Proprio per questo motivo, in particolare, i videogiochi sportivi finiscono sempre sotto i riflettori, sia degli appassionati, sempre affamati di novità e di vedere premiata la loro fedeltà alla causa, sia degli “hater”, ansiosi di additare come un mero “more of the same” il nuovo capitolo del FIFA o PES di turno. C’è da dire che, nel caso specifico di alcune compagnie, il discorso sulla ripetitività e sulla scarsa volontà di rinnovarsi risulta più che veritiero, proprio come avviene nello specifico per EA Sports, che negli ultimi anni, complice anche un dominio assoluto rispetto alla concorrenza, ha finito per adagiarsi troppo sugli allori, limitando sempre il più possibile il lavoro svolto sui vari episodi, che man mano sono usciti nel corso degli anni. Quest’anno, però, la compagnia statunitense, forte anche dell’acquisizione della licenza delle coppe europee, Champions League in particolare, ha deciso di rimboccarsi le maniche, per offrire ai propri fan il prodotto che meritano. Le novità sono tante, sia strutturali sia in termini di offerta ludica, e tutte girano nella stessa direzione: migliorarsi senza snaturarsi.
Vogliamo subito fare uno spoiler bello grosso: l’obiettivo è stato raggiunto. FIFA 19 si presenta ai nastri di partenza della stagione videoludica in grande spolvero. Analizziamo con calma il tutto. Siete pronti? Palla al centro e calcio d’inizio!
Tralasciando per un attimo il discorso sulla Champions e sulla solita vagonata di licenze, quello che più risulta lampante in questa nuova edizione del calcistico targato EA Sports è, senza dubbio alcuno, l’esosa quantità di contenuti, a tratti quasi avvilente.
Per prima cosa, gli sviluppatori hanno deciso di reinventare completamente la, diciamoci la verità, totalmente inconsistente offerta ludica sotto il profilo delle partite veloci, in singolo o in compagnia, che la produzione offriva. Per questo motivo, la modalità “Calcio d’inizio” è stata completamente riscritta, arricchita di ben cinque modalità di gioco diverse e tutte divertenti più o meno allo stesso livello. Le modalità in questione sono: Tiri da lontano, una normale partita in cui però i tiri da fuori area valgono due e non uno (un po’ come nel basket), Sopravvivenza, in cui la squadra che realizza una rete perde un membro casuale della propria rosa, fino ad un massimo di 4 atleti (ad esclusione del portiere), Colpi di testa e tiri al volo, in cui valgono soltanto i goal realizzati, appunto, o di testa o con tiri al volo, Il primo a… modalità in cui, una volta scelto un tetto massimo di goal da raggiungere, vincerà il primo a raggiungere la meta e, dulcis in fundo, la modalità Niente regole, in cui, come dice il nome stesso, sarà tutto concesso, falli brutali compresi.
Risulta evidente leggendo queste righe che, sul piano contenutistico (senza contare le altre modalità di gioco), FIFA 19 si pone su un livello decisamente più alto rispetto rispetto sia alla concorrenza sia ai propri standard recenti, già di per sé molto elevati, sia chiaro. Chiaramente, le aggiunte sul piano dell’offerta ludica non si fermano di certo qui. Grazie all’acquisizione dei diritti della più grande competizione calcistica d’Europa, le novità si estendono a diverse soluzioni, tutte più o meno appetibili e rilevanti. Ovviamente, sarà possibile vivere l’esperienza della Champions League tentanto la scalata utilizzando la nostra squadra del cuore, sia attraverso la modalità apposita sia attraverso la Carriera, in cui la licenza è stata perfettamente integrata. Non soltanto: anche Ultimate Team, come promesso dagli sviluppatori, godrà di particolari vantaggi offerti dalla licenza in questione, come carte speciali e chicche varie, di cui però al momento non abbiamo ancora visto nulla.
Oltre a queste, tornano, ovviamente, tutte le altre modalità già presenti negli scorsi anni come la Carriera, il “Viaggio” (di cui parleremo più avanti), le varie competizioni online e tutte quelle legate al calcio femminile, di cui è presente anche il Campionato del Mondo, per un’offerta contenutistica veramente senza pari.
Di pari passo al grande lavoro svolto nell’arricchire il più possibile l’offerta in termini contenutistici, anche sotto il profilo del gameplay vero e proprio gli sviluppatori hanno fatto dei significativi progressi.
Rispetto alla scorsa stagione, ciò che subito risalta agli occhi, sul fronte della giocabilità, è senza dubbio la bontà e la quantità di animazioni aggiunte. Ogni gesto compiuto da uno dei vari atleti sul campo, specie quelli più famosi, è riprodotto con una fedeltà alla controparte reale senza eguali, ampliando così le possibilità in gioco al seguito di uno stop, di un passaggio veloce e così via. Grazie all’evoluzione dell’active touch system, che modifica il tipo ed il tempo di reazione dell’atleta una volta entrato in possesso della sfera, ogni movimento risulta sempre realistico e mai “ingessato”, offrendo così un’esperienza ludica fluida e divertente allo stesso tempo.
