Sviluppato e pubblicato da Square Enix, Final Fantasy VII Rebirth è un gioco di ruolo d’azione con fasi d’esplorazione simil open world e infarcito da un’infinita di mini giochi che aprono a loro volta a ulteriori generi videoludici. Noi abbiamo vissuto il sequel diretto di Final Fantasy VII Remake su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
Final Fantasy VII Rebirth dove eravamo rimasti?
Final Fantasy VII Rebirth è il sequel diretto di Final Fantasy VII Remake a sua volta, come da titolo, remake dell’omonimo capitolo nato nel 1997 e diventato uno dei più iconici e amato dell’intera saga Square Enix. Come abbondantemente approfondito nella nostra guida su cosa giocare prima di Final Fantasy VII Rebirth, questo nuovo capitolo espande e potenzia il progetto di Nomura e team.
Di base, gli sviluppatori affermano che chiunque può iniziare da questo capitolo ma, per chi volesse cogliere tutti gli spunti, i non detti tra i personaggi, il loro vissuto e la natura dei legami messi su schermo, noi suggeriamo calorosamente di giocare almeno a Final Fantasy VII Remake con l’ulteriore aggiunta del DLC dedicato a Yuffie.
In ogni caso, anche per i neofiti, ammettiamo che siamo lontanissimi dagli scogli che circondano la narrazione di titoli come The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel IV (qui la nostra recensione della versione per next-gen) e che quindi sì, volendo puoi iniziare direttamente dal Rebirth ma ti perderai tutto un background che il riassunto disponibile nella schermata dei titoli è incapace di riempire.
Detto ciò, se non hai giocato a Final Fantasy VII Remake e non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena, puoi fermarti qui in quanto potresti incorrere in qualche spoiler seppur faremo il possibile per contenerci. Insomma: spoiler alert!
Final Fantasy VII Rebirth apre le danze mettendo subito in chiaro la sua natura di prodotto in costante bilico tra il fedele rispetto del lavoro originale e il coraggio di raccontare qualcosa di nuovo (seppur timidamente in alcuni casi) e che possa sorprendere e incuriosire anche i veterani (e tra questi è inevitabile che a qualcuno non andrà bene). Le prime schermate sono un fedelissimo richiamo al titolo del 1997, pochi secondi e il personaggio in scena ci ricorda che le cose sono cambiate.
Sappiamo tutti chi è, lo vediamo persino sulla copertina del gioco ma eviteremo di citarlo direttamente. La sua presenza è comunque destabilizzante e allo stesso tempo galvanizzante. Ci chiediamo cosa sia successo, perché Cloud è privo di sensi. Perché sembra di vedere una scena già vista ma in un filone cronologicamente diverso? Questo è qualcosa di nuovo, qualcosa che vorremmo subito approfondire ma non possiamo.
La scena cambia, si va indietro nel tempo. Cloud e i suoi compagni sono fuggiti da Midgar ma sono ricercati. Si trovano a Kalm dove uno dei nuovi personaggi (tra l’altro ben caratterizzato) sembra essere incline a ospitarli nonostante gli innegabili pericoli. In queste stanze, il nostro eroe biondo è pronto a farci andare ancora più indietro nel tempo in un flashback dal forte sapore nostalgico.
Ci fermiamo qui. In effetti potremo continuare per ore elencando quanto il nuovo equilibrio narrativo di Final Fantasy VII Rebirth sia ammaliante nonostante alcune imperfezioni. Al netto di alcuni personaggi sopra le righe (Yuffie) ma comunque coerenti con la propria versione del passato, è difficile riscontrare difetti nel canovaccio imbastito da Square Enix. Merito soprattutto dell’attenzione data ai legami relazionali e rispettiva crescita.
L’unico reale scoglio è nel progetto in sé, nella volontà di raccontare qualcosa di nuovo. E questo stesso scontro è parte integrante del titolo che va a recuperare i fili srotolati in Final Fantasy VII Remake, provando a darne nuova forma e coerenza, una logica Nomuriana che per alcuni potrebbe stonare ma che a conti fatti regala un’esperienza inedita e potente. Final Fantasy VII Rebirth è in bilico tra una storia del passato e una storia nuova e come tale va vissuto. Nonostante gli inevitabili confronti col passato, parliamo di un’ottima storia capace di coinvolgere e trascinare. Ma è anche una storia facente parte di una trilogia al cui capitolo finale spetta il gravoso e difficile compito di dare una nuova, memorabile e degna conclusione.
