Tra i sottogeneri degli action games, ce n’è uno che, nonostante le sue palesi problematiche e una stagnazione evolutiva che perdura da anni, continua a essere apprezzato, specialmente in Giappone. Parliamo del genere musou, rappresentato al meglio dalla storica serie Dynasty Warriors.
Dynasty Warriors nasce come spin-off di un picchiaduro uscito nel 1997, e il vero inizio della saga avviene con Dynasty Warriors 2. Da allora, il franchise ha costruito una solida fan base grazie a una formula che, pur rimanendo immutata, ha saputo conquistare i suoi fedeli appassionati. Con 9 capitoli principali e un totale di 16 titoli contando gli spin-off, Dynasty Warriors è una delle serie più longeve nel panorama videoludico.
Ora, con il decimo capitolo intitolato Dynasty Warriors Origins, la serie si presenta come il primo gioco di nuova generazione, promettendo di essere non solo un ritorno alle origini, ma forse anche un punto di svolta per il genere musou. Riuscirà a rappresentare una vera evoluzione o sarà destinato a restare ancorato alla sua formula classica? Scopriamolo insieme in questa recensione.
Narrativa: le cronache dei tre regni e di un guerriero solitario
È insolito aprire una recensione di un musou parlando della narrativa, considerando che il cuore pulsante di questo genere è rappresentato dal gameplay. Tuttavia, Dynasty Warriors Origins riesce a sorprendere proprio sul fronte narrativo, portando in scena una trama capace di suscitare interesse e coinvolgimento, un aspetto non sempre scontato nei capitoli precedenti. Pur non offrendo una storia particolarmente innovativa o complessa, il gioco riesce a intrecciare elementi che stimolano la curiosità del giocatore, spingendolo a seguire gli eventi con piacere. Nei panni di un vagabondo senza memoria, il protagonista si erge come portatore di pace, pronto a impugnare la spada per difendere i deboli dall’oppressione di un governo corrotto e crudele.
La narrazione di Dynasty Warriors Origins è arricchita da accenni un po’ misticismo e dalla rappresentazione, seppur romanzata, di eventi storici cruciali. La trama si sviluppa durante il periodo dei Tre Regni, un’epoca storica cinese compresa tra il 220 e il 280 d.C., immortalata nel classico testo Cronache dei Tre Regni. Il gioco si apre con la Ribellione dei Turbanti Gialli, un evento che segnò l’inizio del declino della dinastia Han, offrendo al giocatore un contesto affascinante e denso di riferimenti storici. Personaggi come Cao Cao, Liu Bei e altri ancora fanno la loro apparizione, permettendo di interagire e stringere legami che aggiungono profondità al mondo di gioco di Dynasty Warriors Origins.
Una delle novità più apprezzabili è il sistema di affinità e relazioni, che consente di costruire connessioni significative con le figure storiche incontrate. Questo è arricchito dalla possibilità di prendere decisioni importanti che influenzano il corso degli eventi, portando a esiti diversi nella parte finale. La scelta di Omega Force di concentrarsi su un singolo protagonista, piuttosto che su un roster ampio ma dispersivo narrativamente , permette di immergersi più a fondo nella narrazione e di apprezzare meglio il peso delle scelte effettuate.
I dialoghi ben scritti, le scene dal tono epico, una regia interessante e la caratterizzazione dei personaggi aiutano a mantenere alta l’attenzione, rendendo l’esperienza più intensa e coinvolgente. Certo, non mancano momenti meno ispirati e cliché già visti in altri titoli, ma Dynasty Warriors Origins riesce comunque a intrattenere e a distinguersi grazie alla sua capacità di equilibrare storia e azione.
Gameplay: un sistema che apporta diverse migliorie
Se la narrativa offre un approccio interessante al gioco, merito della cura che il team giapponese ha dedicato a questo aspetto, il gameplay non è da meno e propone alcune novità degne di nota. Dynasty Warriors Origins non rivoluziona né stravolge la sua formula consolidata, ma introduce miglioramenti sostanziali che potrebbero costituire un’ottima base per l’evoluzione del genere.
