Negli ultimi anni si sono diffusi numerosi titoli dal suffisso simulator, che prevedono la simulazione di aspetti della vita reale, principalmente legati al mondo del lavoro.
Per quanto possa sembrare buffo di primo acchito, molti dei titoli di questa “non serie” hanno riscosso un certo successo tra i giocatori, pronti a calarsi nei panni di un benzinaio, del gestore di un motel oppure di un cacciatore o di uno chef.
Una figura abbastanza importante della gastronomia, soprattutto straniera (anche se la ritroviamo in alcune realtà del sud Italia) è il furgoncino dei panini e più in generale del cibo; proprio a questa particolare attività si è dedicato lo sviluppatore polacco Drago Entertainment, che ci propone la propria visione in Food Truck Simulator.
Come già detto si trova di elementi che probabilmente avrete già visto in titoli come Overcooked o tutta quella miriade di giochi mobile dedicati alla ristorazione di un punto vendita; solo che stavolta il tutto è declinato in maniera simulativa, dunque improntati ad un certo realismo.
From zero to hero
Incredibilmente, per il tipo di titolo, gli sviluppatori di Drago Entertainment hanno deciso di inserire una trama orizzontale che lega i vari capitoli del gioco; che è comunque affrontabile anche in modalità sandbox, con totale libertà.
La trama, per quanto ovviamente poco approfondita, è lontana dalla leggerezza di titoli simili: il protagonista, che non brilla particolarmente per personalità, si trova ad ereditare il furgoncino del defunto padre e, pur non essendo nelle sue corde, decide di continuarne l’attività e realizzarne il sogno di diventare il miglior food truck della città.
Ad aiutarci nella nostra avventura troveremo Claire, una figura pseudo materna, che oltre a gestire l’ingrosso dove ci riforniremo di materie prime, ci darà dei consigli utili ad ambientarci nel gioco.
Quando tutto sembra andare per il verso giusto, entrerà in gioco un vecchio conoscente che avrà a sua volta avviato la propria attività di ristorazione mobile. Proprio lui manderà, letteralmente, in fumo tutto quello che abbiamo e ci costringerà a ricominciare da capo la scalata verso il successo.
Il gameplay di Food Truck Simulator
Trattandosi di un titolo simulativo, quindi con un discreto livello di difficoltà, i primi minuti di gioco sono dedicati al tutorial tramite il quale impareremo tutti i processi necessari a gustarci (in senso letterale) il gioco.
Grossomodo il gioco si divide in 3 fasi: all’interno del nostro garage, che funge da hub, ci potremo dedicare alla personalizzazione del veicolo sia in termini estetici che di dotazioni, alle decorazioni del garage stesso, all’ordine delle materie prime per cucinare e infine sempre tramite il nostro fidato computer potremo accettare lavoretti secondari.
A questo punto possiamo uscire per strada e raggiungere gli spazi prescelti per fornire i nostri preziosi piatti; a nostra disposizione c’è una mappa che ci riepiloga i punti di interesse (magazzino, garage, pompe di benzina) e ci ricorda gli orari più indicati per le varie location.
Una volta alla guida del furgone ci rendiamo conto di uno dei problemi principali dell’intero gioco: la poca cura con cui è stato programmato. Queste passeggiate sarebbero potute essere una simpatica variazione alla semplice cucina e avrebbero aumentato il senso di immersività, ma la loro esecuzione è a metà tra il ridicolo e il tragico.
I veicoli della IA sembrano guidati da conducenti in preda ai deliri di una peperonata troppo pesante (per non dire altro) tra auto incapaci di proseguire dritte e incidenti ai limiti del ridicolo. La fisica ovviamente non esiste neppure per sbaglio e impattare su un cartello stradale o su un muro è esattamente la stessa cosa.
Purtroppo l’intero gioco è afflitto da bug più o meno importanti a cui gli sviluppatori non sembrano avere al momento posto un rimedio. Dalle missioni che scompaiono, al freeze del gioco se apriamo il tutorial in determinati frangenti, è come se il gioco fosse stato pubblicato senza alcuna fase di testing.
O come se gli sviluppatori avessero deciso di ignorare qualsiasi bug o glitch.
Per fortuna, le cose migliorano al momento di entrare in cucina. Certo, gestire il caos di quei frangenti con il gamepad non è la cosa più comoda del mondo ma il tutto è perfettamente affrontabile.
Le pietanze che possiamo preparare sono 4: pizza, hamburger, patatine fritte e sushi.
Ovviamente prima di poterle cucinare dovremo imparare come preparare questi piatti, la cui preparazione non è comunque particolarmente complessa e rispecchia in parte la realtà.
All’interno del furgone abbiamo quindi vari scomparti dentro cui riporre le materie prime, un frigo per gli alimenti deperibili e tutti gli elettrodomestici necessari.
Il momento in cui il gioco dà il meglio di sé, è proprio quel frangente in cui siamo alle prese con più ordini da consegnare il più rapidamente possibile: va detto che anche laddove il tempo dovesse scadere, non riceveremo altro se non una valutazione più bassa. Anche sbagliare l’ordine non ha particolari conseguenze, continueremo come se niente fosse o al massimo con qualche spicciolo in meno.
L’unico inconveniente è che non è possibile preparare prima quanto potrebbe servirci, salse a parte, quindi ordine dopo ordine dovremo tagliare panini, mozzarelle, funghi e quant’altro.
Non dovremo tenere a mente tutte le ricette (comunque presenti su un taccuino), dal momento che sul banco di preparazione un monitor ci riepiloga sempre gli ingredienti da utilizzare e anche qualche specifica del cliente su elementi come la cottura della carne o della pizza.
Ultimata la preparazione dell’ordine ci basterà mettere il piatto nella sua box e poi nel sacchetto con il numero di riferimento per vedere il cliente andar via soddisfatto (almeno si spera).
Segnali di Stile: grafica e comparto audio
Come già detto, dal punto di vista grafico Food Truck Simulator sembra un lavoro lasciato a metà o comunque eseguito con poca applicazione. La città in sé non è male, ricorda una qualsiasi cittadina americana, per quanto sia curioso vedere tra i veicoli in marcia auto Fiat degli anni ’80 come la 126 o la Uno. Tuttavia traffico impazzito, effetto pop-up persistente ed altri elementi poco rifiniti vanificano quanto di buono fatto.
Leggermente migliore l’aspetto della cucina, con i piatti che riescono ad apparire abbastanza realistici e appetitosi, ma solo se si ha una gran fame.
Il sonoro è discreto, con un doppiaggio tutto sommato piacevole e la possibilità di selezionare delle stazioni radio che spaziano dal rock al country alla musica pop.