Per impreziosire il tutto, gli sviluppatori di Electronic Arts hanno introdotto un nuovo sistema di gestione delle “collisioni”, definito 50/50, che riesce a rendere ancor più realistico ogni scontro di gioco. Le parti del corpo, per intenderci, reagiranno in modo più credibile in seguito ad un contrasto o ad un rimpallo, amplificando così la possibilità di trovarsi di fronte a situazioni più casuali e sempre meno scriptate, ancora una volta nel tentativo di fare un ulteriore passo sulla via del realismo e della simulazione.
In questo senso, finalmente, anche la fisica della palla ha subito importanti cambiamenti. La sfera non risulta più leggerissima e completamente innaturale come prima, ma pesante (e grossa, non più una sorta di palla da tennis), che rimbalza con più credibilità e, soprattutto, che viaggia su traiettorie meno inventate e molto più realistiche.
Peccato, invece, per un ritmo di gioco sempre fin troppo forsennato e afflitto dall’ormai storico “effetto flipper” che, nonostante le aggiunte, non sembra voler abbandonare la serie. Per carità, rispetto soltanto già alla scorsa edizione, i passi avanti ci sono stati, ma avremmo gradito qualcosina in più sotto questo aspetto.
Che FIFA sacrifichi l’aspetto simulativo e realistico del calcio in sé, sull’altare di una spettacolarità sempre maggiore e scoppiettante ormai non è più un mistero. Quest’anno, complici anche le sopracitate aggiunte alla voce “Modalità di gioco” ed alcune aggiunte sotto il profilo del gameplay, EA Sports sembra volerlo gridare al mondo intero, svestendo quasi ufficialmente i panni, forse mai indossati in realtà, di un simulativo molto poco credibile.
A fomentare il fattore spettacolarità del titolo, oltre ad una cornice di pubblico incredibile, al ritmo frenetico e a tutte quelle cose che ogni appassionato di FIFA conosce bene, quest’anno ci pensa anche una nuova, spumeggiante, aggiunta: Il timed finishing. Questa feature ci consentirà, con la pressione del tasto di tiro una volta in più, successivamente alla prima, di lasciar partire conclusioni praticamente imparabili anche dal Curtois di turno, alimentando così la fame di spettacolo e genialità che il titolo porta con sé. Questa feature, però, va padroneggiata con cura e con molta calma. Per padroneggiare il nuovo sistema di tiro, di cui però possiamo fare tranquillamente a meno deselezionandolo dal menù opzioni durante il pre-partita, ci vorrà veramente tanto tempo e dedizione, dato il bassissimo margine d’errore di cui gode. Un semplice ritardo, anche di qualche attimo, infatti, può portare ad un tiro completamente fuori misura, che andrebbe a rovinare una splendida azione o a compromettere il punteggio al termine dei novanta minuti, motivo per cui sconsigliamo l’utilizzo della feature ai livelli più alti di difficoltà. Si tratta, in ogni caso, di un’aggiunta pensata apposta per i player più esperti ed avvezzi della serie, molto meno adeguata per i giocatori occasionali o che faticano, semplicemente, sotto il profilo delle tempistiche e della reattività ai comandi.
Proprio rifacendoci al discorso della spettacolarità e della “frenesia” generale del titolo, anche quest’anno il ritmo di gioco portato dagli avversari, specialmente alle difficoltà più elevate (da Campione in su per intenderci), è davvero indiavolato, condito da solito pressing asfissiante e da un’abilità quasi inumana nel leggere in anticipo passaggi, cross e tiri vari. Per questo motivo, affidarci alla finalizzazione a tempo, specialmente all’inizio, risulta un’idea sconsigliabile.
Altra novità in termini ludici, seppur un attimino meno rilevante, è quella dell’introduzione delle tattiche dinamiche. Con la semplice pressione dei tasti direzionali, infatti, sarà possibile cambiare tattica in corso d’opera (dopo averle selezionate nei menù di gestione della squadra), per cercare di sovvertire un risultato negativo prima che sia troppo tardi.
Anche in questo caso, sempre dal menù iniziale delle opzioni, sarà possibile decidere se rendere attiva o meno la funzione che, nonostante le poche opzioni selezionabili, risulta comunque un’ottima aggiunta e che rende più credibile ogni gara. Tutto questo, però, sempre considerando il fatto che FIFA 19 non è per niente diverso dai suoi precedessori: che sia il Real Madrid o il Liverpool, che ci troviamo di fronte il Bayern Monaco o la più modesta Lazio, sul campo cambia veramente troppo poco. Ogni squadra risulta quasi sempre la stessa, con azioni simili, mentalità simile e soluzioni offensive che quasi sempre sono riconducibili alle solite folate sulle fasce. Un vero peccato, sotto questo, importante, aspetto, che EA Sports sembra proprio non voler risolvere. Ci auguriamo sicuramente qualcosina in più nei prossimi anni, ma la strada intrapresa sembra promettere bene.
Tra le modalità più importanti delle ultime stagioni spicca, anche quest’anno, il Viaggio, arrivato alla terza ed ultima edizione. Quest’anno, la modalità “storia” di FIFA 19 ci darà la possibilità di impersonare non soltanto il protagonista storico Alex Hunter (che in ogni caso ci saluterà a fine stagione) ma anche la sorella Kim, stella del calcio femminile, ed il rivale storico Danny Williams.
