Final Fantasy 16 non è ancora stato rilasciato ed è già diventato un caso mediatico in ambito internazionale. L’Arabia Saudita è, tra le molte cose, tristemente ricordata per le continue violazioni dei diritti umani di primaria importanza in uno Stato che si possa definire democratico. In questo clima di restrizioni all’ordine del giorno, purtroppo anche il settore videoludico non resta esente da problemi.
A farne le spese è uno dei titoli più attesi dell’anno odierno nella lineup di Sony, ovvero Final Fantasy 16. In un post sull’account Twitter ufficiale della sua divisione videogiochi mercoledì, la Commissione generale per i media audiovisivi ha dichiarato che il gioco non era stato autorizzato per il rilascio nel Paese. Secondo il messaggio, il gioco è stato bannato perché contiene contenuti inaccettabili che Square Enix si è rifiutata di modificare.
“Per i fan di Final Fantasy 16, vorremmo chiarire che non è stato rilasciato nel Regno, a causa della riluttanza dell’editore ad apportare le modifiche necessarie“, si legge nel tweet. All’inizio della settimana, il supervisore generale del consiglio per i videogiochi, Hattan Tawili, aveva twittato riguardo alla situazione senza nominare esplicitamente il gioco.
“Purtroppo, dopo tutti i nostri tentativi negli ultimi otto mesi senza alcun successo, uno dei giochi più importanti e più grandi dell’anno sta per essere bandito a causa del totale rifiuto dell’azienda di modificare il contenuto per adattarlo alla regione. Certo, è chiaro all’azienda l’elemento che chiediamo di rimuovere, ma lo hanno messo in abbondanza senza motivo e si rifiutano di modificarlo”.
Non è chiaro esattamente quale contenuto del gioco ne abbia causato il divieto, ma a febbraio, lo stesso giorno in cui è stato revocato un embargo in anteprima per il gioco, tre scrittori del sito web saudita TrueGaming hanno pubblicato tweet vaghi che implicavano che un gioco in arrivo avesse contenuti LGBTQ+. Se si riferissero a Final Fantasy 16, questo sarebbe sicuramente considerato un motivo per vietare il gioco nella regione.
Final Fantasy 16 e non solo: l’Arabia Saudita investe nei videogiochi
Il divieto arriva mentre il Fondo per gli investimenti pubblici (PIF) dell’Arabia Saudita continua a fare una serie di investimenti nell’industria dei videogiochi. All’inizio di quest’anno il paese è diventato il più grande investitore esterno di Nintendo dopo aver aumentato la sua partecipazione nella società all‘8,26%. Nintendo ha precedentemente affermato che quando PIF ha acquistato la sua quota iniziale nella società, non era a conoscenza della transazione e ha appreso per la prima volta dell’investimento saudita solamente dalle notizie.
È stato infatti annunciato che Savvy Games Group, il publisher ufficiale con cui si muove l’Arabia Saudita per fare queste operazioni, ha acquistato Scopely per 4.9 miliardi di dollari. Si tratta di una compagnia che pubblica videogiochi mobile di grande successo, e che vanta titoli come Kingdom Maker, Marvel Strike Force e Scrabble GO.
PIF risulta fondamentale per l’obiettivo del principe ereditario Mohammed bin Salman di rendere l’economia saudita meno dipendente dai proventi del petrolio. Nel dicembre 2020, il fondo ha acquisito oltre 3 miliardi di dollari di azioni del produttore di Call of Duty Activision Blizzard, dell’editore FIFA Electronic Arts e della società madre di Rockstar, Take-Two.
Frenata dall’impossibilità da parte di Square Enix di modificare Final Fantasy 16 per il mercato arabo, quale sarà la prossima mossa da parte di PIF per rilanciare gli obiettivi economici di un intero Paese? Seguici per restare aggiornato su questa e molte altre vicende che ogni giorno toccano il fantastico mondo dei videogiochi!