Tra le innovazioni principali spicca il nuovo design della mappa, che abbandona l’open world introdotto in Dynasty Warriors 9. In questo capitolo, la mappa è vista leggermente dall’alto, e il giocatore può spostare il protagonista liberamente, risultando davvero bella da vedere.
La mappa ricorda quella di giochi come Total War: Three Kingdoms, con la possibilità di esplorare a piacimento, accettare missioni, interagire con personaggi, raccogliere collezionabili, ottenere materiali per il crafting e visitare città o insediamenti ( solamente per la propria tenda,locande o mercanti). Le missioni si dividono in tre tipologie: principali, battaglie medie e schermaglie. Le missioni principali, in linea con i precedenti capitoli, sono precedute da consigli di guerra che illustrano tattiche alleate e condizioni di vittoria o sconfitta.
Queste missioni, più lunghe e articolate, offrono mappe estese e obiettivi multipli, risultando quelle che meglio trasmettono la sensazione di trovarsi al centro di una vera battaglia. Le battaglie medie, invece, sono più rapide e focalizzate su obiettivi specifici, come la conquista di un forte o l’eliminazione di un nemico chiave.
Le schermaglie, infine, richiedono di abbattere grandi quantità di nemici con un generale/capo da sconfiggere, risultando più brevi ma immediate. Completando le missioni, il giocatore ottiene oggetti, punti da spendere,abilità, strumenti e armi utili per migliorare il personaggio. Sul piano della varietà, il team ha introdotto nemici soprannaturali che richiedono strategie particolari, come la distruzione di specifiche anfore sparse nella mappa.
La progressione del personaggio risulta più profonda grazie alla scelta di concentrarsi su un protagonista unico anziché su un ampio roster. Sebbene sia possibile controllare per alcuni momenti altri personaggi, il loro moveset, molto simile a quello del protagonista, limita significativamente la varietà. Tuttavia, l’assenza di un roster più ampio e diversificato si fa sentire, poiché avrebbe potuto arricchire il gioco, rendendolo più complesso e variegato. Anche la mancanza di una modalità cooperativa, che si sarebbe integrata perfettamente, rappresenta un’occasione mancata per ampliare ulteriormente l’esperienza di Dynasty Warriors Origins.
Progressione e sistema di combattimento
Il sistema di progressione di Dynasty Warriors Origins include un albero delle abilità semplice ma funzionale, che consente di sbloccare nuove mosse e abilità passive tramite punti abilità che riceveremo ad ogni missione completata. Inoltre, la competenza con le armi cresce in base al loro utilizzo, aumentando il senso di personalizzazione e profondità. La varietà di tipologie è piuttosto buona, spaziando tra spade, lance, archi, pugni e molto altro e che presentano diverse caratteristiche e tecniche uniche.
Il sistema di combattimento è abbastanza accessibile, né troppo semplice né complesso. Include attacchi leggeri, pesanti, combinazioni e ad area, con la possibilità di schivare e parare. La finestra di parry è accessibile, ma non abusabile, dato che nelle mischie i nemici attaccano costantemente, rendendo difficile sfruttare questa meccanica in modo efficace. Le combo, la parata e le manovre speciali possono essere potenziate tramite materiali raccolti tra una missione e l’altra o direttamente nella mappa di Dynasty Warriors Origins.
Un’ulteriore novità riguarda il livello di difficoltà, pensato per chi ha trovato i precedenti musou troppo semplici. Pur non essendo un gioco particolarmente impegnativo, Dynasty Warriors Origins introduce nemici più reattivi e avversari importanti dotati di barre di fermezza che una volta esaurite i nemici sono vulnerabili, rompendo la loro guardia. Le cure limitate, reperibili tramite oggetti dello scenari distrutti , aumentano la difficoltà generale, rendendo Dynasty Warriors Origins più strategico rispetto ai capitoli precedenti. Le boss fight contro i nemici principali richiedono maggiore attenzione, poiché bastano pochi colpi per essere sconfitti. In generale la difficoltà risulta ben bilanciata.