Le tre storie sono saldamente legate tra loro e le varie scelte fatte andranno ad influenzarle a vicenda, lasciandoci quindi grande libertà d’azione. La modalità ci terrà impegnati per almeno dieci ore, nel corso di quattro capitoli tutti ben scritti e con una forte componente cinematografica. Durante la stagione, poi, il nostro Hunter proverà a tutti i costi a vincere la tanto agognata Champions, mossa chiaramente studiata ad hoc una volta ottenuta la licenza della competizione sopracitata, per sfruttarla il più possibile.
Per arrivare al traguardo, Hunter troverà l’aiuto di nuovi “Mentori”, calciatori con i quali formare un grande rapporto, utile a rafforzare alcuni parametri ed a migliorare la nostra forza in campo. Come al solito, poi, la modalità “storia”, anche in FIFA 19, non è semplicemente di contorno: diversi vantaggi, all’interno della modalità regina della produzione, Ultimate Team, verranno sbloccati una volta conclusa l’avventura di Alex Hunter e degli altri giovani calciatori, cosa che ne arricchisce enormemente l’importanza.
Dove EA Sports potrebbe tranquillamente non fare niente e fare comunque un successo spaventoso è sicuramente in quel di Ultimate Team, modalità regina della produzione e, ormai, quasi un gioco a sé.
Il successo della sopracitata modalità di gioco, copiata, imitata ed idolatrata da ormai mezzo mondo, è dovuto certamente non soltanto al grande impatto avuto sul mercato ludico in sé, ma anche al grande supporto con il quale ogni anno viene rivista, migliorata e bilanciata. Già la versione FUT 18, quindi dell’anno scorso, con l’aggiunta delle Squad Battles, aveva raggiunto praticamente la pace dei sensi sotto il profilo del single player (ma non solo); quest’anno EA Sports ha voluto pensare al fattore competizione, andando quindi a rivedere le Divisioni Online, spesso sbilanciate e frustranti più che mai.
Dite addio alla Divisioni, quindi: da quest’anno arrivano la Division Rivals. Queste ultime sono sì delle divisioni, ma vengono composte in base alla reale abilità del giocatore, il quale, dopo diverse partite di piazzamento, verrà posizionato in una o in un’altra fascia. Questa modifica, pensata per rendere il più equilibrato possibile ogni incontro, è certamente più che gradita, testimoniando ancora una volta le ottime intenzioni degli sviluppatori.
Per il resto, FUT 19 è molto simile (e menomale) al 18. Del resto: squadra che stravince…
L’aspetto più deludente della produzione, ormai diventato quasi un habituet negli ultimi anni, è il comparto grafico. Sia chiaro, il colpo d’occhio generale è mozzafiato, ma una volta scesi in campo ci si rende subito conto che qualcosa non torna.
In particolare, ci sentiamo di puntare ancora una volta il dito contro una realizzazione più che mediocre dei giocatori meno noti, purtroppo veramente fin troppi e anche parte di squadre di club importanti. Da tifoso laziale, per fare un esempio, non è facile mandar giù la presenza stentata di cinque-sei giocatori con fattezze reali e riprodotte fedelmente, per poi vedere un intero club con giocatori riprodotti nel modo più abbozzato possibile. Una mancanza grave, secondo il nostro punto di vista, a cui speriamo gli sviluppatori possano sopperire nelle prossime edizioni. Più in generale, comunque, è impossibile non constatare una realizzazione tecnica di buona fattura, ma che si mostra fin troppo simile alle precedenti edizioni.
Insomma, è chiaro che EA si sia soffermata su altri fattori quest’anno, ma ci saremmo aspettati qualcosina in più sotto quest’aspetto, anche per celebrare nel miglior modo possibile l’arrivo della Champions League. Niente da dire, comunque, per quanto concerne la realizzazione degli atleti più famosi appartenenti ai club più prestigiosi: la loro fedeltà alla controparte reale è eccellente, salvo in alcuni casi (vedi Higuain), cosa che da un lato ci lascia di stucco e dall’altro aumenta l’amaro in bocca nei confronti di una svogliatezza palese e palpabile da parte degli sviluppatori che, così facendo, si sono fermati per l’ennesima volta ad un passo dalla perfezione.
Chiosa finale sull’aspetto peggiore dell’intera produzione: la telecronaca. Pardo e Nava sono veramente fastidiosi e fuori luogo, ed ogni volta che sentiamo Pardo chiedere all’inviato da bordocampo “Matteo quanto manca per finire la partita”?, unica frase pronunciata per gli interventi sul campo, ci viene veramente da pensare se tutto questo sia veramente possibile o se si tratta solo di un brutto sogno. Detto questo, Pardo comunque si salva per la simpatia di cui la sua controparte reale gode, ma Nava no. Sempre fuori luogo e fastidioso, ci auguriamo con tutte le forze di non ritrovarlo anche nella prossima edizione. Altrimenti si va di telecronista spagnolo: “adelante adelante!”.