Se Il Gattopardo, celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa in cui viene enunciato il principio per cui tutto deve cambiare affinchè nulla cambi davvero, fosse un videogioco sarebbe senza dubbio EA Sports FC 24. Se ai tempi della Rivoluzione Francese fossero esistiti i videogiochi e al posto di Maria Antonietta ci fosse stata EA, ai rivoluzionari affamati di novità avrebbe detto di dare rose aggiornate, divise aggiornate e un lieve make up cosmetico, in luogo della sostanza che solo un nuovo gioco appena sfornato saprebbe dare.
Insomma, ci siamo capiti: EA Sports FC è la più grossa occasione mancata dai tempi di Berardi in Italia – Macedonia. Partendo da questo assunto, proviamo a capire insieme perchè.
Bye bye FIFA
Quando lo scorso anno Electronic Arts annunciò che non avrebbe rinnovato la partnership con la FIFA, a seguito del mancato raggiungimento di un accordo sulla licenza del nome, un piccolo terremoto scosse la community di appassionati che per la prima volta dopo 29 anni non sapeva che ne sarebbe stato del gioco calcistico più venduto di sempre. E, ahinoi, ormai anche l’unico completo presente sul mercato.
In pochi giorni, tuttavia, il reparto marketing di EA si mise all’opera per rassicurare i fan: il loro gioco di calcio si sarebbe regolarmente presentato ai nastri di partenza, insieme alla nuova stagione calcistica con il nome di EA Sports FC. Da questo cambio di denominazione sono nate le speranze dei giocatori di mettere le mani su un gioco finalmente rinnovato e innovato; speculazioni alimentate dai vari aggiornamenti forniti dagli sviluppatori che, come sempre in realtà, hanno puntato l’accento sulle varie innovazioni tecniche che avremmo trovato nel gioco finito, lasciando intendere che la carne al fuoco ci fosse e nemmeno poca.
In realtà, come abbastanza di consueto per FIFA/EA Sports FC, il risultato è tutto fumo e pochissimo arrosto, nascosto dietro un’innovazione quasi esclusivamente di facciata.
I primi cambiamenti riguardano sicuramente l’interfaccia, che ora è molto minimale e per certi versi elegante. Dove prima trionfava il multicolor, una schermata essenziale ci presenta le varie modalità a nostra disposizione.
Le modalità
Da questo punto di vista, ma è anche abbastanza ragionevole, nessuna novità: le modalità presenti sono le solite a cui ormai siamo abituati, con qualche piccolissima aggiunta. Troviamo quindi il Calcio d’inizio, per prendere confidenza con il gioco, le carriere (allenatore e giocatore), la modalità Club in cui creare la squadra dei nostri sogni e condurla alla vittoria, l’ormai immancabile modalità Volta dedicata al calcio da strada, i Trofei ed infine quello che per molti è il cuore pulsante del gioco ovvero Ultimate Team.
Parlando di modalità le innovazioni principali sono all’interno della Carriera, che quest’anno è stata volutamente separata per un’esperienza di gioco più profonda che in passato. Se decideremo di calarci nei panni del mister di turno, reale o creato che sia, dovremo cercare di creare una squadra a nostra immagine e somiglianza un po’ come fanno nella realtà i vari Guardiola o Klopp. Partendo quindi dalla scelta di una filosofia di base, che sia il corto muso di allegriana memoria o il Gegenpressing portato alla ribalta dall’allenatore tedesco ai tempi del Liverpool, dovremo costruire una rosa all’altezza delle aspettative della società e dei tifosi.
Si inizia dalla scelta dei preparatori, novità di quest’anno, pescando quelli più adatti al nostro piano partita (che abbiano quindi maggior esperienza nella parte del campo in cui ci occorrono), per poi intervenire in prima persona sul mercato e stilare un piano di allenamento per i nostri giocatori e per alcuni elementi scelti dalla squadra Primavera. Altra interessante novità è l’introduzione di una fase del prepartita che comprende un’approfondita relazione sull’avversario e ci da il tempo di sfruttare un ultimo specifico allenamento per migliorare le prestazioni della squadra in uno dei tre reparti.