Un gameplay che crea assuefazione
Una volta iniziato a giocare a Final Fantasy VII Rebirth è difficile smettere. Più volte ci siamo ritrovati a pensare “ancora un’ora e poi basta”. Eppure… fermarsi è sempre stato difficile. La colpa è di un gioco di ruolo d’azione studiato nei minimi dettagli e che riesce, grazie a una notevole varietà di attività, location, nemici e situazioni (ludiche e narrative) a non stancare praticamente mai. Il ritmo di gioco è semplicemente perfetto ed è consegnato nelle mani del giocatore che viene morbidamente tempestato di attività e lasciato libero di giostrare ogni cosa coi suoi tempi. E credici, c’è davvero un mondo immenso da esplorare, vivere o anche semplicemente ammirare. Ma procediamo con ordine.
Iniziamo dall’esplorazione. Final Fantasy VII Rebirth è diviso in macro aree molto ben variegate e piene zeppe di cose da fare. Nell’esplorare, indosseremo i panni di Cloud e su schermo saranno sempre visibili i nostri compagni (quale che sia la conformazione del team in battaglia).
Esplorare è divertentissimo. Oltre a camminare e correre, Cloud e compagni possono scalare determinate pareti in stile simil-Uncharted seppur automatico (basta localizzare degli appigli e puntarli). Cloud, infatti, non è dotato di un tasto per saltare ma premendo il tasto cerchio può scavalcare ostacoli di vario genere. Non mancano scale, pali da cui scivolare, piattaforme di vario genere e tanto altro.
D’altronde basta dare uno sguardo alla vasta e dettagliatissima mappa per capire l’immensità di occasioni a nostra disposizione. Tra l’altro, spesso la mappa ci fornisce indicazioni utili su missioni principali, secondarie e sulle mete degli incarichi. Inoltre, con l’introduzione del chocobo, potremo anche attivare le fermate (sistemando i pali abbattuti e localizzabili inseguendo dei buffi e coccolosi baby chocobo) e sfruttare le panchine (su cui puoi recuperare PM e PV del team ma occhio, le panchine consumate per essere utilizzate consumeranno un cuscino).
Abbiamo citato il chocobo perché questo lo otterrai nelle prime fasi di gioco ed è un elemento essenziale sia per procedere nell’avventura principale sia per vivere al meglio l’esplorazione di Final Fantasy VII Rebirth in tutte le sue sfumature. Il chocobo, infatti, non è solo un comodo mezzo di trasporto (con tanto di corse dedicate), ma ti permette di eseguire determinate azioni. La prima è quella di fiutare e localizzare oggetti nascosti non appena su schermo appare un indicatore col punto interrogativo. Proseguendo nell’avventura, cambierai anche tipo di chocobo (questi sono legati all’area/regione e quindi, se cambi area, dovrai catturarne uno nuovo). Banalmente, nella seconda area, troverai un chocobo in grado di scalare determinate pareti grazie alle sue possenti zampe.
Per avere il chocobo, però, dovrai appunto catturarlo. Il mini gioco di cattura di gioco è un puzzle game stealth ingegnoso e divertente, seppur elementare. Si tratta di raggiungere il chocobo “obiettivo” senza farsi sgamare dagli altri chocobo, sfruttando l’ambiente circostante (come l’erba alta) o distraendoli lanciandogli pietre (da raccogliere nella medesima area). Inoltre, i chocobo catturati possono essere personalizzati scambiando piume dorate (ottenibile, ad esempio, sistemando le fermate chocobo) all’interno dei ranch.
In tali ranch, col tempo, sbloccherai anche il viaggio inter-regionale che ti permette di spostarti comodamente da una regione all’altra. Il viaggio rapido nella stessa regione tra fermate chocobo e/o punti di interesse precedentemente visitati, può essere effettuato comodamente dalla mappa.
In ogni regione, oltre al chocobo di riferimento da localizzare e catturare, ci sono una serie di missioni dedicate. Le prime sono gli incarichi da tuttofare che troverai nelle bacheche delle varie città e che riguardano vari personaggi del posto. Una volta accettato l’incarico, apparirà il punto di riferimento sulla mappa e il segnalino sulla mini-mappa. Soddisfare tali incarichi comporta, oltre a ricompense, anche ad aumentare la simpatia con gli altri membri del team e anche il livello della squadra.
