È difficile vedere al giorno d’oggi una community di giocatori reagire compattamente a scelte di bassa qualità degli sviluppatori di un gioco, specie se parliamo di colossi come World of Warcraft e Final Fantasy XIV Online.
Quando si parla delle microtransazioni, per esempio, sono in molti a lamentarsi della loro esistenza e di come spesso i giochi diventino pay to win mascherandosi dietro realtà free to play; però è un meccanismo lucrativo e non c’è abbastanza disaccordo o organizzazione da parte delle varie community per poterne contrastare il fenomeno. Ma non è sempre così.
È un tema controverso, ma in alcuni casi, quando si scontra con uno sviluppatore che non presta orecchio alle sue domande, una community è capace di organizzarsi e ribaltare la situazione a proprio favore. E di solito, a guadagnarci è un terzo contendente.
World of Warcraft e Final Fantasy XIV Online: tra i due contendenti, il terzo gode
Come molti hanno riportato, ieri Square Enix ha dichiarato di aver “esaurito” le copie digitali di Final Fantasy XIV Online. Non è che le abbia davvero esaurite, ma l’improvviso picco di acquisti ha costretto gli sviluppatori a rallentare le vendite per permettere ai server del gioco di stabilizzarsi al nuovo afflusso di giocatori.
Com’è potuto succedere tutto questo? Beh, se hai seguito le ultime controversie di World of Warcraft, la faccenda potrebbe rivelarsi più semplice e al tempo interessante di quanto sembri: Blizzard si trova in questo momento intrappolata nel fuoco incrociato della propria stessa community per aver rilasciato un aggiornamento a World of Warcraft: Shadowlands a dir poco deludente, sia dal punto di vista dei contenuti sia da quello della trama.
Molti hanno identificato nel personaggio di Sylvanas il catalizzatore di questo declino che il gioco ha subito, e l’ultimo video cinematico è stato inondato da così tante valutazioni negative che Blizzard lo ha tolto dall’elenco di Youtube nella speranza di limitare i danni.
L’altro fronte aperto riguarda la personalità di Asmongold, il più noto influencer e streamer di World of Warcraft, che da tempo si è eretto a sorta di rappresentante della community e intermediario per il malcontento dei giocatori.
Finora Blizzard non è sembrata particolarmente ostile nei suoi confronti, ma quando questi ha iniziato a manifestare il proprio interesse per la campagna pubblicitaria lanciata da Square Enix per il proprio MMORPG, ecco che alcuni membri del team di WoW si sono sbilanciati e manifestato apertamente il proprio disprezzo nei confronti dello streamer.
L’esodo è stato così repentino che probabilmente nemmeno Square Enix se lo aspettava, di qui l’improvvisa penuria di codici di accesso al loro gioco.
La morale? Non importa quanto fidelizzati siano i tuoi clienti/giocatori: se li bistratti troppo questi troveranno un altro tutore in un battibaleno.