Un’altra meccanica interessante è legata al morale delle truppe, che varia in base ai generali sconfitti o alle basi conquistate. La perdita di alcuni importanti alleati sul campo può portare a una sconfitta immediata, aggiungendo un ulteriore elemento di attenzione. La possibilità di comandare alcune truppe aumenta il coinvolgimento del giocatore e arricchisce il senso tattico del titolo, contribuendo a una maggiore immersione nelle battaglie su larga scala. Per mitigare la frustrazione causata dalla ripetizione delle situazioni o dalla lunghezza delle battaglie principali (che possono durare anche fino a oltre 40 minuti), è stato introdotto un sistema di replay, che permette di ricominciare da un punto specifico della missione anziché dall’inizio.
È inoltre possibile utilizzare un cavallo, che può essere potenziato e risulta utile per stordire i nemici infliggendo un po’ di danno. Il cavallo rende più fluido il movimento all’interno delle mappe di grandi dimensioni, anche se il suo utilizzo in battaglia risulta piuttosto limitato. Nel complesso, pur mantenendo una struttura fedele al genere, Dynasty Warriors Origins introduce migliorie che ne elevano la qualità e pongono le basi per un futuro più ambizioso.
Dynasty Warriors Origins: una guerra tra luci e ombre
Sul piano tecnico, Dynasty Warriors Origins si presenta come un gioco ambivalente, capace di sorprendere per alcuni aspetti e lasciare margine di miglioramento in altri. Da un lato, il team di sviluppo ha compiuto uno sforzo notevole nel ricreare battaglie su larga scala, con migliaia di soldati sul campo e ambientazioni che non appaiono mai vuote o scarne. Sebbene la distruttibilità degli oggetti sia limitata, è comunque possibile interagire con l’ambiente rompendo alcuni elementi, e il design artistico complessivo risulta piacevole.
Il character design spicca per qualità, pur restando ancorato a uno stile piuttosto classico e generico per il genere. La vera sorpresa è l’ottimizzazione tecnica, in particolare sul fronte del frame rate. Su Xbox Series S, il gioco mantiene stabilmente i 60 fotogrammi al secondo, con pochissimi cali riscontrati nelle nostre oltre 30 ore di gioco, e questi non compromettono in alcun modo l’esperienza. Questo aspetto rappresenta un grande successo per il team di sviluppo, che merita un plauso per l’eccellente lavoro svolto. Inoltre, è possibile scegliere due modalità performance e prestazioni.
Naturalmente, non mancano alcuni difetti in Dynasty Warriors Origins. Le animazioni facciali, appaiono piuttosto rigide e non particolarmente piacevoli da vedere, seppur non siano così gravi da rovinare l’esperienza complessiva. Alcune texture a bassa risoluzione e piccoli bug completano il quadro dei limiti tecnici, ma considerando la scala del gioco e la quantità di poligoni gestiti, il bilancio resta positivo. Il comparto sonoro offre una buona esperienza, con effetti ben realizzati e una colonna sonora di discreta qualità. Tuttavia, le tracce musicali non risultano particolarmente memorabili, limitandosi a essere adeguate senza mai brillare.
Per quanto riguarda la localizzazione di Dynasty Warriors Origins, i testi in italiano sono disponibili con sottotitoli, ma presentano qualche imprecisione, in particolare nella traduzione degli obiettivi di gioco. Il doppiaggio è disponibile in inglese, cinese e giapponese, e dopo averli provati tutti, abbiamo riscontrato una qualità superiore per le versioni cinese e giapponese, che riescono a conferire maggiore autenticità al parlato.