Sempre partendo dal titolo, la suggestione è quella di un emulo di Tron e delle sue famose corse su futuristiche motociclette; invece siamo in presenza di un titolo che a fronte di una veste grafica interessante e un concept intrigante fallisce in tutto il resto.
L’idea alla base di Electro Ride è quella di mostrarci un’ucronia in cui l’Unione Sovietica non è mai caduta e il mondo si divide tra i paesi al di là della Cortina di Ferro e il resto del mondo. Ne consegue che anzichè sfrecciare con delle supercar in giro per il mondo, ci troveremo a gareggiare bordo di Trabant (vere icone dell’automobilismo sovietico), Skoda e trabiccoli assimilabili, poco potenti e poco adatte alla corsa.
Questi presupposti vengono del tutto umiliati da una realizzazione poco ispirata e tecnicamente rivedibile.
Infatti, il gioco finisce per essere uno dei tanti racing arcade, senza distinguersi per caratteristiche nella formula di gioco; il gameplay prevede soltanto la possibilità di cambiare colore del neon che compone la nostra vettura, che ha l’unico scopo di darci un boost di velocità passando sopra la porzione di pista con lo stesso colore.
Tutto qua, non c’è altro se non una sequenza di circuiti nell’est europa (ma che potrebbero essere dovunque) da completare, con scarso ritmo e senza particolari motivi che possano spingerci a rigiocarci dopo le prime sessioni.
Le modalità di gioco non sono particolarmente varie, passando dalle gare standard ai trial a tempo
Inizialmente, testando anche la fisica completamente folle di Electro Ride, potremmo fare l’errore di pensare di trovarci davanti a un emulo di GRIP o prima ancora dell’indimenticato Rollcage; bastano pochi giri per renderci conto che siamo semplicemente davanti ad un gioco ai limiti dell’ingiocabile, senza tutti gli elementi divertenti di altri titoli arcade.
Parlando di controlli, proprio in questo segmento il gioco è veramente piatto e denota il pochissimo budget messo in campo. Giocando ci renderemo conto che non è semplice neppure controllare la nostra auto in rettilineo, intenti come saremo ad evitare le scodate di un trabiccolo che assomiglia più ad una soap box che ad una vera automobile.
Se già in rettilineo è complicato mantenere una giusta traiettoria, figurarsi cosa succede quando affrontiamo le curve e ci troviamo in gara contro altri piloti: le uscite fuori pista sono all’ordine del giorno, e anche l’unico elemento distintivo del gameplay (i famosi colori) diventa del tutto inutile.
Questo perchè non ha alcun senso avere degli acceleratori, che servono a darci velocità, se poi subito dopo dovremo affrontare curve in cui sarà necessario frenare bruscamente per evitare di prendere letteralmente il volo.
Inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, questi boost non offrono nemmeno lontanamente una sensazione di accelerazione, dal momento che la velocità raggiunta sarà un normalissimo 120-150 km/h, che qualunque automobile può raggiungere.
Inoltre il gioco ci suggerisce di utilizzare il freno a mano per affrontare al meglio le curve, ma è un sistema più dannoso che utile dal momento che, inevitabilmente, sbanderemo e colpiremo le barriere volando fuori strada; in realtà ogni volta che usciremo dal tracciato finiremo fuori strada, toccando le barriere o meno. Anche i contatti con le altre vetture produrranno lo stesso esito infausto.
Parlando degli avversari, la IA che li guida non è molto sviluppata e non riesce ad avere la minima pretesa di realismo; sembrerà che ci aspettino quando saremo all’ultimo posto, mentre
Insomma, una manciata di gare basta per decidere di averne abbastanza e passare a giocare un altro gioco, qualsiasi altro gioco.
Electro Ride è un titolo sviluppato da una sola persona, è vero, ma non è un titolo del tutto indipendente avendo all sue spalle publisher abbastanza noti come PlayWay, circostanza che rende inammissibile il risultato finale.