Si può migliorare drasticamente una struttura di gioco pur basandosi sui capitoli precedenti? Far Cry 6 risponde positivamente a questa domanda, sorprendendo per la capacità di non cambiare di fatto nulla rispetto i suoi predecessori, in termini puramente stretti, riuscendo al contempo a creare un mix nuovo, che funziona, che restituisce qualcosa di fresco pur richiamando al contempo la necessità di un vero rinnovamento.
Lo so, sembra il gioco degli opposti, ma Far Cry 6 arriva sul mercato carico di forti promesse, che vertevano soprattutto sulla voglia di dare agli appassionati l’episodio più grande, vario e divertente nella storia del franchise. Missione riuscita? Volendo rispondere velocemente posso dire assolutamente sì, ma l’analisi che segue fa il punto anche su ciò che esattamente non ha funzionato del tutto ed è destinato a continuare a non funzionare perseguendo questa strada.
Far Cry 6 – Recensione: La dittatura di Castillo
Far Cry 6 è ambientato sull’isola fittizia di Yara, ispirata un po’ alle vicende e anche alla geografia di Cuba, con un dittatore che ne ha preso il potere isolandola praticamente dal resto del mondo. Anton Castillo, interpretato dall’attore Giancarlo Esposito, noto per il ruolo di Gustavo Fring in Breaking Bad e Better Call Saul, è spietato e senza scrupoli, intenzionato a mantenere il potere e a tramandarlo al figlio Diego, che invece non appare particolarmente sicuro della cosa.
Noi interpretiamo il ruolo di Dani, di cui possiamo scegliere il sesso all’inizio della storia, che mentre cerca di fuggire dall’isola verso gli Stati Uniti in cerca di maggiore fortuna, viene intercettata (uso il femminile perché è stato il genere che ho scelto nella mia run) dallo stesso Anton, il quale fa strage degli amici e delle persone che la accompagnavano. Riusciti a sopravvivere, decidiamo di unirci a Clara e alla resistenza dei Libertad, intenzionati a liberare per sempre l’isola dalla presenza opprimente dei Castillo.
Il pretesto narrativo non è certo particolarmente originale, ma aiuta ad introdurre una sceneggiatura di buon livello, con dialoghi ben scritti e personaggi ben caratterizzati, che sembrano usciti fuori da una serie TV ambientata nel Sud America. In tal proposito, il mio suggerimento personale è quello di scaricare e utilizzare il doppiaggio in spagnolo, che dona maggior coinvolgimento in maniera coerente all’ambientazione.
La storia, va detto, non è indimenticabile, ma riesce ad intrattenere e dare ad un presupposto per proseguire nelle missioni principali in ogni situazione. Da segnalare in tal senso l’utilizzo di un sistema cinematografico per i filmati che aiuta ad essere coinvolti maggiormente alla storia, ma soprattutto il voler dare finalmente una voce al personaggio protagonista, che sia maschile o femminile: aspetto che contribuisce a donare una buona caratterizzazione.
Paradossalmente, come in realtà spesso accade nei casi di famosi attori che prestano la loro recitazione al mondo dei videogiochi, è proprio Anton Castillo a risultare alla lunga poco interessante e decisamente sprecato. Giancarlo Esposito fa certamente il suo per alzare il livello di tensione in certe scene, essendo peraltro particolarmente portato ad interpretare il ruolo del cattivo, ma nel complesso appare come una figura che compare solo ogni tanto, senza risultare indimenticabile.
Certo, è un problema che si lega inevitabilmente a quella che è la struttura di una produzione come Far Cry 6, che non punta certo alla narrativa ma a mettere il giocatore in azione il prima possibile. Rimane comunque una piccola occasione sprecata, specialmente per un attore del talento di Esposito che avrebbe potuto essere sfruttato molto meglio.
Far Cry 6 – Recensione: l’esplosione ritardata del gameplay
Voglio fare subito un discorso ben preciso sul sistema di gioco di Far Cry 6: non farti trarre in inganno dalle prime 5-10 ore. Mi rendo conto che si tratta di una indicazione particolare, ma devo dirti che il titolo Ubisoft ha sorpreso anche me quando mi sono reso conto che, giunti ad un certo punto della storia, il prodotto si apre e offre davvero tutto quello che ha da offrire.
