Fallout: New Vegas è un titolo action RPG del 2010 pubblicato da Bethesda Softworks, già sviluppatori di Fallout 3. Non molti sanno però che Bethesda non ha sviluppato questo titolo, che è stato affidato a Obsidian Entertainment, studio creato dai sopravvissuti di Black Isle Studios, i creatori degli originali Fallout. I primi due titoli della saga sono degli RPG isometrici a turni che poco condividono con le moderne iterazioni di Fallout. Dopo il successo di questi due capitoli gli sviluppatori si riuniranno per collaborare un’ultima volta al franchise che li aveva resi così famosi negli anni ’90, andando a creare Fallout: New Vegas, il videogioco migliore di sempre.
Molti potrebbero non essere d’accordo con quello che ho detto o quello che sto per dire, e va benissimo così. Spero però che questa analisi riesca a far aprire gli occhi ad almeno una persona o che invogli un singolo giocatore che non ha mai toccato New Vegas a provarlo, e a innamorarsene. Se tutto ciò succedesse potrò ritenermi soddisfatto. Anche per questa ragione la quantità di spoiler sul gioco sarà a livello rasoterra: raschierò a malapena la superficie e lascerò ai giocatori il piacere di immergersi in questo capolavoro.
Fallout 3 VS Fallout: New Vegas
Bando alle ciance, vorrei cominciare con uno dei punti più caldi prima di passare alla vera analisi: il dibattito che vede Fallout 3 sfidarsi contro New Vegas. Questo è un tema molto discusso nella community di Fallout e se ne parla da più di dieci anni. Fallout 3 nel 2008 è stato un successo, riprendendo il gameplay dei titoli The Elder Scrolls, dandogli una lucidata e rilasciando quello che da moltissimi è considerato il picco della saga. Il titolo fu sicuramente innovativo e ha gettato le basi per quelli che sarebbero stati i titoli successivi della saga, compreso ovviamente New Vegas. Dato che non voglio dilungarmi troppo voglio trattare un solo punto su questo argomento: la libertà di scelta. Ecco… in Fallout 3 non c’è. Non è possibile influenzare la storia in quasi nessun modo e il finale rimane invariato dalle nostre scelte. Basti pensare all’esempio più grande e “profondo” di scelta nel titolo, ovvero decidere di far esplodere Megaton con la testata nucleare. Il gioco ti offre l’opportunità di farlo, ma non giustifica la scelta in nessun modo. Una volta entrati in un saloon Mr. Burke ci avvicinerà e ci proporrà di far saltare la testata. È sicuramente interessante l’idea ma il giocatore non ha assolutamente motivo di farlo. È una scelta che non ha alcun senso da un punto di vista di roleplay. Nessun giocatore al primo playthrough farebbe una strage simile, perché semplicemente non ha motivo di farlo.
Parlando di Fallout: New Vegas, prendiamo ad esempio la missione in cui si deve decidere dove distribuire la corrente nella capitale di Vegas. Le scelte che ci vengono presentate sono tre: distribuire l’energia nella parte alta della città, distribuirla nei sobborghi dove la gente ne ha più bisogno, o distribuirla i modo omogeneo. La scelta più ovvia sarebbe distribuirla a tutti, e forse è anche vero, ma in questo modo nessuno avrà abbastanza energia per essere soddisfatto. Il titolo ha questo punto ci ha già dato abbastanza contesto per rendere valide tutte le scelte. Mandando l’elettricità nella parte “ricca” avremo il gradimento del governo e dei potenti di New Vegas, il che ci tornerà estremamente utile. Aiutando i più bisognosi invece il popolo ci sarà riconoscente e tutte le fazioni minori di Vegas potrebbero aiutarci facendoci dei favori. Il titolo da libertà di scelta concreta al giocatore, immergendolo in un mondo pieno di personaggi con delle motivazioni, vivi. Il 3 ci sbatte in un mondo con una storia predeterminata aspettandosi che il giocatore scelga la strada che gli sviluppatori hanno tracciato.
