Sviluppato e pubblicato da Foreign Gnomes in sinergia con Surefire Games, Everhood, il cui titolo completo è Everhood: An Ineffable Tale of the Inexpressible Divine Moments of Truth, è definito un RPG non convenzionale. In realtà è un gioco di avventura con combattimenti ritmici a colpi di musica, quasi un rhythm game, che deve moltissimo a Undertale ma che riesce, a modo suo, a creare un’identità propria e molto forte. Noi abbiamo indossato i panni di Rosso su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione (qui trovi invece la nostra recensione della versione per PC).
Everhood – un mondo magico pieno di personaggi bizzarri
Parlare della narrativa di Everhood è complicato. Questo perché si rischia di svelare troppo. Parliamo di un titolo ricolmo di messaggi filosofici, non per niente condividerà, se lo vorrai, alcune “verità assolute”. E le condividerà con te, giocatore. Ebbene sì, la quarta parete viene più volte sbriciolata e l’utente si ritrova più volte spiazzato, confuso, persino disorientato. Ma d’altronde il titolo è volutamente costruito in modo tale da farti vivere un’avventura magica tra umorismo, malinconia e tanto divertimento.
Ma procediamo con ordine. Iniziamo l’avventura assistendo a un furto. Un nasuto gnomo vestito di blu ruba un braccio di legno a quello che sembra essere un burattino fatto a pezzi. Ecco, poco dopo quel burattino si ricompone magicamente e scopriamo che… siamo noi. Un burattino muto, ammantato di rosso e che viene chiamato sia Pinocchio che Cappuccetto Rosso ma che in realtà non è nessuno dei due. E sì, scoprire chi è realmente Rosso è uno dei misteri principali che ci accompagneranno per tutta l’avventura (di una durata media fra le 5-6 ore se ti accontenti di assistere a un solo finale e noi lo sconsigliamo vivamente).
Ma i misteri da sviscerare in Everhood sono decisamente tanti e hanno anche diverse chiavi di lettura. Come sono diversi, appunto, i finali. Il titolo d’altronde prende spunto in più punti, primo tra tutti l’atmosfera e il rapporto con i personaggi, da quel titolone che è Undertale. Quindi sì, anche in questo caso il mondo di gioco è infarcito da personaggi decisamente unici, ben caratterizzati, folli, stravaganti e imprevedibili. Non mancano richiami ad altri media e all’immaginario collettivo con Nosferaetchiù o un piccolo vampiro che cambia costantemente nome.
Insomma il cast di Everhood colpisce per simpatia e crea anche una buona empatia, seppur meno potente e solida rispetto a quella di Undertale. Viene però enfatizzato molto il concetto di viaggio e soprattutto l’argomento della morte. Ecco quindi che un’avventura dai toni scanzonati iniziali che ci vede impegnati a recuperare il nostro braccio si trasforma in un evento decisamente più serio e con risvolti potenzialmente drammatici e sinceramente efficaci. In conclusione, la narrazione di Everhood funziona, colpisce, sorprende e diverte.
Balla che ti passa
Everhood è un gioco d’avventura in 2D con visuale isometrica che punta tutto su un sistema di combattimento che ricorda un rhythm game. Qui avremo cinque corsie alla Guiter Hero dove potremo muoverci, saltare o saltare in aria. Ogni mossa ha i suoi bonus e malus. Schivare a terra è più veloce mentre saltare ci assicura un’alternativa a più onde. Occhio però ai raggi nemici. Il gioco, infatti, ci chiederà per oltre tre quarti di avventura, di schivare i colpi nemici. Colpi a suon di musica, ovviamente.
Ogni scontro con i nemici, tutti stravaganti, con mosse di vario genere e scenari che mutano costantemente, è caratterizzato da una propria colonna sonora. E la musica si riflette sul campo con effetti visivi racchiusi in veri e propri proiettili. Ne esistono di varie tipologie quelli che colpiscono il pavimento, quelli a muro che non possono essere neanche saltati ma solo schivati lateralmente, altri a forma di teschio e altri continui che vanno a occupare verticalmente intere corsie.
Lo scopo è quindi quello di sopravvivere fino alla fine della canzone. Verso la parte finale del gioco, però, le cose si complicano. Otteniamo, infatti, la possibilità di catturare i proiettili chiari (quelli scuri sono incatturabili e possono essere solo schivati). Catturare due proiettili chiari dello stesso colore crea un proiettile “nostro” che possiamo scagliare contro il nemico o contro i proiettili muro nemici per infrangerli. Questo sistema, apparentemente semplice, racchiude in sé un livello di sfida terribilmente appagante e complesso. Non va assolutamente sottovalutato, già a livello “normale” può regalare momenti adrenalinici e impegnativi.
Il protagonista, infatti, è dotato di una barra di energia che una volta azzerata ci costringe a ripartire dall’inizio (salvo checkpoint). Everhood ha però dalla sua la possibilità di modificare il livello di difficoltà aumentando la velocità automatica di ricarica dell’energia vitale di Rosso. Questa si ricarica quando Rosso non subisce danni per determinati secondi. Ovviamente, esistono anche livelli di difficoltà più proibitivi e terribilmente impegnativi e appaganti.
Quando non si combatte, Everhood offre un tipo d’epslorazione molto gradevole e stiloso (oltre che vario). Ci sono personaggi con cui parlare, oggetti segreti e opzionali da svelare e anche qualche divertente mini gioco da scoprire. Andiamo dal Super Tennis SMEGA (SEGA sei tu?) che consiste nel riflettere tutte le palle lanciate dall’avversario senza mancarne neanche una. E che dire dell’episodio sui kart che rievoca in grande stile e con molta fedeltà i titoli arcade del passato? E non è tutto, Everhood è pieno di piccole chicche opzionali che arricchiscono la lore del gioco.
Quello che colpisce di più, però è la varietà di situazioni. Non solo sul campo di battaglia ma anche per quanto riguarda i vari mondi racchiusi nelle porte del mondo cosmico. Non mancano fasi dove dovremo schivare trappole, raccogliere oggetti per risolvere piccoli enigmi come una sorta di avventura grafica e tanto tanto altro. E se non ti dovesse bastare, il titolo offre ulteriori modalità extra come sfida ai boss e una gara arcade mirata al punteggio. Ma la storia principale rimane la portata principale e quella decisamente più gustosa forte anche dei diversi finali disponibili e di un new game plus con ulteriori aggiunte.
Grafica e sonoro
Graficamente Everhood o si ama o si odia. Il titolo ha stile ma è anche graficamente povero di dettagli. Eppure noi lo abbiamo amato. Il mondo è evocativo, funziona, vario, colorato e ben caratterizzato nella sua pochezza. Quel poco che c’è è al posto giusto. Gli sviluppatori hanno abusato del colore nero eppure il suo abuso risulta essere ingegnoso e ben amalgamato. Ancora meglio la caratterizzazione dei personaggi dotati di pixel a loro modo unici e caratteristici, oltre che divertenti.
Il sonoro è la vera chicca. Tracce magnetiche, ipnotiche, spesso elettriche ma con piano e violini improvvisi. C’è un po’ di tutto in quell’oceano acustico composto da tracce che sicuramente vorrai riascoltare. Ottimi anche gli effetti sonori ambientali. E da segnalare anche la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana che non lascia davvero alcuna scusa per non provare un titolo a sua modo unico e terribilmente divertente.