Se hai già guardato qualcosa di Everhood, probabilmente hai notato la sua estetica particolare, che unisce uno stile visivo originale a delle tematiche insolite, che vanno da temi filosofici a situazioni assurde. In un certo senso, il gioco ric0rda il tanto discusso Undertale, che a sua volta vantava un comparto artistico pieno di carisma e una storia profonda.
Con le dovute differenze, anche Everhood riprende questo filone, ponendosi come un’esperienza originale, per storia, atmosfera e gameplay. Spesso e volentieri, il gioco presenterà situazioni assurde, che a volte possono vantare un simbolismo nascosto, mentre altre volte saranno semplicemente questo: assurde e difficili da concettualizzare.
La storia di uno spaventapasseri rosso
In poche parole, l’incipit alla base di Everhood è banale: il nostro protagonista è uno spaventapasseri a cui viene rubato il braccio da un nano. Per inseguire il ladro, l’uomo di legno si ritrova al cospetto di un maiale umanoide gigante, che non ha nessuna intenzione di restituirlo (cosa debba farsene di un braccio di legno, lo sa solo lui).
Da qui in poi parte la crociata del protagonista, che lo vedrà attraversare un mondo paragonabile al paese delle meraviglie, dove troviamo un gran numero di location molto diverse tra loro, spesso assurde e sempre molto varie. L’incipit, infatti, è soltanto la base per immergerci nei vari scenari che compongono il memorabile mondo di Everhood.
Fin dai primi minuti, infatti, ci rendiamo conto di essere in una sorta di regno ultraterreno, dove i distributori automatici chiedono l’anima in cambio di un biglietto, delle statue azteche fanno da bodyguard e i cavalieri combattono ballando. Le varie sottotrame che compongnono le missioni presentano spesso personaggi inconsueti, fuori di testa o “strani” in qualche modo. Allo stesso modo, le situazioni in cui ci troveremo somigliano spesso a dei veri e propri trip mentali, fatti di luci colorate, porte parlanti, e molto altro.
Spesso, tra situazioni assurde o senza senso, possiamo trovare dei messaggi filosofici, i quali costruiscono poco alla volta il senso del gioco, che sottolinea più volte come il “viaggio” sia sempre più importante della meta. Se ti piace avere a che fare con messaggi profondi, ma difficili da interpretare, qui ti troverai a casa. Altre volte, invece, ti ritroverai davanti a semplici situazioni illogiche, originali e, in generale, memorabili. L’unico, vero, difetto di tutto questo è solo nella banalità dell’incipit che muove tutto il racconto.
Un gioco musicale?
Teoricamente, Everhood è un gioco musicale misto a un gioco d’avventura. Il titolo è infatti strutturato come un normale adventure game, dove il giocatore ha il compito di esplorare una serie di scenari, interagendo con i vari personaggi e superando occasionali enigmi ambientali.
L’esplorazione viene spesso premiata con missioni secondarie, mini giochi, piccoli extra,oggetti più o meno utili o scenette assurde. Spesso, per superare i vari scenari basta capire dove andare, o risolvere qualche semplice enigma. Il gioco, però, racchiude parecchi segreti nelle varie aree, che spesso portano a situazioni memorabili o che strappano qualche sorriso.
In tutto questo, però, ci sono i combattimenti. Parlando con alcuni personaggi, in punti della storia specifici, o per sconfiggere determinati nemici, la schermata di gioco cambierà in quella di combattimento. Ogni scontro, però, è una sorta di gioco musicale al contrario, dove il nostro protagonista, nella parte bassa dello schermo, fronteggia il nemico di turno, in alto.
In questi casi, in modo simile a un Guitar Hero, la schermata viene divisa in 5 corsie, dalle quali arrivano le note, dall’alto. In Everhood, però, ogni nota corrisponde a un attacco nemico che va schivato e non colpito. Quindi, a differenza dei classici giochi musicali in cui si cerca di prendere ogni nota, qui si evitano a tempo di musica.
Le note, peraltro, sono di vari tipi. Possiamo trovare quelle basse, che è possibile saltare, e quelle alte, che vanno necessariamente schivate. Da queste basi, il gioco costruisce un gameplay davvero curato, fatto di tanti piccoli dettagli che lo rendono eccellente. Per esempio, schivare le note è sempre più veloce che saltarle. O, più in generale, le hitbox di ogni colpo sono incredibilmente precise, consentendoci di superare situazioni dove gli spazi tra le note sono davvero piccoli.
Come se ciò non bastasse, questo gameplay è spesso sostituito da variazioni su tema, che creano un senso di varietà e di scoperta costante: potremmo trovare partite a tennis con una palla da colpire, combattimenti con note da deflettere, corse in stile Mario Kart e molto, molto altro. Alcune volte ci ritroveremo persino a “combattere” senza il passaggio nella schermata musicale.
Il punto forte di Everhood, infatti, è la sua incredibile varietà. Le situazioni sono assurde ed estremamente diverse tra loro, il gameplay riesce continuamente a sorprendere il giocatore grazie a piccole varianti sul tema e alcuni enigmi ambientali si risolvono in modi inaspettati. Il risultato è un’esperienza in grado di offrire una scoperta costante, soprattutto al giocatore che ha voglia di esplorare i livelli alla ricerca di segreti nascosti.
In poche parole, se apprezzi i giochi musicali, le avventure con un pizzico di originalità o se cerchi qualcosa di diverso dal solito, probabilmente apprezzerai Everhood. Parliamo di un gioco che, chiaramente, è circoscritto dai limiti tecnici di una produzione indipendente e, purtroppo, di breve durata, ma l’esperienza complessiva resta comunque godibile.
Ritorno al passato
Un altro punto forte di Everhood è il suo comparto artistico eccellente, che richiama molto da vicino lo stile visivo di Undertale. Gli ambienti e i personaggi sono caratterizzati da uno sfondo completamente nero, dove pochi colori molto accesi delineano le varie forme degli oggetti l’ambiente intorno. Inoltre, tutto ciò che vediamo a schermo sprizza originalità, dai personaggi, ai luoghi, ai nemici.
Il comparto tecnico è altrettanto valido, grazie ad animazioni ben fatte, luci colorate e vari effetti visivi più o meno disturbanti. Inoltre, i controlli si mostrano precisi e responsivi, anche nelle situazioni più assurde e concitate.
Infine, il comparto sonoro è eccellente, grazie a musiche memorabili che accompagnano ogni combattimento. Il gioco vanta canzoni in Chiptune che si amalgamano bene con lo stile visivo dell’esperienza.