Per quanto ci possa essere la tentazione, se non altro per velocizzare le stagioni, lasciare parte del comando alla IA è sconsigliato, specialmente in sede di mercato: delegare al computer le trattative le porterà spesso al fallimento nonostante accordi raggiunti in precedenza o parametri del tutto ragionevoli preimpostati. Diciamo che in questo senso la volontà di EA è che il giocatore gestisca in prima persona la squadra, come un vero e proprio manager a tutto tondo.
Qualche novità è presente anche nella Carriera Giocatore, che punta molto sulla personalità del nostro alter ego virtuale e sulla presenza costante dell’agente del giocatore, che ci consiglierà e indirizzerà man mano lungo la strada che ci condurrà all’apice di una carriera (si spera) da Top Player. Con lui commenteremo punti deboli e punti di forza, rinnoveremo i contratti o tratteremo l’approdo ad un nuovo team, scegliendo l’opzione volta per volta più adatta.
Per quanto riguarda la modalità Trofei, la differenza principale sta nella possibilità di disputare 5 campionati femminili e la Women Champions League. I campionati femminili, interamente licenziati, sono quelli tedesco, spagnolo, francese, inglese e statunitense. Non mancano tuttavia altre compagini femminili per i campionati assenti, come ad esempio la Juventus Woman.
Anche la modalità più amata, e remunerativa, ha subito un paio di piccole ma sostanziali modifiche: in Ultimate Team infatti approdano le Evoluzioni e il calcio femminile. La seconda novità, di cui avrai sicuramente sentito parlare, è stata al centro delle critiche sin da quando è stata svelata perchè consente di creare (quasi obbligatoriamente) squadre miste comprendenti anche le calciatrici più celebri al mondo.
Per quanto mi riguarda è un falso problema, cui in parte assolve il gameplay di EA FC (ne parleremo a breve) e che comunque è superabile non schierando le donne che avremo in rosa; onestamente non lo ritengo necessario perchè le calciatrici si disimpegnano bene come i loro colleghi maschili. Certo magari vedere Marta fare a spallate con Halaand non è esattamente realistico, ma è pure sempre un gioco.
L’altra novità, le Evoluzioni, ci consente invece di sviluppare man mano il nostro giocatore preferito fino a farlo diventare, vittoria dopo vittoria, una carta leggendaria al pari dei grandi campioni del passato.
Gameplay di EA Sports FC 24
Indipendentemente dalla tipologia di partita scelta, prima o poi arriva il momento di scendere in campo. E qui è un po’ dove casca l’asino: se non ci venisse costantemente ricordato che stiamo giocando a EA Sports FC 24 e non vedessimo le divise aggiornate, potremmo pensare di stare giocando un qualsiasi FIFA degli ultimi anni.
Nonostante le dichiarate meraviglie di Hypermotion V, la nuova tecnologia disponibile solo su next gen che imposta le azioni e i movimenti dei giocatori (con e senza palla) sulla base di più di 180 partite esaminate punto per punto e scansionate dall’occhio attento dei computer, oltre ad un attento motion capture su decine di giocatori reali, come ogni anno siamo davanti ad un gioco in cui ci sarà sempre da giocare la palla con meno tocchi possibili e sfruttare la velocità dei giocatori presenti nella nostra rosa.
Inevitabilmente le partite saranno tutte condotte con ficcanti azioni offensive da ambo le parti, con i difendenti messi in difficoltà da un sistema difensivo parecchio rivedibile, che necessiterebbe di una bella svecchiata.
In avvio di gioco, come ogni anno, il sistema invita il giocatore a scendere in campo per una partita di prova, così da impostare il livello di difficoltà più adatto al nostro modo di giocare: tuttavia, quasi sempre sarà necessario impostare manualmente i vari parametri e livelli, così da ottenere delle sfide realmente equilibrate. Anche così, in ogni caso, sembra che lo svolgimento delle azioni dipenda più dai vari errori commessi da noi o dalla IA, che dall’effettiva bravura dei contendenti.
