Negli ultimi due anni Elden Ring è stato capace di meravigliare milioni e milioni di giocatori, affinando al massimo le caratteristiche proprie della saga di Dark Souls ma, al tempo stesso, calandola in un contesto completamento nuovo: quello dell’open world. Il risultato è stato sensazionale, grazie a una trama basata su una mitologia estremamente ricca e affascinante, a un mondo ricolmo di segreti e capace di riservare sorprese dietro ogni angolo e a meccaniche di gioco rifinite in maniera egregia, che consentono piena libertà al giocatore.
L’action RPG sviluppato da FromSoftware e pubblicato da Bandai Namco il 25 febbraio 2022 è stato così capace di ottenere risultati impressionanti. Oltre 25 milioni di copie vendute, votazioni stellari raccolte su Metacritic (dove il gioco, nella versione console, ha una valutazione pari a 96/100) e decine e decine di premi vinti, tra cui spicca quello di Gioco dell’anno ottenuto durante i The Game Awards 2022.
Nonostante ciò, il team di sviluppo nipponico non si è fermato, e ha realizzato un contenuto aggiuntivo estremamente corposo e ambizioso, che se possibile rende ancora più maestosa e completa l’esperienza di gioco. Abbiamo provato l’espansione Shadow of the Erdtree, e dopo decine di ore trascorse nella Terra delle Ombre ti raccontiamo la nostra esperienza.
Benvenuti nella Terra delle Ombre
Elden Ring: Shadow of the Edtree è ambientato in una regione completamente nuova, oltre i confini dell’Interregno, chiamata per l’appunto la Terra delle Ombre. La trama dell’espansione riprende elementi e personaggi ben noti a chi ha terminato il gioco base.
In questa nuova ambientazione, infatti, ci ritroviamo a seguire le orme di Miquella il Gentile, un Empireo figlio dell’unione tra Marika l’Eterna, che fu sovrana proprio dell’Interregno, e il Lord Ancestrale Radagon dell’Ordine Aureo. Miquella ha anche una sorella gemella, Malenia, la Dea della marcescienza. Entrambi sono stati maledetti con condizioni particolari: Miquella è costretto a rimanere intrappolato nel corpo di un bambino per l’eternità e a non poter raggiungere l’età adulta, mentre Malenia è stata colpita dalla Marcescenza scarlatta, che la divora dall’interno.
L’espansione è incentrata proprio sulla figura di Miquella e dei suoi servitori. L’Empireo era già fortemente presente nella narrazione di Elden Ring, ma mai direttamente. Ciò che sappiamo deriva sempre da informazioni estremamente frammentate e criptiche. Tra le notizie che ricaviamo c’è il fatto che il semidio ha tentato in numerosi modi di sviluppare una cura per la condizione della sorella, tra cui spicca la creazione dell’ago dorato, uno strumento capace di tenere a freno la marcescenza che divora Malenia.
Per tentare di arginare le maledizioni che affliggono entrambi, Miquella intraprende un percorso di rigenerazione e trasformazione volto a creare un nuovo Albero Sacro, l’Haligtree, che gli permetta di diventare adulto e di curare la sorella dalla propria condizione, oltre che offrire rifugio a coloro che non hanno la grazia e sono emarginati, come gli Albinauri. Per dare il via a questo processo, l’Empireo racchiude se stesso all’interno di un bozzolo.
Prima che il Sacro Albero riesca a raggiungere il proprio potenziale, Miquella viene strappato via dal tronco dell’albero e rapito da Mohg, Signore del Sangue. Il piano di quest’ultimo era quello di cibare il bozzolo di sangue fino a risvegliare l’Empireo, prendendolo poi come sposo e modificando il Sacro Albero secondo i dettami della divinità esterna: la Madre Senza Forma. Tuttavia, indipendentemente dalla quantità di sangue condivisa, non ci fu alcuna risposta. Miquella, infatti, si era di fatto spogliato della sua carne e aveva intrapreso il suo viaggio nella Terra delle Ombre.
