Feather non è solo un gioco, bensì un’esperienza visiva e sonora.
Prodotto dallo sviluppatore di giochi indie Samurai Punk, Feather non ha grandi pretese: semplicemente, tu controllerai un uccello e volerai intorno a diverse isole, ammirando il bellissimo paesaggio attorno a te.
Non aspettarti conflitti, sfide, limiti di tempo o minacce di qualsiasi tipo, tutto ciò che dovrai fare è volare, volare e volare.
Feather: become a bird and fly around
Le ambientazioni sono create ad hoc per il tuo volatile, e potrai muoverti in qualsiasi direzione, fare piroette, planare, scendere in picchiata e addirittura gracchiare o cinguettare.
Non sono presenti tantissimi elementi con cui poter interagire, ma poter attraversare le nuvole, finire in una tempesta di neve, sfiorare l’oceano con la pancia e schivare gli alberi della foresta a ritmo di musica ambient, rende tutto particolarmente affascinante.
Feather, però, non ha una trama e nemmeno un obiettivo principale: infatti, sfortunatamente, dopo la prima mezz’ora di interesse e curiosità, il gioco inizia a perdere colpi.
Certo, ci sono diverse isole da esplorare, ma non vi sono missioni principali o missioni secondarie con cui il giocatore possa distrarsi.
In compenso, sono presenti diverse razze di uccelli da trovare in giro, in modo da cambiare aspetto e cinguettare qua e là. Oppure potrai trovare dei portali da cui passare che però cambieranno solo il brano musicale che stai ascoltando. Tutto qui.
La colonna sonora è ciò che manda avanti il gioco, forse il suo punto culminante, piena di bellissime melodie che aiutano a rilassare la mente e le orecchie. La rilassante colonna sonora ambientale ed effetti sonori è di Mitchell Pasmans, ed è composta da ben nove canzoni uniche, che danno al giocatore la possibilità di immergersi al cento per cento mentre si vola in giro.
I controlli di volo sono intuitivi, ma non bastano a risollevare le sorti del gioco
Guardiamo ora il lato tecnico.
I controlli di volo in Feather sono abbastanza buoni: visto che non vi è alcuna possibilità di perdere o morire, nel caso dovessi andare a sbattere contro un albero o altro, il gioco riavvolge il tempo per qualche secondo in modo da farti cambiare traiettoria.
Un aspetto che mi ha sorpreso è stato il multiplayer cross-play, che all’inizio mi è suonato un po’ strano: come su Journey, mentre si vola in giro puoi beccare (bel gioco di parole, vero?) altri giocatori che si trovano all’interno del tuo mondo, che volano in giro a fare le loro cose.
Probabilmente questo è stato l’unico modo per dare vita al gioco, dato che non sono presenti altre creature. Il massimo dell’interazione è poter cinguettare agli altri giocatori, di certo un’aggiunta particolare quanto limitata.
Una caratteristica che secondo me manca a Feather è una modalità PlayStation VR, come in Eagle Flight VR. Una modalità in realtà virtuale è una richiesta impossibile? Lo scopriremo in futuro.
Feather non è un gioco e non pretende di esserlo: è un simulatore di volo meditativo e basta
Samurai Punk ha deciso di immergersi in un mercato incredibilmente di nicchia, e anche se non c’è nulla di sbagliato a farlo, è stata sicuramente una sfida.
Okay, l’ambientazione è un piacere per gli occhi e la colonna sonora è innegabilmente interessante ma sfortunatamente l’esperienza non ne giustifica il prezzo. Feather ti dà la sensazione di essere una sorta di piccola demo o un test tecnico che lo studio ha deciso essere abbastanza buono per essere rapidamente trasformato in un gioco completo.
Non vorrei essere così severo, ma probabilmente Feather non avrebbe mai dovuto costare così tanto.
Per ulteriori informazioni, dai un’occhiata al sito ufficiale del gioco.