Essays on Empathy è una collezione di 10 giochi targati Deconstructeam, tutti creati durante le 72 ore canoniche del concorso per sviluppatori indie chiamato Ludum Dare. Tutti questi brillano per la creatività e le idee che hanno dato loro origine, e sono tutti accompagnati da un video “Director’s Cut” che spiega i retroscena dietro alla loro creazione, girato dagli sviluppatori stessi.
Se la prospettiva di giocare ad una moltitudine di brevi giochi dietro alla compagnia che ha creato The Red Strings Club e Gods Will Be Watching ti ispira, ti invitiamo a dare un’occhiata al gioco su Steam. Tieni però presente che NON è disponibile in lingua italiana, e per goderselo appieno richiede una buona comprensione dell’inglese.
Essays on Empathy: una miriade di storie differenti
10 giochi in questa collezione, ognuno con una storia tutta propria da raccontare, dai temi più svariati. In uno, una ragazza si rende conto che il proprio scheletro non è davvero il suo; dovrà scavare al suo interno per scoprire la verità sull’origine di questo mistero.
In un altro racconto, saremo un androide incaricato di creare protesi per gli esseri umani, che le utilizzano per essere più forti, più belli, più popolari; saremo noi a decidere quali di queste necessitano veramente, e le creeremo personalmente tramite una meccanica molto interessante.
In un terzo, saremo nei panni della moglie di un grande artista, che però vive nella sua ombra. Sebbene lo ami, viene costantemente abusata psicologicamente e fisicamente da lui, provocandole una forte depressione.
Come puoi forse già vedere, molte delle tematiche dei titoli tendono a riguardare il corpo umano, la scoperta dell’identità e gli affetti. Tutti temi attuali e chiaramente molto importanti per Deconstructeam, che già dal 2014 poteva vantare una grande rappresentazione della comunità LGBT+ nei suoi giochi e la ricerca di nuove forme di dialogo e narrazione per includere temi delicati e complessi.
Sebbene sessualità e identità di genere non siano mai i punti focali della narrazione, sono prospettive inserite in quasi tutti i giochi per uno o più personaggi. Legami, amore, il venire a patti con una realtà cruda ma realistica che riguarda l’uomo sono tutti aspetti su cui Essays on Empathy si concentra, e che illustra bene e nel dettaglio.
In effetti, questo è anche un suo punto debole. La brevità dei giochi spesso concentrati sulla loro trama fa sì che quasi tutti ti lasceranno con una punta di malcontento alla fine, perché non avrai abbastanza tempo per esplorare nel dettaglio tutte le idee interessanti che vengono inserite ma, spesso, appena accennate.
Nonostante ciò, dal punto di vista della storia, ognuno di questi giochi è una perla a sé stante che meriterebbe un titolo completo tutto suo, e in effetti The Red Strings Club (popolare videogame di questi sviluppatori) trova le sue origini proprio in uno dei giochi di questa collezione.
Tanti game, poco gameplay
Chi cerca azione e avventura da questi titoli potrebbe rimanere deluso, perché Essays on Empathy ne ha pochissima. Il suo punto di forza è la struttura narrativa e il world building, e ne fanno largo uso, sacrificando spesso la qualità delle meccaniche di gioco, che non sempre sono agli standard dell’industria.
Va anche detto che questo è naturale, dato che son stati tutti creati in sole 72 ore, ma è un difetto che si fa sentire specie se consideriamo che sono stati tutti copia-incollati dall’engine con cui sono stati creati nella collezione, e molti hanno ancora bug e glitch non risolti che ci hanno impedito di completarli.
Se questo non è un grosso problema per un gioco creato durante il Ludum Dare, che solitamente viene reso gratuito dopo la competizione, diventa irritante nel momento in cui questa collezione diventa a pagamento (come lo è ora) su Steam. Anche se il tempo di gioco per un determinato titolo sfiora i 15 minuti/mezz’ora circa, doverli ricominciare da capo per vedere il finale a causa di un errore tecnico è molto fastidioso.
Uno stile originalissimo
Lungo tutto la collezione assisteremo dunque alla crescita stilistica di Deconstructeam dal 2014 al 2020. Ognuno dei membri ha sperimentato e trovato una propria direzione creativa, dalla grafica minimalista in pixel man mano sempre migliorata, agli argomenti più crudi e introspettivi discussi dai personaggi dei giochi.
Graficamente, nessuno dei giochi brilla particolarmente. Sebbene gli sfondi siano molto belli e curati, così come i disegni, l’abuso di pixelizzazione può venire a noia dopo un po’, anche se le animazioni sono molto buone.
Uno dei reparti migliori di Essays on Empathy e Deconstucteam in generale è però quello musicale. Sentiremo spesso le note della chitarra classica, un po’ malinconica, accompagnarci durante i nostri viaggi. A volte verremo rilassati da un pianoforte, altre sentiremo il lento rullio di tamburi incupire i nostri animi. In ogni caso, il sonoro è a servizio dell’atmosfera, e chiaramente il team sa quello che fa quando si tratta di crearla.
Ricorda molto in questo senso una produzione di Supergiant, maestri del comparto sonoro e autori di Bastion e Hades, di cui abbiamo recensito recentemente la versione per PS4.