Se la squadra è affiatata , il suo livello aumenta e questo porta a sbloccare nuove abilità personali all’interno dei manuali di combattimento. Per influire sulla simpatia del team, oltre ai già citati incarichi, potrai conversarci in determinati momenti, fornendo loro la risposta migliore (in questi momenti è quasi essenziale conoscere ciò che è successo nel capitolo precedente del gioco).
Oltre agli incarichi, presto incontrerai Chadley che ti fornirà un aggeggio meccanico con cui ti disturberà più e più volte, aggiornandoti sulla lore del posto e su segreti più o meno inediti. A conti fatti, si tratta di una serie di missioni divise per regione con tanto di percentuale globale di completamento e che variano dal combattimento alla raccolta passando per specifici minigiochi e sottotrame divertenti.
Tra queste missioni, del tutto opzionali, ci sono le immancabili torri da riattivare con cui sbloccherai degli indicatori sulla mappa delle varie missioni “dossier” in stile Assassin’s Creed. Uno dei dossier è quello legato al combattimento con le zone di caccia, dei particolari nemici che potrai affrontare in scontri leggermente più difficili e senza la possibilità di fuggire.
Questi scontri però si caratterizzano per una serie di condizioni (come completare la sfida prima dello scadere del tempo) che dovrai soddisfare per ottenere le valutazione piena e l’aggiunta di nuove ulteriori sfide nel simulatore di Chadley (dove potrai eseguire varie sfide e anche svolgere lotte tutorial). E parlando di simulatore, per agevolare le sfide Esper, dovremo prima trovare i relativi santuari. Si tratta di particolari zone sperdute localizzabili distruggendo dei relitti (detti pietre guida) e liberando la luca indicatrice.
I santuari attivano la mappa mnemonica, un minigioco simil rhythm game dove dovrai memorizzare posizione e il tipo di tasti in un cerchio. Ovviamente, dovrai avere il tempismo giusto in fase di sincronizzazione. Se il minigioco riesce, otterrai un debuff per la sfida contro l’Esper e un potenziamento per la sua futura invocazione.
Altra divertente attività legata al buon Chadley è la casa Moguri. Questo edificio a forma di fungo (un saluto ai Puffi) apre uno spiraglio in un mondo fatato dove i Moguri si sono ribellati. Il tuo scopo è quello di recuperare i Moguri capricciosi e ricondurli nel recinto di casa loro (tipo le mucchine di Spyro). Dovrai però sopravvivere ai loro scherzi e attacchi perché bastano tre colpi e dovrai rifare la sfida.
Per fortuna, oltre a inseguirli e farli scappare verso il recinto, alcuni di loro potrai metterli fuori gioco con le loro stesse trappole e potrai raccoglierli con la forza, sfruttando un limite di tempo per trascinarli prepotentemente a casa. Una volta raccolti tutti i Moguri, il minigioco finisce e si aprono le porte dello store a tema. Qui potrai scambiare le medaglie Moguri (ottenibili dagli oggetti che trovi in giro per la mappa e che puoi distruggere a colpi di spada) con oggetti inediti e rari. Più negozi Moguri sbloccherai, più l’assortimento aumenterà.
Altra attività legata a Chadley sono i punti di scavo, zone particolari piene di tesori in cui è essenziale il già citato fiuto del Chocobo. Abbiamo poi le sorgenti vitali, luoghi d’interesse che potrai localizzare seguendo il volteggiare elegante di un hoho che fungerà da guida. Ma non finisce qui, più missioni farai, più Chadley rivelerà nuovi missioni come sfide ancora più complesse o particolari zone da esplorare.
Eppure, a spiccare con prepotenza sono i vestigi, particolari oggetti che per recuperare dovrai soddisfare una serie di episodi narrativi. Sono a tutti gli effetti una serie di sottotrame varie e ben raccontate, spesso umoristiche e che rafforzano la varietà del ritmo di gioco. Basti pensare che è qui che (ri)scopriamo Forte Condor, un vero e proprio tower defense strategico che potrebbe benissimo essere un gioco a parte.