La fase iniziale è fuorviante e rischia di restituire una sensazione che non appartiene per niente a Far Cry 6. Siamo di fronte indubbiamente ad un problema di game design, perché se un prodotto ti mette in difficoltà o comunque ti fornisce un’impressione errata di quella che è la sua offerta, rischia di stancarti e deluderti anzitempo. Questo perché tutta la proposta e le potenzialità della struttura ludica vengono rivelate e sbloccate solo dopo un certo punto dell’avventura.
Non ci si arriva molto tardi a dire il vero, ma già dopo aver completato le prime missioni potresti essere invogliato all’esplorazione e trovarti di fronte a un’offerta mozzata che sembra non far altro che replicare i precedenti episodi, con sensazioni ovviamente deludenti. Nel momento in cui invece si completa una certa missione che di fatto, si scopre poi, non è altro che la conclusione di tutta la fase iniziale della storia, ecco che Far Cry 6 esplode in tutta la sua potenza, mettendo sul piatto un sistema di gioco talmente vasto, vario e grande da lasciarti quasi senza fiato.
Il modus operandi, va precisato, è lo stesso degli altri capitoli della serie e in generale del sistema introdotto con Far Cry 3. Abbiamo una vasta area da esplorare, composta da varie zone da liberare tra basi, avamposti e posti di blocco nemici e diverse attività secondarie e terziarie con cui allietare il nostro soggiorno a Yara. Questo è lo schema, poi è come tutto viene sviluppato a rappresentare la vera forza di Far Cry 6.
Intendiamoci, non aspettarti una vera rivoluzione perché non siamo di fronte a nulla del genere. Come ho detto, la struttura ludica non fa altro che rispecchiare i precedenti episodi: tuttavia lo fa in modo intelligente, crea situazioni migliori e fa pesare meglio certi elementi piuttosto che altri, dando l’impressione che tutto quello che si fa non sia fatto tanto per riempire le ore, ma sia veramente funzionale all’intero mondo di Far Cry 6.
Questo bel discorso si traduce in primis in una migliore gestione di tutte le attività che non siano legate direttamente alla storia principale: le varie situazioni di raccolta delle informazioni, liberazione delle zone occupate dai militari della dittatura e anche piccole sub-quest sono disegnate in modo intelligente tale da non risultare ridondanti, perlomeno non sempre, e in ogni caso veramente piacevoli da giocare.
Il tutto non sarebbe stato possibile se non fosse stato combinato a una vasta gamma di opzioni di personalizzazione a disposizione del giocatore. Messo da parte il sistema che dava un peso eccessivo a caccia e pesca, come accadeva nei precedenti Far Cry, adesso il focus è praticamente centralizzato sulla massima customizzazione di armi, armature, oggetti di supporto e persino dei veicoli di trasporto.
Questa filosofia ha avuto il merito di creare un sistema infinito, pensato per mettere sempre in azione il giocatore in situazioni variegate e coinvolgenti. La raccolta noiosa e a tratti patetica di carni, pellicce e pesci, che rappresentava un punto discutibile dei titoli Ubisoft del passato, è quasi sparita. Perché è ancora possibile cacciare e pescare, ma è letteralmente diventato un passatempo, una cosa quasi marginale che non ha un grosso impatto sull’esperienza di gioco.
Vero, Far Cry 6 non lesina a chiederti delle pelli di animali da scambiare per ottenere oggetti utili al potenziamento dell’equipaggiamento: ma si fa decisamente prima a raccoglierli con tutte le altre attività a disposizione, una cosa che sposta gli equilibri verso sessioni di gioco più divertenti e coinvolgenti.
A contribuire a tutto questo interviene inoltre un level design intelligente, ben studiato. Lasciando da parte le missioni principali, che sono generalmente ben fatte e veramente divertenti, anche nella semplice liberazione di avamposti e posti di blocco si percepisce una cura nel dettaglio che già avevamo assistito in Assassin’s Creed Valhalla, giusto per citare un altro gioco Ubisoft. Ancora tanta roba in campo quindi, questo è vero, ma disegnata e sviluppata in modo decisamente migliore.
Far Cry 6 in fondo vuole funzionare come un enorme scatola sandbox. Le missioni, le varie attività, i piccoli incarichi secondari sono lì per essere completati. Il “come” svolgere è poi tutto un compito del giocatore, che può scegliere tra vari approcci ed equipaggiamenti per avere ragione dei nemici. Nulla di nuovo, vero, ma come dicevo va considerato tutto il discorso se abbinato all’intelligente level design degli studi Ubisoft di Toronto, con un’enorme mappa divisa in tre macro ragioni disegnata talmente bene da offrire varie opportunità di approccio.
