Sviluppato da Studio APU e pubblicato da Kemco, Eldgear è un gioco di ruolo strategico a turni che rientra perfettamente nell’ormai nota strategia di trasposizione su console dei titoli nativi mobile di casa Kemco. Noi abbiamo vissuto questa nuova avventura su Xbox One e questa è la nostra recensione.
Eldgear sulle orma di Disgaea e non solo
Siamo ad Argenia, una terra inesplorata e dalle atmosfere nostalgiche ma sciape, poco approfondite e mai doverosamente esplorate. In questa terra, vivono diverse nazioni costrette, loro malgrado, a una dura trasposizione “globale”. L’era medievale sta cedendo il passo all’era magica con tutte le dovute conseguenze e criticità.
In tutto ciò, troviamo il nostro duo di protagonisti che, come gran parte dei titoli a marchio Kemco, faticano decisamente tanto a uscire dai cliché narrativi in cui i loro caratteri sono incamerati. A essere onesti, in questo caso più che in altri titoli, la narrativa di Eldgear annaspa, afflitta da una lentezza e da una superficialità che rende ostico appassionarsi a ciò che avviene a schermo.
La sensazione, giocando e progredendo nella trama di Eldgear, è quella di un titolo votato principalmente alla strategia e quindi al gioco in sé. La struttura stessa del titolo, incentrata su una serie di sfide in arene conchiuse, lascia ben poco spazio all’esplorazione e all’evoluzione stessa dei personaggi. Parliamo di un metodo di racconto e di gioco che richiama palesemente Disgaea (tra i tanti esponenti del genere).
Solo che, mentre Disgaea ha un’identità tanto forte che basta un Prinny per sentirsi a casa, Eldgear non ha nulla che possa aiutarlo a emergere da un catalogo di congeneri comunque popoloso e di recente arricchito da un colosso quale Unicorn Overlord (qui la nostra recensione dell’ultima fatica targata Vanillaware).
Inoltre, Disgaea maschera il suo intreccio, non sempre articolato e anzi, tendenzialmente banale e telefonato, dietro un’ironia esplosiva, fuori le riga, identitaria (appunto). Eldgear ci prova a ironizzare ma fallisce. Il problema è che si rimane sempre troppo distanti e poco interessati anche solo nel conoscere i vari personaggi su schermo, complice una resa estetica stile anime ben realizzata ma priva di originalità.
C’è da dire che Eldgear rientra nel progetto di trasposizione di titoli mobile su console portato avanti da Kemco che ha un grosso limite: quello di non dare il giusto respiro, attenzione e cura ai vari titoli. Troppi giochi in poco tempo e poca cura nell’approfondirne trama, atmosfera e cast. Un peccato in quanto le potenzialità ci sono tutte e sono avvantaggiate da un sapore retrò tangibile.
Una scacchiera per domarli
Eldgear è uno strategico a turni con elementi da gioco di ruolo e che, lo diciamo subito, non ci prova nemmeno a innovare qualcosa. Il titolo propone una serie di sfide dal livello di difficoltà crescente e dovuto principalmente al numero di nemici e al loro livello (con relative statistiche). I nemici non ci sconfiggeranno mai per strategie particolarmente complesse, anzi, sono quasi tutti decisamente prevedibili dopo averli affrontati un paio di volte.
Procedendo con ordine, per ogni turno potremo muovere i nostri personaggi all’interno dell’area di gioco. Questa è divisa in quadrati, come una grossa scacchiera e alla pari di tantissimi altri titoli del genere. Ogni personaggio, oltre alle relative statistiche e abilità (che potrai personalizzare e sbloccare), può muoversi in un determinato range e, oltre a quello, può compiere anche diverse azioni come difendersi in vista di un possibile attacco o attaccare a sua volta se il nemico è a portata di arma.
Colpire un nemico attiverà una finestra in cui si svolgerà il combattimento in modo del tutto automatico. Tale scenetta vede il nostro eroe sferrare l’attacco richiesto e osservare se il colpo avviene, quanto danno viene inflitto e se il nemico contrattacco e, in tal caso, come. Come dici? ti ricorda qualcosa? Sì, questa funzione di osservare le lotte con “zoom” non è nuova. L’abbiamo vista e stravista in Fire Emblem e di recente l’abbiamo rivalutata e apprezzata nel già citato Unicorn Overlord.
Il problema di Eldgear è che non avviene alcun cambio estetico o strategico che possa giustificarne la continua comparsa. Nel dettaglio, non abbiamo un cambio di grafica né un concatenamento strategico di bonus e malus tali dal rendere interessante quei momenti che, detto francamente, finirai con lo skippare rapidamente senza neanche dargli modo di comparire. Il motivo lo abbiamo già in parte detto: i nemici non brillano nel mutare le loro strategie d’attacco.
Inoltre il sistema di gioco è discretamente semplice con un pannello di abilità solo apparentemente vario e che, dietro diversi nomi “inediti” va semplicemente a celare tipologie di attacchi speciali già visti altrove (come tecniche che si ricaricano nel tempo o altre che colpiscono ad area). Apprezzabile invece alcune missioni, incluse le boss fight, dove al banale e scontato combattimento si inserisce una meccanica simil-puzzle.
Qui devi letteralmente capire come intervenire studiando tanto gli alleati (inclusi quelli temporanei) quanto i nemici per poter infliggere più danni o evitare colpi da uccisione in un colpo solo. Sì, possono suonare come una forzatura, abbattendo di fatto la libertà strategica costringendoti a individuare unicamente un modo per agire ma, provano almeno a smorzare la monotonia generale di un titolo che pecca d’ispirazione anche nel gameplay.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Eldgear ha una pixel art fortemente retrò e abbastanza anonima. C’è poca anima e poca identità tanto nel mondo di gioco quanto nel character design, traslato in un 2D anime decisamente abusato e poco ispirato. In compenso, non abbiamo riscontrato bug o problemi rilevanti che potessero danneggiare l’esperienza generale del titolo.
Il sonoro è abbastanza anonimo, in alcuni momenti quasi del tutto assente. Come è assente il doppiaggio, privando i personaggi di un tocco in più per dargli carattere espressivo. Assenti anche i sottotitoli in lingua italiana, un ostacolo da tener conto considerando che Eldgear è comunque generoso di testi, alternando praticamente momenti ludico-strategici ad altri quasi da visual novel.