Sviluppato da Mages e Nintendo Entertainment Planning & Development e pubblicato dalla stessa Nintendo, Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club è una visual novel di genere thriller con atmosfere inquietanti e un gameplay votato all’interazione di scelte testuali continue. Noi abbiamo affrontato il terzo capitolo della saga Famicom Detective Club su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a fare la conoscenza dell’inquietante Emio?
Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club tra leggenda e realtà
Prima di affrontare la narrazione di Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club è bene ricordare come è nato questo capitolo o meglio, come è stato annunciato. All’inizio, infatti, Nintendo ha promosso il titolo con un misterioso breve trailer per poi snocciolare informazioni fino a una demo composta di ben tre capitoli che, per inciso, suggeriamo calorosamente di provare prima dell’acquisto del titolo completo (per motivi che affronteremo nel paragrafo dedicato al gameplay).
La scelta di marketing i Nintendo è stata più che azzeccata, riuscendo ad accendere i riflettori mondiali su un titolo fortemente di nicchia quale è la saga di Famicom Detective Club, una serie che, come da titolo, emerge dal mondo Famicom e che, nonostante una riproposizione dei primi casi su Nintendo Switch, non ha mai avuto un boato mediatico al pari del recente Emio. L’idea di puntare il trailer e quindi l’identità di questo capitolo su un misterioso individuo con in testa un sacchetto su cui è disegnato un sorriso è semplicemente geniale.
Il personaggio di Emio, infatti, colpisce, resta in mente e rende questo capitolo il più facilmente identificabile di tutti oltre a essere stato promosso come titolo dai toni maturi, dal PEGI 18 e addirittura riconosciuto come titolo “horror”. Lo diciamo subito, di horror in Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club non c’è nulla. O meglio, l’orrore c’è ma è ben diverso da come viene inteso oggi. Parliamo di un titolo dalle atmosfere inquietanti e oscure ma che colpisce non per immagini, gore o tensione (seppur quest’ultima viene ben snocciolata nelle fasi più avanzate).
Chi aspetta un horror nudo e crudo resterà quindi deluso. Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club è principalmente un thriller che strizza l’occhio al sottogenere psicologico e che è costruito in modo altalenante, sbilanciandosi in alcuni casi in siparietti forzatamente (e dall’utilità discutibile) umoristici e non sempre coerenti col ritmo narrativo. Un ritmo che parte lento e che dona il meglio di sé verso la fine, con un crescente sapientemente studiato e una risoluzione che saprà soddisfare. Detto ciò, è tempo di scoprire di cosa parla Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club!
Un sorriso mortale
La trama di Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club prende il via dall’omicidio di Eisuke Sasaki, uno studente delle medie che viene ritrovato morto strangolato e con un inquietante elemento inaspettato. Il cadavere ha il volto coperto da un sacchetto di carta con sopra disegnato un sorriso. Proprio questo elemento porta il caso di Sasaki a intrecciarsi con altri casi vecchi di diciotto anni. Chi è il colpevole? Come seleziona le sue vittime? Perché uccide e soprattutto… perché quei “sorrisi”?
La similitudine che emerge praticamente subito è con una leggenda particolarmente famosa che si chiama come il titolo stesso: Emio, L’uomo che sorride. Tale leggenda narra di un uomo che, col volto coperto da un sacchetto, dona sorrisi alle persone tristi. Come? Uccidendole e donandole il sorriso disegnato sul sacchetto. Una storia macabra per omicidi altrettanto crudeli e ingiusti. A investigare, saremo chiamati noi e la nostra collega. Il personaggio di cui vestiamo i panni e di cui possiamo scegliere nome e cognome, è autonomo e ha una voce.
D’altronde, nonostante le infinite opzioni di dialogo che saremo chiamati a selezionare, Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club è una storia lineare. Niente ramificazioni o finali alternativi. Il percorso è univoco esattamente come qualsivoglia capitolo del noto avvocato Phoenix Wright di casa Capcom. A differenza di quest’ultimo, però, qui il caso è uno solo e ci impegnerà per tutto l’arco dell’esperienza che si completa in poco più di 10 ore a seconda del nostro intuito e della nostra velocità di lettura.