Chiaramente, un sistema di gioco comunque vetusto non può che mostrare il fianco, specialmente sul lunghissimo andare, a qualche ripetitività di fondo. Tuttavia, Far Cry 6 riesce quasi a invogliare a completare tutto, proprio per quel discorso che si faceva in precedenza sulla stragrande varietà di situazioni e opportunità a disposizione del giocatore, inserito all’interno di un enorme parco giochi di videoludico con il solo scopo di puntare alla liberazione di Yara e dei suoi abitanti.
Specialmente se si gioca l’intera avventura in cooperativa con un amico, dove il gioco guadagna altri punti nella barra del divertimento. Una possibilità non indifferente che contribuisce a rendere ancora più coinvolgente l’esperienza ludica, senza snaturare inoltre la narrativa e l’atmosfera della produzione: la presenza di un secondo giocatore nelle missioni principali è praticamente sempre allineata a ciò che il titolo vuole raccontare.
Menzione d’onore infine per le Operazioni Speciali. Si tratta di missioni ambientate all’interno di una specifica location, con una sotto-trama definita e obiettivi ben precisi, in cui si accentua maggiormente la filosofia sandbox dell’intero Far Cry 6. Sono incarichi che ho apprezzato parecchio, ben studiati e calati all’interno di ambientazioni particolari e molto affascinanti, peraltro giocabili anche in cooperativa.
Un ulteriore modo per spezzare la routine e calarsi in qualcosa di “diverso” ma sempre uguale, che peraltro si allinea a un interessante sistema di gestione di gruppi di “bandidos”, che potremo liberare nel corso dei nostri viaggi all’interno dell’isola e reclutare per completare alcune missioni che ci daranno ulteriori risorse da spendere.
Far Cry 6 – Recensione: la next-gen può attendere
Sebbene sia più corretto definirla ormai current-gen, nel parlare degli aspetti tecnici di Far Cry 6 preferisco utilizzare il termine “next-gen” per capire cosa è mancato in questo senso alla produzione Ubisoft. Partiamo dal presupposto che si tratta di un progetto nato per la scorsa generazione di console: quindi, giustamente, il lavoro svolto su PlayStation 5 e Xbox Series X/S è stato quello di cercare di sfruttare le capacità delle nuove macchine per portare il gioco a livelli prestazionali elevati.
Ed è quello che in fondo succede. Su Xbox Series X, il sistema su cui ho effettuato la mia prova, Far Cry 6 offre un colpo d’occhio comunque notevole, nonostante l’età del motore grafico. Il sistema di illuminazione restituisce scenari mozzafiato che, abbinato a un buona riproduzione della vegetazione circostante e texture di alta qualità, non permette certo di lamentarsi sotto questo punto di vista: anche perché il tutto gira a 60 FPS senza problemi neanche nelle situazioni più concitate.
Il diavolo sta nei dettagli: la densità poligonale non è certamente paragonabile a quella di giochi pensati esclusivamente per l’ultima generazione, la qualità di effetti come le esplosioni non impressiona più di tanto e soprattutto l’intelligenza artificiale di nemici e alleati è ancorata ancora a vecchi schemi che spiace vedere nel 2021.
Quest’ultimo aspetto contribuisce ad alimentare la frustrazione per alcuni difetti di Far Cry 6 quando si gioca: i combattimenti sono divertenti, ma nel complesso non offrono mai un livello di sfida esagerato. Se non quando si viene circondati da un grosso numero di nemici: ma lì, appunto, è la quantità a prevalere e di certo non la qualità.
Sono cose che comunque era lecito aspettarsi in un certo senso, specialmente sotto il profilo della densità poligonale appunto del vecchio motore grafico: l’intelligenza artificiale è invece sicuramente deludente. E non si parla soltanto di combattimenti, ma come in generale tutti gli NPC si muovano nella mappa e reagiscono alle varie situazioni con cui si trovano a confrontarsi. Un modello a la “GTA” che ad oggi sarebbe il caso di svecchiare.
Il comparto sonoro si pregia infine di un ottimo doppiaggio in lingua inglese anche se, come detto in apertura, suggerisco l’utilizzo di quello spagnolo, altrettanto ottimo, per creare un maggior coinvolgimento. Manca purtroppo il doppiaggio in lingua italiana: un aspetto sorprendente in negativo, dato che i precedenti capitoli erano stati doppiati. La colonna sonora può vantare diversi pezzi di caratura latino-americana, sicuramente ben integrati visto il contesto.
Far Cry 6 è disponibile per PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S e Google Stadia.