EMPYRE: Earls of the Deep Earth, terzo e ultimo capitolo della saga EMPYRE, é un RPG con visuale in isometrica sviluppato da Coin Operated Games. Dopo aver perso la memoria, dovremo intraprendere un viaggio in una Cina di fine 1800 per scoprire la verità su noi stessi e sul nostro passato. Durante l’avventura faremo la conoscenza di vari personaggi che ci aiuteranno nell’impresa, ma non tutti sono chi dicono di essere.
Prima dell’inondazione
Apriamo gli occhi. Siamo all’interno di una camera. Non conosciamo il posto in cui ci troviamo e non sappiamo chi sia la persona davanti a noi. Pensandoci bene, non sappiamo nulla anche di noi stessi. L’unica cosa che ricordiamo é il nome di una nave, la SS Acheron.
Lo sconosciuto davanti a noi, un conoscente dice lui, ci informa che la causa dei nostri mali è un certo Elias: un uomo malvagio e crudele. Un uomo che si é meritato l’epiteto di demone. Si dice che sia partito per la Cina e che si sia nascosto in quelle terre esotiche. Inoltre, lo sconosciuto ci dice che dovremmo salpare al più presto verso l’oriente proprio con la SS Acheron. Non può essere un caso.
Così inizia l’avventura del nostro personaggio, un viaggio per le misteriose terre cinesi in cerca di un uomo altrettanto misterioso. Sfortunatamente, una premessa abbastanza interessante, anche se un po’ inflazionata, non viene sfruttata a dovere, visto che l’intero intreccio si basa sulla ripetizione della stessa situazione: un personaggio ci dice di conoscere l’ubicazione di Elias, ma prima di rivelarcelo dovremo fare una missione per lui. Completiamo l’incarico, torniamo dal nostro informatore per scoprire che non ha la minima idea di dove si trovi l’antagonista. Ripetiamo questo schema narrativo undici volte e abbiamo la trama di EMPYRE: Earls of the Deep Earth.
Si tratta veramente di un’occasione persa. Il pregio più grande che il titolo possiede è di farti vivere la sensazione di trovarsi in una terra esotica e di essere un completo straniero all’interno di essa: le persone si rivolgeranno al protagonista nella loro lingua natia e riusciremo a comprendere il significato delle loro parole solamente grazie ad un membro del party che farà da interprete. Peccato che questo senso di estraneità ben realizzato viene affossato da uno svolgersi degli eventi molto spesso privo di qualsiasi interesse e, a volte, privo di qualsiasi logica.
EMPYRE: Earls of the Deep Earth prova a riprendersi con i capitoli finali, che cercano di creare un effetto sorpresa nel giocatore proponendo uno stravolgimento di trama e un cambio di mood un po’ troppo verticali. Non si ha neanche il tempo di capire cosa stia succedendo che la narrazione prende una piega pseudo-filosofica sulla natura dell’essere umano, dopodiché il gioco finisce lasciandoti con più domande che risposte. Sicuramente il plot twist finale sarà apprezzato dai fan della saga, ma per un neofita rischia di essere troppo straniante.
Un combat system con del potenziale
EMPYRE: Earls of the Deep Earth propone un sistema RPG classico: ci sono livelli, punti abilità e punti caratteristica. I nostri personaggi avranno la possibilità di utilizzare armi melee o armi da fuoco a seconda dei perk che scegliamo per loro. Il combat system è in tempo reale, con la possibilità di sfruttare la pausa tattica per gestire al meglio il combattimento. Ho trovato molto interessante la tabella che mostra la queue delle azioni dei nostri eroi, con la quale potremo interagire per cancellare un’attacco o un movimento non voluto; in questo modo potremo cambiare la nostra tattica nel corso del combattimento senza subire alcuna penalità.
Un’altra meccanica che risulta interessante se utilizzata nel giusto modo è la modalità stealth: ogni arma possiede un indicatore di rumore, più è alto il valore e più sarà facile per i nemici trovarci. Più volte mi è capitato di sterminare un intero accampamento senza essere notato grazie alle armi corpo a corpo e devo dire che è molto soddisfacente.
Sfortunatamente sono incappato in alcuni bug che hanno penalizzato l’esperienza nella sua interezza: porte non apribili, personaggi bloccati e nemici invisibili sono soltanto alcuni dei problemi tecnici che ho incontrato durante la mia avventura, ma sono sicuro che verranno corretti in futuro con varie patch.
Altra nota negativa è legata al bilanciamento delle caratteristiche: il mio personaggio, un uomo di mezza età che brandiva una mazza a due mani, è diventato pressoché invincibile dopo la metà dell’avventura. Aveva un punteggio così alto di schivata che per i nemici era diventato quasi impossibile colpirlo, trasformando così i combattimenti in veri e propri massacri.
Non proprio un belvedere
Se dovessi scegliere il peggior elemento che EMPYRE: Earls of the Deep Earth possiede sarebbe sicuramente il lato tecnico. A partire da l’UI, l’intero comparto grafico sembra il risultato di un puzzle fatto con tessere provenienti da scatole diverse. Le abitazioni hanno uno stile, i personaggi un altro e ogni elemento ha texture con risoluzioni diverse l’una dall’altra. Persino il menù principale non riesce a mantenere un’estetica coerente con il resto del gioco.
Le aree poi, sono texture a bassa risoluzione ripetute per spazi enormi e privi di qualsiasi valore esplorativo, vista la mancanza di loot e di punti di interesse. Finiremo per attraversare molte volte lunghissimi campi vuoti solo per raggiungere la missione da affrontare. Qualche premio nascosto avrebbe sicuramente giovato all’esperienza e avrebbe incentivato un’esplorazione prossima allo zero.
Il comparto audio è molto limitato e il mixaggio non è dei migliori. Per tutta l’avventura saremo accompagnati da un brano noir jazz con elementi fusion, piacevole all’ascolto ma che risulta stancante dopo le 8 ore circa che servono per finire il gioco.