Vegas: un mondo organico
Il mondo di Fallout: New Vegas risulta sempre vivo e reattivo alle azioni del giocatore. Quasi tutti gli NPC hanno una personalità e una ruolo nel mondo di gioco, che sia minuscolo e insignificante o una colonna portante della trama. Il giocatore non si sente mai bloccato dal gioco e ha sempre la massima libertà di agire come meglio crede, questo perché il titolo è stato creato pensando a virtualmente tutte le possibilità e le scelte di un giocatore, anche il più fuori di testa che decide di giocare come uno psicopatico cannibale, e non sto esagerando. Un altro elemento che rende grande la narrazione di New Vegas è l’aspetto politico del titolo. Il gioco è stato creato avendo bene in mente la politica, che è un elemento importantissimo della trama, se non il principale. Non vuole farci riflettere sugli orrori della guerra e su quanto sia sbagliata perché non ce n’è bisogno. New Vegas interroga il giocatore chiedendogli come si può creare un mondo migliore. Forse bisognerebbe prendere ad esempio i grandi governi e imperi del passato, che hanno regnato sul mondo pre-atomico, per tornare ai fasti di un tempo. Ma d’altronde sono proprio quei regni che hanno portato il mondo a quello che è oggi: una distesa contaminata e radioattiva? Magari la soluzione migliore sarebbe spazzare via le ceneri del passato e cercare di costruire un mondo migliore di quello che era e tornare a prosperare come una nuova umanità. Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ed è proprio questo il bello. La risposta è nelle mani del giocatore, che deve pensare a cosa, secondo lui, renderà il mondo un posto migliore.
Obsidian Entertainment ha davvero messo il suo cuore dentro questo titolo, non mi è mai più capitato di vedere un team di sviluppo dedicare anima e corpo a un progetto in questo modo, l’unico titolo che si avvicina lontanamente è Red Dead Redemption 2. Ogni singolo angolo e buco della mappa ha qualcosa di interessante, e nonostante le dimensioni discrete di quest’ultima, non si ha mai un senso di dispersione. Non c’è quell’effetto che viene dato da praticamente tutti gli RPG in cui dopo aver completato il tutorial ci si dimentica della missione principale e si scorrazza liberamente per la mappa. Soprattutto nella prima metà del titolo il giocatore è portato a seguire una strada che in un modo o nell’altro gli fornirà nuove informazioni su quello che sta succedendo nel mondo, indipendentemente dal percorso che sceglie. Si ha un senso di coesione nel mondo di gioco, le persone che incontriamo hanno una storia da raccontare, delle vite e delle informazioni che potranno tornarci utili nella storia.
L’eredità del capolavoro
Davvero, niente è lasciato al caso: nella schermata finale, una volta che si completa il gioco, avremo un piccolo spezzone per ogni accampamento visitato, ogni persona che avremo aiutato o ferito… Sentiremo il peso delle nostre azioni sulle spalle e l’onore di aver aiutato delle persone e aver reso il mondo un posto migliore in cui vivere. Fallout: New Vegas è probabilmente il gioco con più finali mai realizzato: contando ogni singola variante possibile del finale del titolo si arriva a numeri virtualmente infiniti. Intendo dire che non basterebbe una vita intera a vedere tutti i finali del gioco. È incredibile la cura riposta in questo titolo ed è ancora più assurdo che sia stato sviluppato nel giro di diciotto mesi, e usando gli scarti del motore di Fallout 3. Per queste motivazioni moltissimi, ma davvero moltissimi contenuti sono stati tagliati, ad esempio un vero finale alla storia di Benny, uno dei personaggi che più si ama odiare nel gioco. Personaggio di cui purtroppo è recentemente venuto a mancare il doppiatore originale: Matthew Perry, famoso anche per aver recitato in Friends.
Davvero, potrei parlare di questo gioco per ore ma penso di aver espresso le mie idee a sufficienza e spero di essere stato chiaro con le mie parole. Come detto all’inizio non penso che tutti debbano essere d’accordo con me, ma vorrei che almeno una persona capisse quello che voglio esprimere con questa breve analisi, e che magari un nuovo giocatore che non si è mai avvicinato a questo titolo considerando la sua veneranda età, o che ha giocato solo i Fallout più recenti, possa immergersi in questo fantastico mondo e innamorarsene com’è successo a me quasi dieci anni fa, quando l’ho giocato la prima volta. Perché ancora oggi questo gioco mi fa venire voglia di rimetterci mano, riesplorando le terre desolate del deserto del Nevada, e vivere una storia coinvolgente che solo un grande capolavoro del cinema è in grado di raccontare.