Far Cry 6 è pari se non superiore ai suoi predecessori: sconfinato, esplosivo, forse ancora più irriverente di essi e certamente più ricco di volti d’eccezione (sebbene anche Far Cry 5 avesse un attore d’eccezione nella persona del canadese Greg Michael Bryk, che abbiamo visto di recente in azione nella serie televisiva Il simbolo perduto, tratta dall’omonimo romanzo del 2008 di Dan Brown).
Essendosi di recente ampliato con il suo secondo DLC dal sapore roguelite con protagonista lo sfavillante dittatore kyratese Pagan Min, Eneba ha pensato bene di proporre un’ottima offerta per la versione Ubisoft Connect (ancora volgarmente chiamato Uplay), che abbassa il prezzo dell’edizione base di Far Cry 6 del quarantotto percento.
Far Cry 6, la rivoluzione si fa con le armi
L’ambientazione di Far Cry 6 ritorna all’altezza dei tropici, ma invece dell’Oceano Pacifico di Far Cry 3 (2012) esploriamo l’isola caraibica Yara, ispirata, nella geografia, nelle vicende storiche e nella cultura, alla Cuba degli ultimi sessant’anni.
Protagonista è Dani Rojas, la quale (o il quale), nel tentativo di sfuggire alla vita oppressa che il regime dittatoriale di Antón Castillo impone al popolo yarano fuggendo clandestinamente verso Miami, storico punto d’arrivo di emigranti negli Stati Uniti d’America via mare provenienti da tutti gli arcipelaghi del Mar dei Caraibi, si ritrova quasi forzatamente ad unirsi al movimento rivoluzionario noto come Libertad, il cui fine ultimo è porre fine all’ultracentenario regime.
Tuttavia, la fazione non ha forze sufficienti per combattere in solitaria, e così tocca a Dani riunire gli altri gruppi di guerriglieri e guerrigliere sparsi per l’isola. Ciò la porterà ad incontrare nuovi alleati ma anche nuovi avversari in una lotta lunga e rocambolesca in puro stile Far Cry.