Una novità interessante nel gameplay è data dal PlayStiles+ che altro non è se non un parametro specifico, calcolato insieme ad Opta (società che studia le performance sportive e le trasforma in dati) in cui un top player eccede nella vita reale e riportato in game per consentirgli di spaccare le partite: ad esempio Vinicius Jr ha un plus legato alla velocità, che lo rende di fatto imprendibile.
Se l’idea di base è interessante, l‘applicazione pratica rischia di acuire la differenza tra Top Team e Top Player e tutto il resto: proprio con Vinicius, mettendolo in campo nel secondo tempo di una combattutissima partita UT, sono riuscito a ribaltare totalmente l’incontro, visto che è un velocista in un gioco in cui la velocità è tutto.
Certo, i giocatori più importanti del momento sono molto simili alle controparti reali per quanto riguarda movenze e capacità, però si tratta dell’unico aspetto realistico del gioco che avrei leggermente mitigato.
Sempre Hypermotion V assicura, o almeno dovrebbe, che i giocatori occupino il campo e si muovano in maniera coerente con la realtà, sempre in maniera direttamente connessa all’abilità dei calciatori in squadra, garantendo un gameplay realistico unitamente ad una fisica della palla riveduta e corretta. Peccato che in realtà siamo in presenza del classico FIFA con i giocatori che quasi pattinano sullo schermo e il calcio realistico sia una mera idea da tirar fuori per ingolosire gli acquirenti.
Anche i piazzati sono stati rivisti, facilitandone l’esecuzione specie per le punizioni: non siamo tornati ai mirini di FIFA 2004, ma poco ci manca. Su punizione qualsiasi giocatore decente diventa un cecchino degno dei migliori Pirlo o Juninho Pernambucano.
Segnali di stile
Se EA non si è impegnata particolarmente ad innovare nel gameplay, viene spontaneo pensare che abbiano lavorato massicciamente sul comparto visivo. E invece non è così.
Ancora una volta viene utilizzato il motore Frostbite, che secondo gli sviluppatori è il non plus ultra in quanto a realismo. Eppure, nel 2023 abbiamo ancora giocatori fisicamente molto simili (con poche eccezioni come Halaand) e dall’aspetto complessivamente plasticoso. La neonata tecnologica Sapien garantisce un’elevata somiglianza dei giocatori alle loro controparti reali; peccato che questo avvenga quasi solo per i Top Player, cui si unisce una discreta quantità di giocatori leggermente somigliante e una gran mole di personaggi anonimi e fatti con lo stampino. Almeno uno o due giocatori per squadra andrebbero selezionati per una scansione del volto, e invece anche quest’anno dovremo accontentarci di vedere gente come Brunori o Lucioni con fattezze totalmente inventate.
Anche l’editor del gioco lascia parecchio a desiderare: è impensabile che nel 2023 ci sia lo stesso editor di 10 anni fa e non sia mai stato inserito un sistema per importare una foto o effettuare una scansione, con buona pace delle pretese di realismo del titolo.
Tra l’altro sembra proprio che gli sviluppatori, consci di un successo incontestabile, si siano applicati poco nei dettagli: è normale che, indipendentemente dalla squadra selezionata in carriera, quando viene presentato un nuovo giocatore questi abbia una maglietta non solo di colore totalmente diverso da quello del club, ma sul cui colletto si legge “Hala Madrid”? Tra l’altro, nel fotogramma successivo, ovviamente non compare la camiseta blanca del Real ma una ancora più anonima maglietta bianca a righine grigie.
Il sonoro è come sempre riuscito: tra i rumori della partita e la ricca soundtrack abbiamo poco di cui lamentarci. Un po’ rivedibile è il commento, anche quello sostanzialmente invariato rispetto all’anno scorso e da cui personalmente eliminerei il sempre fuori luogo Adani, che riesce nell’impresa di infarcire anche una partita virtuale di commenti strampalati e vagamente insopportabili.
Per carità, nel complesso poi il gioco funziona e in certi frangenti il colpo d’occhio è immersivo e apprezzabile. Rimane tuttavia la sensazione che EA non abbia gran voglia di applicarsi e produrre qualcosa di realmente nuovo, se non una o due volte per generazione.