, un elemento che non solo conferisce unicità al loro viaggio ma introduce anche piccoli minigiochi musicali che fanno da sfondo a un’ottima colonna sonora.
Ogni membro del gruppo possiede una storia personale e un bagaglio emotivo complesso. La trama si concentra non tanto sulla presenza di un classico antagonista, quanto più sulla lotta contro una società opprimente, e su come i protagonisti affrontano le difficoltà e crescono come persone durante il viaggio. Proprio questo è uno dei punti di forza di Dustborn, ovvero l’attualità delle sue tematiche con i nostri tempi e la nostra società.
Il tema della “famiglia che ci scegliamo” è centrale, con ogni personaggio che si rivela profondamente umano, dotato di forza e vulnerabilità che il giocatore impara a conoscere capitolo dopo capitolo. La qualità della scrittura è uno dei punti di forza del gioco, accompagnata da un doppiaggio eccellente (inglese con sottotitoli in italiano), che aggiunge un ulteriore strato di immersione.
Per quanto chi scrive sia ha favore di uguaglianza e di parità di diritti, c’è da dire che Dustborn forse accede troppo nel cliché del “diverso” che alla fine purtroppo diventa stereotipato. I protagonisti non vengono considerati diversi solo per i loro poteri che spaventano la società, ma anche per la loro cultura, scelte ed estetica.
Così tra i protagonisti abbiamo la ragazza di colore, la sua migliore amica araba e molto in carne, l’ex fidanzato non binario e l’uomo gay. Questo a mio parere non è un punto di forza della trama di Durstborn e non per l’inclusione, quella deve esserci e ci stava già con l’espediente dei super poteri, ma perché finisce con lo stereotipare aspetti caratteriali o scelte personali che non dovrebbero esserlo.
Poco gameplay in Dustborn
Il gameplay di Dustborn è diviso in due principali componenti: la narrazione interattiva e le sezioni di combattimento. La parte narrativa si sviluppa attraverso dialoghi lunghi e ricchi di sfumature, con scelte multiple che influenzano principalmente i rapporti tra i personaggi, la loro evoluzione e gli eventi, anche se la trama principale rimane per lo più lineare.
Il gioco offre anche sezioni di esplorazione dove è possibile interagire con l’ambiente e utilizzare le abilità dei compagni per risolvere puzzle ambientali. Tuttavia, queste fasi risultano spesso un po’ monotone e avrebbero beneficiato di una maggiore varietà e dinamismo.
I combattimenti, purtroppo, sono uno degli aspetti meno riusciti. Sebbene la protagonista possa utilizzare le sue abilità Vox per affrontare nemici, spesso queste sezioni risultano legnose e ripetitive, non riuscendo a fornire quella sensazione di soddisfazione tipica dei giochi d’azione. Anche i quick time event, inseriti per aggiungere varietà, non riescono a risollevare la qualità complessiva di queste fasi, che finiscono per spezzare il ritmo del gioco senza aggiungere un vero valore all’esperienza complessiva.
Tecnicamente Dustborn
Dal punto di vista tecnico, Dustborn si distingue per il suo stile grafico accattivante e la direzione artistica che mescola elementi cartooneschi a tonalità distopiche. Il design dei personaggi è curato, e i paesaggi riescono a trasmettere efficacemente l’atmosfera di un futuro post-apocalittico. Anche se il motore grafico non è all’avanguardia, il gioco si presenta bene e non richiede macchine particolarmente potenti per girare fluidamente.
Il comparto sonoro, oltre al già citato doppiaggio di qualità, include una colonna sonora che ben si adatta al contesto narrativo, con brani rock e punk che riflettono lo spirito ribelle dei protagonisti e il loro essere mascherati da band.
Tuttavia, ci sono alcuni problemi tecnici da segnalare, come bug minori che possono interrompere il flusso di gioco, costringendo il giocatore a ricaricare da un checkpoint. Fortunatamente, gli aggiornamenti post-lancio hanno risolto molti di questi inconvenienti.