Discorso analogo per la Regina Rossa (qui trovi il nostro approfondimento), un gioco di carte scollegato alle richieste di Chadley e che apre un percorso narrativo e ludico parallelo con carte da collezionare, strategie da provare e riprovare e un mondo simil card game vasto e appagante e che crea forte, fortissima assuefazione.
Ultima nota sull’esplorazione è tutta per i molteplici (sono tantissimi) materiali che potrai trovare e raccogliere in giro. Questi sono essenziali per le trasmutazioni.Dal menù principale potrai, infatti, creare oggetti utilizzando i materiali indicati nel apposite istruzioni. Ogni creazione nuova ti farà guadagnare dei punti esperienza che, insieme a nuovi chip TM amplieranno il catalogo di trasmutazioni con oggetti sempre più unici e rari.
Un combat system a cinque stelle
Se l’esplorazione è tanto vasta quanto varia e divertente, lo stesso si può dire del combat system. Abbandonati i turni, Final Fantasy VII Rebirth si sposa a un gameplay più action e immediato che unisce la spettacolarità alla strategia in un risultato appagante, vario, stratificato e soddisfacente.
Basti pensare che ogni personaggio ha un suo personale set di mosse e abilità, a loro volte potenziabili ed espandibili. Prima di approfondire i dettagli del combat system, ti ricordiamo che una volta in battaglia potrai cambiare velocemente e liberamente i personaggi del team passando da uno all’altro grazie ai tasti direzionali. Potrai anche impartire loro diversi comandi da un pratico menù a comparsa.
Lo stesso menù da cui puoi utilizzare abilità, magie o le varie sinergie. Se equipaggiata una materia di evocazione, contro i nemici più temibili potrai assistere anche al suo risveglio. Questo consiste nella comparsa di una barra che si riempie gradualmente e che, una volta riempite, permette di evocare l’esper della materia equipaggiata.
L’Esper agisce autonomamente e per un periodo di tempo limitato ma potrai comunque intervenire e sfruttare la barra ATB per impartire comandi mirati e sfruttare al meglio la sua presenza. La barra ATB si riempie man mano che combatti ed è la base per poter utilizzare magia e abilità. Ognuna di queste richiede da una a due barre ATB.
Ci sono però determinate azioni come quelle sinergiche che non richiedono alcun costo ATB ma, anzi, ne ricaricano la barra. Queste si attivano mentre sei in posizione difensiva e variano in base al personaggio attivo e al resto del team in campo (la prima attivazione di tale azione andrà anche a influire sul valore della simpatia). Le azioni sinergiche possono essere di diverso tipo e richiedere quindi diverse azioni come la pressione ripetuta di un tasto per mosse combo o pressioni prolungate per attacchi più forti e mirati.
Un elemento per avvantaggiarsi sul nemico è la barra di stremo. Questa è visibile sotto i PV del nemico e una volta riempita lo va a rendere temporaneamente vulnerabile, agevolando (in quel lasso di tempo) la crescita della propria barra ATB utilizzando le abilità individuali. Lo stremo è preceduto da un’altra fase detta di tensione. Per agevolare nel riempimento di tale barre suggeriamo calorosamente di sfruttare l’analisi che permette di studiare il nemico e svelarne i punti deboli.
Stremando il nemico e subendo una serie di danni, andrai a riempire un’altra barra denominata “limite”. Una volta al massimo, potrai sfruttare le abilità limite che non consumano ATB e ti offrono vantaggi di vario tipo.
Se le magie e le abilità dei vari personaggi sono abbastanza standard, quelle sinergiche splendono per scenicità e stratificazione. Prima di tutto, per usarle, dovrai riempire la relativa barra usando abilità con un piccolo simbolo dedicato (esistono anche simboli per le abilità aeree, ecc.). Una volta che entrambi i personaggi hanno la barra sinergica richiesta completa, potrai attivarne l’abilità sinergica. Oltre a infliggere notevoli danni senza spendere ATB, le abilità sinergiche possono avere effetti specifici aggiuntivi come aumentare il livello delle abilità limite, annullare temporaneamente il costo in PM delle magie o prolungare la durata dello stremo dei nemici. Occhio però, usare la stessa abilità sinergica ne incrementa il costo in termini di rispettiva barra, quindi non abusarne.