È proprio dopo aver sconfitto Mohg che si può accedere ai contenuti di Shadow of the Erdtree. Sull’altare alle spalle del potente boss, infatti, troviamo proprio il bozzolo contenente il corpo di Miquella. Interagendo con esso, la nostra nuova avventura ha inizio.
In Elden Ring: Shadow of the Erdtree la morte è sempre dietro l’angolo
Il fatto che l’accesso alla regione del DLC sia previsto dopo aver sconfitto il Signore del Sangue è giustificato da motivi di trama, ma al tempo stesso fornisce subito anche un’indicazione precisa riguardo alla difficoltà del contenuto aggiuntivo. Mohg, infatti, è un boss secondario ed è uno dei nemici più impegnativi da affrontare nel gioco base. Il suo palazzo, inoltre, è collocato in una delle zone più ardue da raggiungere dell’intero titolo.
FromSoftware, dunque, mette le cose in chiaro fin dall’inizio: Shadow of the Erdtree è pensato come contenuto endgame, in particolare per coloro che hanno già esplorato l’Interregno in lungo e in largo e ha raggiunto un livello che oscilli tra il 120 e il 150, mentre se ci si trova nel mezzo di una Nuova Partita+ è raccomandabile aver raggiunto almeno il 200.
Il DLC, infatti, è caratterizzato da una difficoltà brutale e spietata, che tocca picchi altissimi. Ciò riguarda non solo gli scontri con gli avversari principali, ma ogni singolo nemico: anche il personaggio più debole, infatti, è capace di eliminarti in pochissimi colpi, mentre i boss mettono in scena pattern di colpi e mosse uniche che possono lasciarti senza vita in un istante. Ecco, allora, che pochi minuti dopo aver iniziato l’avventura nella nuova mappa ci ritroviamo di fronte uno dei possenti Golem della Fornace, presentati nell’ultimo trailer prima dell’uscita del gioco, che con ogni probabilità ci darà il benvenuto nella Terra delle Ombre uccidendoci brutalmente in pochi secondi.
Una questione di bilanciamento
Una difficoltà tarata tanto verso l’alto sembra essere non solo una scelta legata al collocamento del punto di accesso al contenuto aggiuntivo, ma anche una maniera intelligente da parte di FromSoftware per bilanciare l’esperienza in maniera simile per tutti. Come poter gestire, infatti, una così vasta platea di giocatori che ha affrontate l’avventura di Elden Ring nelle maniere più diverse e con le build più disparate? Proprio rendendo il gioco ancora più infernale.
Una mossa diabolica ma senz’altro coerente con la storia dello studio di sviluppo nipponico, e che grazie alla consueta maestria di Hidetaki Miyazaki e compagni risulta, a nostro modo di vedere, vincente. Ritrovarsi di fronte al costante senso di pericolo di fronte a nemici vecchi e nuovi, senza sapere cosa ci attende, restituisce quel piacere della scoperta che in questi due anni migliaia di giocatori hanno sperimentato entrando nell’Interregno, e che adesso possono tornare a provare di nuovo.
FromSoftware, inoltre, ha introdotto degli elementi di novità per restituire anche un nuovo senso di crescita, che permetta anche a coloro che sono già a livelli altissimi di sperimentare un sistema di progressione appagante. Si tratta delle Benedizioni dell’Albero Ombra e delle Benedizioni delle ceneri di spirito venerate, che sono disparse nella nuova regione e che migliorano le nostre statistiche in percentuale rispetto al livello raggiunto. Le prime, in particolare, potenziano danno e resistenza del personaggio, mentre le seconde migliorano capacità offensive e difensive del destriero e delle ceneri evocate.
Non si finisce mai di esplorare
Un altro elemento che colpisce fin dai primissimi istanti è la caratterizzazione della enorme mappa. Gli ambienti di gioco sono meravigliosi da vedere e da esplorare, estremamente variegati, cosparsi di segreti e oggetti da scoprire. Nonostante le dimensioni, la nuova regione dimostra di essere stata sviluppata con una cura a dir poco maniacale, già a partire dalla differenziazione degli scenari, che includono una ventina di biomi differenti, ognuno con una sua precisa identità.
