Sviluppato da Xixo Games Studio e pubblicato in sinergia con Perpetual Europe, Enchanted Portals è un run’n’gun, nonché action platform in 2D a scorrimento orizzontale che prende tutto, praticamente tutto, da un titolo moderno che ha saputo attirare l’attenzione del mondo: Cuphead (qui trovi la nostra recensione del DLC). Noi abbiamo affrontato colorati e bizzarri boss su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!
Enchanted Portals – due maghi e dei portali magici
Inutile nasconderci dietro l’ovvio: Enchanted Portals è palesemente una copia di Cuphead. L’impatto estetico, il gameplay e persino la narrazione, provano a ricalcare quello che ha reso Cuphead un titolo dalla fortissima identità (tanto che su Netflix ci sono diverse stagioni di una serie animata vera e propria) tanto che non mancano e non mancheranno cloni e tentativi di imitazione. Enchanted Portals rientra tra i titoli che provano a imitare passo per passo seppur con piccolissime variazioni e neanche molto positive.
Ma procediamo con ordine: la narrazione. Questa in Enchanted Portals è muta. I due protagonisti, due piccoli e anonimi “maghi”, si ritrovano a far un pasticcio con un libro magico, aprendo un portale (magico anche questo) e ritrovandosi in una mini odissea della durata che oscilla fra le 5 e le 7 ore a difficoltà normale che ha il pregio di presentare scenari molto differenti tra loro con boss fight decisamente sopra le righe.
Il problema principale della narrazione di Enchanted Portals è che sembra un’accozzaglia di roba collegata male. Le cut scene composte da immagini statiche e dalla scarsa durata fanno da intermezzo tra un livello e un altro, con una parte lunga alla fine, che va a collegare i vari mondi dando un senso di continuità al tutto. E questo tutto è traducibile in: i due maghi finiscono in un portale, sconfiggono un boss e finiscono in un altro portale il tutto continuando a inseguire il libro.
Qualcosina di buffo c’è ed è dovuto principalmente ai boss come una gigantesca mucca aliena che a un certo punto s’improvvisa DJ ma come è palese, manca una coesione narrativa. Mancano anche dei veri e propri sketch comici. Parliamo di una serie di eventi prevalentemente assurdi e sconnessi che di certo non resteranno memorabili e che manca dell’identità narrativa, ambientali e anche di vaga lore che Cuphead è riuscito e riesce ancora a offrire.
Spara, salta, difenditi e dashhhh
Il gameplay di Enchanted Portals, neanche a dirlo, è identico a quello di Cuphead, salvo per alcune scelte anche abbastanza discutibili. Innanzitutto, non c’è una mappa in cui muoversi ma una serie di mondi da selezionare e sbloccare in modo lineare e univoco. Una volta selezionato un mondo si parte con una sequenza di livelli con alla fine un livello dedicato esclusivamente alla boss fight di turno. A differenza di Cuphead, le fasi platform o meglio, alla run’n’gun sono decisamente più lunghe, meno ispirate e sorprendentemente noiose.
I motivi sono vari. Il primo è che alcuni livelli sono creati in modo procedurale (variano ogni volta) e questo comporta una ripetizione eccessiva di ostacoli e nemici tutti uguali. Immaginati un lungo corridoio a schivare e sparare sempre alle stesse cose senza un briciolo di cambiamento. Un processo, questo, che a lungo andare annoia. Gli altri livelli, quelli non procedurali, soffrono comunque di una scarsissima inventiva con poche piattaforma, poca struttura in termini di level design e nemici prevalentemente tutti uguali (seppur esteticamente diversi).
La formula vincente di Cuphead, che si focalizzava prevalentemente sulle boss fight, viene qui diluita e questo azzardo costa caro non ritrovandosi con idee originali e buone. D’altro canto, nonostante si possa scegliere fra tre livelli di difficoltà, il titolo presenta momenti quasi frustranti proprio a causa della proceduralità di alcuni livelli con un numero di trappole e nemici a schermo impossibili da schivare. Ma siamo solo all’inizio dei problemi di Enchanted Portals.
Il mago che andremo a impersonare possiede tre tipi di proiettili (rosso, blu e verde). Le bocche da fuoco sono grossomodo diverse e il loro interscambiarle a nostro piacimento è dovuto principalmente al fatto che alcuni nemici e alcuni ostacoli o proiettili, possono essere distrutti unicamente con proiettili di determinato colore. Inoltre, il protagonista possiede anche uno scudo e una schivata. Se il primo funziona abbastanza bene e richiede una ricarica automatica di qualche secondo, la schivata è un problema non di poco conto.
Se usi la schivata, soprattutto se abbinata al salto, e quindi uno scatto aereo, il personaggio subisce una spinta eccessiva che lo porta quasi sempre a infrangersi su un nemico o a cadere giù. Il controllo del personaggio, infatti, non è mai preciso. Lo stesso tornare in vita comporta la caduta da un portale che potrai spostare manualmente e sì, puoi anche spostarlo sull’estrema destra bypassando nemici e/o burroni. Altro problema non di poco conto è l’energia del protagonista che non è ben chiaro quanti colpi può subire.
In alto a sinistra abbiamo la faccia del mago in una piccola sfera verde, quella è la nostra energia. Questa, dopo aver subito determinati colpi, diventa gialla, poi rossa e poi dopo altri colpi (non si sa quanti) muori. Una volta morto, a seconda del livello di difficoltà scelto, riparti dalla sezione di mondo raggiunto oppure dovrai ricominciare tutto il mondo dal principio. Infine da segnalare un indicatore intorno all’energia che una volta ricaricato permette di attivare un’aura di potenziamento temporanea quasi del tutto inutile. Infine, esiste anche una modalità cooperativa per poter imprecare in compagnia.
Grafica e sonoro
Graficamente il titolo non è malissimo, le animazioni funzionano, alcuni boss sono semplicemente meravigliosi. Ottimo anche il cambiamento di location, decisamente varie e con fondali neanche malvagi. Anche i nemici esteticamente mutano anche se finiscono inevitabilmente col riciclicarsi (ma questo è praticamente inevitabile). Purtroppo però, Enchanted Portals pecca d’identità e vedendolo e giocandoci si pensa semplicemente che sia un clone di Cuphead.
Il sonoro fa un lavoro simile al titolo già citato, con rielaborazioni di tracce più o meno note, riadattate in modo sì orecchiabile ma ancora una volta poco originale. Un peccato considerando la potenzialità di fondo del titolo (soprattutto in termini grafici). Infine, da segnalare che il titolo presenta i sottotitoli in lingua italiana ma i testi a schermo sono quasi nulli.