Come puoi vedere, il sistema di combattimento è enormemente stratificato ma terribilmente divertente e appagante, soprattutto a livello avanzato. E a esso va aggiunto parallelamente il sistema di personalizzazione e potenziamento dell’equipaggiamento e la gestione delle materie.
Ogni equipaggiamento ha una serie di slot per equipaggiare le materie che possono anche essere, in alcuni casi, legate fra loro per ottenere ulteriori bonus. Le materie possono fornire bonus alle statistiche, sbloccare magie o abilità. Inoltre, più le si utilizza, più salgono di livello incrementando la propria efficacia e potenza.
Anche le armi hanno una propria espansione in quanto, con l’utilizzo, anch’esse possono salire di livello, migliorandone le caratteristiche e attivando, potenziando e personalizzando le relative prerogative (siano esse offensive, difensive o bilanciate). Per i più pigri, potrai impastare le prerogativa anche in automatico e ci penserà il gioco a potenziarle per te man mano che progrediscono.
Cambiare arma significa quindi non solo cambiare set per le materie ma anche cambiare tipologia di prerogative oltre che caratteristiche di base (che vanno a influire le statistiche del personaggio). Cambiare arma e migliorare più di un set è quindi una buona soluzione per essere pronti potenzialmente a tutto. e parlando di caratteristiche dei personaggi, questi possono essere potenziati con i manuali di combattimento dedicati.
Ampliare i manuali di combattimento è essenziale per espandere le capacità dei vari personaggi. I nuclei di espansione contenuti ne manuali, infatti, permettono, una volta sbloccati, di ottenere nuove abilità e sinergie per attacchi combinati oltre a poter migliorare i parametri individuali. Sta a te decidere come investire i punti espansione di ogni personaggio.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Final Fantasy VII Rebirth regala scorci fenomenali e il livello grafico di personaggi e creature è decisamente elevato. Gli interni degli edifici mostrano una cura quasi certosina, nonostante inevitabili ricicli di mobili e oggettume. Lodevole la struttura delle città, vaste e liberamente esplorabili, così come il lavoro svolto sui vari personaggi non giocabili, ben differenziati tra loro nonostante alcune similitudini.
Il lavoro svolto è di buon livello e quantitativamente immenso, considerando la vastità di alcune aree e i caricamenti praticamente quasi nulli. Anche le animazioni sono credibili e i combattimenti mostrano una fluidità che riempiono gli occhi di gioia. Ma c’è un “ma”. Il titolo ha due modalità grafiche, la prima detta “Grafica“, quella suggerita (tanto dal gioco quanto da noi) avvantaggia il versante grafico (i tanto agognati 4K) ma viaggia a 30FPS. Si nota? Abbastanza ma comunque passa decisamente in secondo piano rispetto a tutto il resto.
La seconda modalità grafica si chiama “Prestazioni” e raggiunge i 60FPS stabili ma sacrifica l’impatto estetico che diventa meno dettagliato, scontornato e più fumoso, quasi scolorito/offuscato. Ammettiamo che ci ha deluso molto e non l’abbiamo praticamente mai utilizzata preferendo di gran lunga il colpo d’occhio grafico. Bisogna comunque segnalare che Square Enix ha già annunciato un update per la modalità “Prestazioni”, ben consapevole delle sue criticità.
Il sonoro di Final Fantasy Rebirth è pura goduria acustica. Le colonne sonore recuperano le tracce del titolo originale e le remixa, le adagia su sonorità più moderne, ora elettroniche, ora più epiche e rumorose. La stessa sinfonia, famosissima, dedicata ai chocobo ha più di una trasformazione in perfetto equilibrio fra nostalgia e modernità e in piena coerenza con l’anima stessa del titolo.
Positivo anche il doppiaggio, sia inglese che, soprattutto giapponese. Lodevole e sempre apprezzata la presenza dei sottotitoli in lingua italiana anche se tocca fare un appunto. Soprattutto se giocato col doppiaggio in inglese, noterai facilmente che spesso, troppo spesso, testo e voce non combaciano cambiando spesso l’intero contenuto della frase. Per fortuna si tratta di frasi “accessorie” come esclamazioni di stupore o disappunto ma per chi mastica bene l’inglese, la differenza sarà lampante e anche un pochino fastidiosa.