La mole di contenuti inseriti all’interno della mappa è incredibile sotto ogni aspetto, rendendo questa espansione molto più grande e ricca di dettagli della stragrande maggioranza degli open world attualmente in circolazione. Ogni angolo, infatti, potrebbe nascondere un oggetto o un percorso degno della nostra attenzione: dungeon, armi, villaggi, forti, nemici o personaggi, trappole, strade sono sono una piccolissima parte di ciò che potremmo trovare esplorando.
A stupire è anche la complessità della mappa, che risulta molto più evoluta rispetto a quella del gioco base. FromSoftware, infatti, ha costruito questo nuovo mondo di gioco su una verticalità mai vista in Elden Ring. Muoversi verso l’alto o verso il basso può così portarci a scoprire non solo percorsi ancora non battuti, ma a volte anche intere nuove aree. Ecco dunque che, se le dimensioni della regione di Shadow of the Erdtree sembrano paragonabili all’area di Sepolcride come estensione, dal punto di vista della densità esplorativa, della complessità e della ricchezza di contenuti non c’è partita: le ambientazioni del DLC sono state costruite con estrema maestria, con un risultato davvero impressionante e persino superiore al gioco base.
Lo stesso accade per i dungeon disseminati per la mappa. Sia quelli principali che quelli secondari mostrano un notevole passo avanti nella loro costruzione rispetto a quelli visti in Elden Ring. Questi ultimi, in particolare, nel gioco base sono stati tacciati di essere fin troppo banali rispetto a quelli primari. In Shadow of the Eldtree, invece, diventa difficile fare una distinzione di questo genere, perché la cura messa nella realizzazione di questi scenari è assoluta in entrambi i casi. Ogni dungeon, anche quello più piccolo, ha infatti una propria importanza, sia per una peculiarità di qualche tipo che per le possibili soluzioni con cui risolvere gli enigmi ambientali, rendendoli così più piacevoli da esplorare. Insomma, addentrarsi nel Regno delle Ombre è un’esperienza sensazionale sotto ogni aspetto.
Un’enormità di nuovi contenuti
Elden Ring: Shadow of the Erdtree mostra importanti novità non solo nella realizzazione degli ambienti di gioco e nella componente narrativa che segue le vicende di Miquella. L’opera di FromSoftware, infatti, presenta anche importanti aggiunte sul versante relativo al gameplay. Basti pensare che ci sono otto categorie di armi inedite, tra cui spade a lama invertita, nuove armi da lancio e le arti marziali. In totale, troviamo 101 armi e 42 incantesimi del tutto nuovi, che permettono ai giocatori di sperimentare all’interno della partita tantissimi equipaggiamenti differenti.
Questa estrema varietà si coniuga alla perfezione con i combattimenti che ci vedono contrapposti ai boss del gioco. Anch’essi, infatti, sono largamente differenziati l’uno dall’altro, richiedendo diverse strategie per riuscire a fronteggiarli al meglio. Nel gioco, infatti, sono presenti una decina di potenti avversari unici che doneranno la propria Rimembranza una volta sconfitti, oltre a un’altra cinquantina di scontri contro boss o nemici élite che non rinasceranno più. Sono, inoltre, presenti un’enormità di nemici comuni del tutto nuovi.
Proprio i combattimenti contro i boss rappresentano alcuni dei momenti più complicati ma, allo stesso tempo, esaltanti di Shadow of the Erdtree. Le battaglie, come anticipato in precedenza, sono caratterizzati da una difficoltà altissima, e la morte è costantemente pronta ad accoglierci tra le proprie braccia. Anche in questo caso, però, FromSoftware è stata capace di realizzare scontri che, nonostante brutalità che li caratterizza, risultano estremamente coinvolgenti e ricchi di tensione, sia per le modalità di scontro che per il carisma dei nostri avversari: uno su tutti, Messmer l’Impalatore, presentato nell’ultimo trailer pubblicato prima dell’uscita dell’espansione, e su cui non ci dilunghiamo per evitare spoiler.
