In un certo momento della mia vita da videogiocatore, la mia passione per il videogioco si è andata brutalmente a scontrare con quella per gli sport da corsa; questo avvenimento ha portato, nel corso degli anni e sulle relative generazioni di console, a farmi provare diversi racing game, alcuni simulativi (improntati al realismo) ed altri arcade (quelli più “caciaroni”).
Con l’articolo in questione, vorrei trattare più nello specifico la categoria dei racing game simulativi, prendendo ad esempio il recente F1 2020 (qui la nostra recensione) , ed in particolare analizzare quando la simulazione della realtà rischia di essere frustrante invece che divertente.
Ovviamente mi baserò su esperienze personali, ed invito te (così come ogni altro lettore) a partecipare alla discussione nei commenti che troverai alla fine dell’articolo.
La prima corsa non si scorda mai… o quasi
Accantonando le primissime esperienze con la serie di Formula 1 avute sulla PlayStation (PS1), è dal capitolo del 2013 che, saltuariamente, mi approccio alle simulazioni di corsa sui bolidi monoposto. Nello specifico ho giocato i capitoli: 2013, 2016, 2017, 2018 e l’ultimo capitolo F1 2020.
Non essendo mai stato un “Pro”, ed approcciandomi alla serie senza avere alcuna aspettativa o conoscenza sul grado di simulazione offertami, ho sempre trovato il prodotto di Codemasters estremamente impegnativo e poco fruibile al grande pubblico.
Non sto assolutamente parlando della qualità del gioco in sè, così come non condanno gli sviluppatori per voler offrire un prodotto che si avvicini quanto più possibile a quello reale.
Tuttavia, nel corso degli anni, dopo ogni sessione di gioco ai vari capitoli, non ultimo proprio F1 2020, non ho mai potuto fare a meno di desiderare una simulazione più permissiva; non intesa come più facile, bensì come meno punitiva.
Nel corso degli anni sono stati aggiungi gli aiuti alla guida, una difficoltà dei piloti IA altamente personalizzabile, diversi gradi di tolleranza in merito alle infrazioni al regolamento ed altre piccole opzioni; tuttavia, alcuni elementi non sono mai stati toccati.
Ad esempio, è letteralmente impossibile avere un controllo ottimale sul consumo delle gomme, oppure su quello del carburante, a meno che non si adotti esattamente lo stile di guida tipico della Formula 1.
Questa meccanica di gioco si traduce, almeno nelle mie partite e non solo su F1 2020, ad un costante deficit sulle prestazioni della macchina, la quale si ritrova troppo spesso con le gomme usurate prima degli altri piloti, mentre altre volte mi risulta impossibile terminare la gara per via del poco carburante rimasto nel serbatoio.
Il punto della questione si trova esattamente nella “soluzione al problema”; è infatti lo stesso gioco a fornirti le indicazioni sullo stile di guida ottimale da adottare, tuttavia questo ti costringe ad affrontare le sessioni di gara con una concentrazione tale da non farti godere quello che stai facendo.
Da qui la mia domanda:
“Un simulatore di guida deve farti sentire come un pilota, oppure deve farti essere un pilota”
Bassa difficoltà = poca soddisfazione / Alta difficoltà = molta frustrazione
Riprendendo il discorso sullo stile di guida con cui approcciarsi al gioco, vorrei subito chiarire come abbassare la difficoltà non sia un’opzione valida.
Come detto in precedenza, la difficoltà complessiva del gioco è altamente personalizzabile.
Tuttavia, mentre abbassare il livello dei piloti avversari per sopperire ad una mancanza propria del giocatore (banalmente, essere negato alla guida) serve a ridurre il GAP tra l’impegno nella partita ed il divertimento che ne deriva, rendere gli avversari più stupidi, semplicemente perché il gioco ci impone uno standard di guida che non vogliamo/riusciamo a tenere, perché risulta troppo impegnativo, rende il tutto assai frustrante, facendo sentire il giocatore incapace di avere una sfida soddisfacente solo perché si rifiuta di tenere costantemente alta la tensione.
Qual è il limite dei simulatori di guida nell’ambito dei videogiochi ?
Fermo restando che i dubbi espressi in questo articolo non si limitano alla sola serie di Formula 1, ma possono essere estesi (con criterio e conoscenza sui vari videogiochi) anche ad altri titoli simulativi: MotoGp, Forza Motorsport, Assetto Corsa, Gran Turimo ed altri; vorrei chiudere il cerchio con un’ultima domanda (e lascio sempre a te, lettore, l’onere di lanciare una discussione nei commenti):
“Quali sono i limiti che un simulatore di guida non deve superare, pena uscire fuori dalla definizione di videogioco, e quindi di prodotto con alto tasso ludico ? “