Sviluppato da Tonguc Bodur Private Company insieme a EastAsiaSoft e pubblicato dalla sinergia di entrambi, Finding the Soul Orb è essenzialmente un walking simulator medievale con rudimentali elementi da sparatutto in prima persona. Noi abbiamo vissuto l’avventura di Alexander su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione.
Finding the Soul Orb: camminando alla ricerca della Sfera delle Anime
Finding the Soul Orb è un walking simulator a impostazione medievale con elementi fantasy e una trama suddivisa in 12 capitoli (3 di questi microscopici). Il tutto per una durata media inferiore alle due ore, ma procediamo con ordine!
Il gioco ci mette nei panni di un personaggio inizialmente anonimo, muto e privo d’identità. Chi siamo, cosa dobbiamo fare e dove dobbiamo andare lo scopriremo solo nel corso dei capitoli. Fino ad allora, il gioco ci guiderà per mano facendoci camminare (con una certa lentezza, nonostante la possibilità di correre) lungo percorsi stretti e solo visivamente immensi.
Ogni capitolo è costellato da una serie di piccoli altari magici che, se ci passiamo sopra fermandoci, lasceranno apparire un testo scritto (totalmente in inglese, sono assenti i sottotitoli in italiano). Tali testi, particolarmente brevi e dal linguaggio decisamente comprensibile, fungono da intreccio narrativo dell’intero prodotto. Grazie a questi altari scopriremo come è nata la Soul Orb, chi l’ha creata e soprattutto… che fine ha fatto. Ecco quindi subentrare, unicamente nelle linee di testo (totalmente statico), una serie di personaggi, dal re a prigionieri, passando per cavalieri e traditori.
Il canovaccio narrativo tutto da leggere e scoprire non è malvagio, ma è poco accattivante e trascina a fatica il giocatore fino alla fine. Ecco quindi un’unica e piccola variazione: i sogni di Alexander. Questi sono microscopici capitoli dove ascolteremo la voce (doppiata in inglese) del Soul Orb. Esatto, tale sfera ha una voce e… ci fermiamo qui! Raccontare oltre potrebbe rovinare la già scarsa narrativa di un’opera dimenticabile e che spreca alcune idee che potevano essere approfondite e sviluppate meglio, magari con tutt’altro genere.
Cammina, cammina… spara!
Finding the Soul Orb in quanto walking simulator ci chiederà di fare fondamentalmente una cosa: camminare. Camminerai per tutto il tempo, in percorsi linearissimi costellati da mini aree un po’ più grandi. Tutto qui. Niente percorsi alternativi o aree semi open world.
Ma Finding the Soul Orb non è solo camminare, oh no. Dopo una decina di minuti o poco più, entrerai in possesso di una balestra (che potrai potenziare un’unica volta se riesci a trovare il relativo potenziamento) in grado di sparare un solo colpo alla volta (munizioni infinite). C’è da dire che la mira non è perfetta, in più la ricarica, eseguita automaticamente dopo ogni colpo dal nostro avatar, è decisamente lenta.
Infine, sempre parlando della balestra, questa non è impugnabile liberamente, ma è il gioco a imporre il suo utilizzo. Questo succede in due soli casi: quando ci sono nemici o quando c’è uno dei collezionabili. E parliamo proprio di questi ultimi.
Finding the Soul Orb ha due tipologie di collezionabili. La prima sono delle statue demoniache nascoste in quasi ogni capitolo. Trovarli è decisamente banale considerando quanto piccoli sono gli spazi in cui potremo spostarci. Il secondo collezionabile sono dei gargoyle da sparare con la balestra.
Anche in questo caso, parliamo di collezionabili facilissimi da trovare per due motivi: prima di tutto, i gargoyle volano e il rumore delle loro ali è decisamente forte, inoltre, in loro prossimità ci ritroveremo armati di balestra. Fare due più due è facile e, sempre considerando gli spazi ridotti, localizzarli non risulterà un problema.
Purtroppo, i collezionabili sono inutili se non ai fini di ottenere i relativi trofei. In termini ludici, non offrono assolutamente niente. Caso diverso per gli enigmi, fondamentalmente di una sola tipologia, ossia trovare le leve e spararci contro con la balestra; l’unica variazione sul tema la vedremo alla fine. Da segnalare però la presenza di elementari e semplici trappole. Purtroppo, Finding the Soul Orb non è difficile e non fa niente per esserlo nonostante la presenza di minacce come i lupi mannari.
I mannari sono l’unica tipologia di nemici presenti in Finding the Soul Orb. Variano per dimensione (soprattutto alla fine) e per quantitativo di colpi che possono ricevere. In genere, con due dardi li vedrai letteralmente, e ironicamente, volare in aria. Questi nemici, nonostante un accompagnamento sonoro abbastanza riuscito, non fanno paura: sono stupidi, deboli e monotoni. A conti fatti, Finding the Soul Orb risulta un’esperienza breve, noiosa e dimenticabile.
Grafica e sonoro
Graficamente Finding the Soul Orb non è malaccio e riesce a regalare alcuni scorci davvero niente male. Peccato che se si guarda al dettaglio si noterà un enorme riciclo di elementi e diversi errori (come i ciottoli che compongono il pavimento che sembrano volteggiare in aria).
Da segnalare poi come la vastità di alcuni ambienti sia praticamente finta: barriere spesso ridicole (come un mucchio di fiorellini) ci impediranno di andare dove vogliamo, costringendoci in percorsi spesso simili tra loro. Inoltre i nemici sono tutti uguali e con animazioni vecchie di anni.
Il sonoro è invece buono, con diverse tracce niente male e alcune ben riuscite. Peccato che le sonorità non riescano a trovare materiale valido da accompagnare, disperdendosi nel nulla.