I combattimenti contro questi potenti nemici, tuttavia, presentano anche alcuni piccoli problemi a livello tecnico. In particolare, affrontandone alcuni, abbiamo registrato dei cali di FPS proprio durante lo scontro, che soprattutto nel caso di un boss specifico creavano qualche difficoltà in determinati momenti della battaglia. Si tratta comunque di episodi estremamente sporadici. Il DLC, nelle almeno 40/50 ore che richiede per essere esplorato fino in fondo, gira sostanzialmente alla stessa maniera della versione base di Elden Ring, senza mostrare problematiche evidenti.
Altro elemento ereditato in Shadow of the Erdtree è la componente multigiocatore. Anche qui, per richiedere l’aiuto di un altro Senzaluce come noi è possibile utilizzare il Rimedio del Dito Torto Invocatore, un oggetto che rivela i segni di evocazione cooperativi e ostili. Interagendo con i segni dorati, dedicati al multiplayer cooperativo, potremo così evocare un altro giocatore che ci assisterà all’interno dell’area in cui ci troviamo, compreso lo scontro con il boss di turno. Dopo il combattimento (oppure in caso di morte), il giocatore che ci ha fornito assistenza farà ritorno al proprio mondo.
Questa tipologia di comparto multigiocatore, basato su un sistema di drop-in, drop-out e calibrato su un’esperienza più casual rispetto a esperienze cooperative più tradizionali e a tutto tondo, ci lascia ancora oggi un po’ dubbiosi. Nel caso in cui tu voglia giocare con un amico, infatti, ti ritroverai sostanzialmente a doverlo invocare ogni pochi minuti, rendendo l’esperienza meno piacevole e abbastanza anacronistica rispetto alle esperienze coop a cui siamo ormai abituati. Inoltre, durante la nostra prova, abbiamo riscontrato delle problematiche legate al fatto che un ampio numero di segni di evocazione non funzionasse, lasciando spazio alla scritta “Evocazione annullata” e richiedendo così diverso tempo e svariate prove prima che il processo andasse a buon fine.
Grafica e sonoro: un’opera d’arte in movimento su Xbox Serie X
Dal punto di vista grafico, Elden Ring: Shadow of the Erdtree è contraddistinto da due aspetti. Il primo è quello della realizzazione tecnica. FromSoftware ci ha, ormai, abituati a giochi che da questo punto di vista non spiccano e che si poggiano sull’utilizzo di un motore grafico non particolarmente evoluto. Il secondo, invece, è relativo al level design e alla direzione artistica. Sotto questo punto di vista Shadow of the Erdtree è assolutamente magnifico.
La maniera sensazionale in cui è stata trattata ogni zona della Terra delle Ombre lascia costantemente a bocca aperta per lo stupore e per il senso di meraviglia che si prova nell’esplorarla. Come anticipato in precedenza, in questa espansione lo studio giapponese ha dimostrato per l’ennesima volta l’assoluta maestria nel creare mondi estremamente vivi, complessi ed elaborati, e questo spazza via ogni possibile critica alla grafica del gioco.
Discorso molto simile per quanto riguarda la componente audio. Gli effetti sonori sono, sostanzialmente, quelli già convincenti presenti nella versione base di Elden Ring. La colonna sonora, invece, è realizzata in maniera assolutamente magistrale. I vari temi musicali riescono ad arricchire ogni momento del gioco, rendendolo così indimenticabile. Le fasi di esplorazioni sono caratterizzate da diverse sinfonie, a volte più leggere e altre più tetre, adattandosi perfettamente al contesto in cui ci ritroviamo immersi e al senso di pericolo che ci circonda.
Ma il pezzo pregiato da questo punto di vista è rappresentato dai temi riprodotti durante gli scontri con i vari boss, che enfatizzano al massimo il senso di epicità che già si vive durante questi combattimenti all’ultimo sangue contro cavalieri, semidei e altri potenti nemici ancora. Insomma, ogni aspetto di Shadow of the Erdtree fa gridare al capolavoro.