Le novità che Final Fantasy XIV ha presentato durante questi ultimi mesi sono state corpose e numerose. Tutto ciò ha portato una schiera di nuovi fruitori a dare una possibilità all’ultradecennale MMO, la cui popolarità non fa che crescere dopo un lungo periodo sul quale ha potuto contare solo su quella moltitudine di fedelissimi che è riuscito a tenere con sé nonostante la sua età. Una settimana fa si registrava addirittura la vertiginosa cifra di 47.000 giocatori attivi contemporaneamente.
Ebbene, Square Enix sembra aver compiuto il proprio dovere fin troppo bene, tanto è vero che nelle ultime ore si è verificato un fatto più unico che raro che ha coinvolto lo store della casa videoludica giapponese: quando si cerca di acquistare una copia digitale di Final Fantasy XIV Complete Edition (la versione del gioco completa di tutti i DLC finora rilasciati) si finisce su una schermata d’errore (un roadblock internautico, per l’esattezza) che rende necessario ritentare l’operazione.
Tale intoppo è per l’appunto dovuto al mastodontico afflusso di acquirenti sullo store ufficiale, tutti impazienti di accaparrarsi uno dei virtualmente infiniti codici PC e PlayStation 4 del titolo. Questa insolita eventualità ha costretto Square Enix ad optare per l’implementazione di una waiting list (un sistema tristemente familiare a chi ha tentato di acquistare una PlayStation 5 fin dalla sua uscita).
Final Fantasy XIV, un esempio su cui riflettere
Il sold out telematico di Final Fantasy XIV ha involontariamente confermato le parole del filosofo greco Eraclito quando affermava: “Panta rei” (“tutto scorre”), intendendo che ogni elemento di questa realtà è in continuo mutamento. L’arte videoludica non fa eccezione: cambiano i videogiochi, cambia il modo di creare videogiochi, cambia la community intorno ai videogiochi, la quale spesso si dice sia (rimanendo in termini filosofici) il motore mobile di questo mondo che noi tutti amiamo.
Non si tratta certamente dell’unico caso di titolo tornato alla ribalta o comunque rivalutato, basti pensare a qualche esempio occidentale come il controverso Assassin’s Creed Unity (2014). Quest’ultimo titolo, accolto con la (giusta) rabbia dei fan per aver acquistato quello che in seguito Ubisoft ammise non essere un prodotto completo, oggi viene osannato come uno dei migliori capitoli della saga di Assassin’s Creed in termini di grafica e parkour.
Augurandoci che queste code virtuali scompaiano o quantomeno si accorcino il prima possibile, bisogna solo fare tanto di cappello a Square Enix per aver dimostrato con i fatti un grande amore per il suo ormai storico MMO.