Evoland, l’evoluzione della specie.
Come ti accennavo nell’introduzione, possiamo descrivere entrambi i titoli della serie come una collezione di concetti relativi al game design presi attraverso decadi di videogames e incollati insieme per essere fruiti nello spazio di un singolo gioco.
Se Evoland 1 segue l’evoluzione degli adventure e degli RPG, iniziando dagli ’80 e proseguendo fino all’epoca PlayStation, Evoland 2 compie un ulteriore passo avanti aggiungendo altri generi come picchiaduro e sparatutto a scorrimento di stampo arcade.
Iniziamo entrambi i giochi partendo da una grafica più semplice possibile, grossomodo quella di un gioco per il primo Gameboy, e da comandi basilari; siamo in grado di muoverci in una singola direzione per volta. In breve riusciremo tuttavia a sbloccare dei veri e propri aggiornamenti nel gioco, come movimenti multi direzionali, suoni e la possibilità di interagire con l’ambiente.
Un vero ritorno alle origini, passo dopo passo insomma.
Pixel e Poligoni
Andare avanti e indietro tra i differenti aspetti del videogame è il tema portante della serie di Evoland, quindi è naturale aspettarsi che nelle trame dei giochi trovi spazio la tematica del viaggio nel tempo. Ognuno dei due titoli ha la propria storia, ma in Evoland 1 è molto labile e secondaria al gameplay mentre in Evoland 2 lo storytelling è più in linea con lo standard degli RPG alla Final Fantasy.
Allo stesso modo citazioni ai grandi classici sono ampiamente diffusi lungo entrambi i giochi e sicuramente strapperanno a più riprese un sorriso ai giocatori pù esperti.
In Evoland 2 vestiamo i panni di un eroe affetto da amnesia che uno strumento antico trasporta, insieme alla sua nuova amica, indietro nel tempo mettendo in moto eventi al di là della comprensione di qualsiasi persona normale. Proseguendo nel gioco le persone ci riconosceranno come il distruttore del mondo, ma non avremo idea del perchè; finchè viaggiando nell’arco di un secolo, conosceremo alcuni dei tragici eventi avvenuti che ci porteranno a chiederci se l’eroe della nostra storia è davvero il responsabile di tutto e quali possono essere le ripercussioni dei viaggi nel tempo sulla linea temporale di appartenenza.
Anche se la storia sembra molto semplice, quasi un cliché quando si parla di viaggi nel tempo, Evoland 2 la supporta con personaggi ben definiti e affidabili. Il tema dei viaggi nel tempo può diventare contorto e potenzialmente dannoso per l’intera trama, quindi tutto sommato svilupparlo con prudenza rende il tutto più semplice e godibile nel medio termine.
Il mondo di Evoland
Col proseguire dell’avventura, naturalmente, vengono sbloccate ulteriori aggiunte al mondo di gioco sotto forma di azioni disponibili e, talvolta, di una completa revisione del motore grafico; sicuramente una scelta molto interessante.
Come già detto entrambi i giochi iniziano con una palette di colori verdastra e limitazioni grafiche che ricordano l’epoca Gameboy proseguendo quindi verso una grafica tridimensionale più moderna, sebbene cartoonesca. Non c’è comunque da abituarsi troppo alla grafica più evoluta, in quanto entrambi gli Evoland spesso tornano ai design più vecchi, nell’arco del processo narrativo.
Questo continuo cambio di grafica è accompagnato da limitazioni nel gameplay, che possono essere di varia natura, così da movimentare costantemente il gioco.
Fermo restando che il gioco va affrontato in maniera diversa a seconda del punto della storia in cui ci troviamo, in massima parte si può accostare ai vecchi capitoli di Zelda,con i dungeon da attraversare e i puzzle da risolvere, fino alle meccaniche hack and slash. Gameplay che naturalmente non è costante durante tutta la partita, dal momento che prenderemo parte anche a battagie a turni in stile Final Fantasy, sezioni platform 2D fino ad avere a che fare con il gameplay tipico della serie Diablo.
Dovessi etichettare Evoland con un solo genere, direi che comunque è un action-adventure per la maggior parte del tempo, anche se Evoland 2 si avvicina di più ad un RPG tradizionale, pur con le sue sezioni sparatutto e picchiaduro..
A volere essere sinceri, Evoland 1 è più una macchina del tempo per il genere adventure/RPG che un gioco vero e proprio, proprio per il suo essere davvero rudimentale nelle meccaniche di gioco a dispetto dell’evoluzione nel corso dell’avventura.
Pur essendo un titolo estremamente breve, della durata di un paio d’ore, costituisce un unicum nel panorama videoludico, che consente al giocatore di toccare con mano una bella fetta della storia dei due generi di riferimento e va sicuramente elogiato per questa caratteristica.
Evoland 2, d’altro canto, è più in linea con un titolo tradizionale, di media durata. Pur applicando lo stesso concetto di andare avanti e indietro attraverso le varie tipologie di giochi, rimane un’esperienza più profonda.
Evoland 1 funge così da introduzione a cosa aspettarci nel secondo capitolo, dandogli la possibilità di oltrepassare molte delle cose più semplici già introdotte, potendo così concentrarsi su un migliore gameplay e su una trama più sostanziosa.
Entrambi i giochi valgono la pena di essere giocati per l’unicità che caratterizza ciascuno, in maniera diversa.
Di bit in bit
Della grafica abbiamo parlato in lungo e largo, costituendo l’essenza del gioco; in questa sede mi voglio limitare a ribadirne la bontà nell’accompagnare l’evoluzione della trama e nello strizzare l’occhio a titoli più o meno passati (qualcuno ha detto Professor Layton?)
Nonostante la grafica piacevole ed estremamente variegata, i problemi principali di Evoland, specialmente nel secondo capitolo, risiedono proprio nelle performance. Pur girando a 60 FPS per la maggior parte del tempo, ci sono alcuni momenti dell’epoca futura (ovvero i mondi poligonali) in cui il framerate inizia a zoppicare insistentemente, rendendo i combattimenti e le sezioni platform di questi momenti più lenti del normale.
Inoltre, sempre nel mondo del futuro, capita abbastanza spesso di finire fuori dalla mappa di gioco ed entrare in una porzione glitchata del gioco, obbligandoci a ritornare all’ultimo punto di salvataggio. Stessa cosa avviene durante alcune sezioni di combattimento, in cui non viene accettato alcun comando obbligandoci a ritornare indietro.
Non avviene talmente spesso da diventare fastidioso o preoccupante, ma un errore del genere sarebbe meglio non trovarlo affatto.
La colonna sonora non brilla particolarmente per innovazione, ma compie il proprio dovere di accompagnare il giocatore durante tutta l’avventura.