Se te lo stai chiedendo, la storia di Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club merita di essere vissuta in quanto sapientemente scritta e articolata, riuscendo a intrecciare personaggi apparentemente scollegati e offrendo un cast discretamente sfaccettato e ben caratterizzato con risvolti non facilmente prevedibili e indizi sapientemente disseminati in modo mai troppo sfacciato o palese. Inoltre, è molto apprezzata l’abilità degli sceneggiatori nel riuscire a farci vivere ogni fase delle ricerche, sin dall’inizio.
L’inizio è infatti la parte più debole in quanto, passata la scoperta del cadavere, l’incedere sarà compassato, in parte vuoto se non apparentemente inutile, fatto di varie analisi, ipotesi e congetture, interrogatori lunghi e poco fruttuosi e vagabondaggi in aree alla ricerca di spunti e indizi spesso molto flebili. In realtà, seppur in piccoli passi, Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club ci guida nella costruzione di un’indagine molto ramificata e che ha un crescente compassato ma d’impatto e soprattutto discretamente coerente e che alla fine riesce a soddisfare.
Come indagare
Se la narrazione di Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club riesce a coinvolgere e a soddisfare, il gameplay presta il fianco a più di una critica. Come detto, il titolo è una visual novel ma è orfana di scelte con relative conseguenze, offrendo un’unica direzione narrativa. In compenso, la lettura classica delle visual novel viene frammentata in un susseguirsi di scelte testuali che, almeno su carta, vogliono tenere alta la partecipazione dell’utente e quindi il suo coinvolgimento ludico.
In termini pratici, ogni volta avremo a disposizione una serie di opzioni come: guardare l’area in cui ci troviamo o i suoi dintorni, chiamare uno o più personaggi, interrogarli su uno o più argomenti, prendere o mostrare determinati oggetti, ascoltare i pensieri del nostro personaggio, utilizzare il telefono per chiamare uno o più persone e infine consultare le nostre note su tutti i personaggi coinvolti nell’indagine.
Per poter proseguire in Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club saremo chiamati a selezionare nel modo giusto queste opzioni in un susseguirsi di scelte che alla lunga diventa estenuante soprattutto per un motivo: in alcuni casi non saprai come interagire. Ci sono momenti, infatti che il gioco spezza le frasi e dovrai capire come procedere senza alcun indizio valido in quanto le opzioni scritte e prima elencate, non mutano e rimangono fisse.
Si procede quindi con tentativi ed errori (e ne farai tanti ma senza alcuna conseguenza) finché non si sblocca una nuova linea di dialogo che spesso è legata alla doppia o tripla selezione della medesima opzione. In altri casi, invece, dovrai far pensare più volte il nostro protagonista o semplicemente dovrai guardare o chiamare il nostro interlocutore di turno per fargli sbloccare la parlantina e proseguire in quelli che sarebbero stati lunghi dialoghi come qualsivoglia visual novel standard.
L’unica variante ludica di Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club è data dal momento delle “deduzioni”, ossia delle fasi in cui i protagonisti decidono di fare dei recap degli eventi del capitolo in corso o anche dei capitoli precedenti. Qui dovrai rispondere a varie domande scrivendo letteralmente le risposte e quindi completando le frasi oppure selezionando parole, persone o periodi direttamente dalle note. Un momento decisamente più costruttivo e interessante ma che viene sfruttato abbastanza poco.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club si difende egregiamente all’interno del panorama delle visual novel. A spiccare sono soprattutto gli sprite sapientemente animati e che coinvolgono con efficacia. Niente artwork statici monoespressivi ma personaggi in costante movimenti, che respirano e che aprono la bocca quando parlando. Senza contare le animazioni di sfondo e alcune movenze sicuramente apprezzate e che rendono l’esperienza meno passiva esteticamente.
Ottimi anche gli ambienti, discretamente vari e ben dettagliati. Così come è buono il sonoro, forte di tracce mai noiose o invadenti e di un doppiaggio in lingua giapponese coinvolgente e vario. Infine, estremamente gradita la presenza dei sottotitoli in lingua italiana (con qualche perdonabile errore), elemento rarissimo soprattutto nel panorama delle visual novel.