Sviluppato da Fallen Leaf in sinergia con Drakkar Games e pubblicato da Dear Villagers, Merge Games e Plug in Digital, Fort Solis è un’avventura fantascientifica in terza persona interamente improntata sulla narrazione e sull’esplorazione. Forte di una recitazione di alto livello, abbiamo vissuto la solitudine di Marte su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!
Fort Solis – tutto iniziò da una richiesta di soccorso
Fort Solis si ispira palesemente ai titoli di Quantic Dream improntando tutto sulla narrazione. In questo caso, parliamo di un thriller psicologico fantascientifico e claustrofobico che punta tutto sull’atmosfera e sulla recitazione, oltre che su una grafica estremamente ben dettagliata. Ma procediamo con ordine. Noi impersoniamo (almeno all’inizio) Jack Leary mentre è impegnato con la collega Julia Brown in una serie di controlli di routine in vista dell’ennesima tempesta.
Ah già, siamo su Marte, il pianeta rosso. Un’enorme distesa di sabbia rossa domina incontrastata, in parte arricchita da struttura metalliche umane come delle stazioni minerarie. Ecco, proprio una di queste, tale Fort Solis (da cui il titolo del gioco stesso), manda una richiesta di soccorso a cui però non risponde nessuno. Jack riceve il segnale e, incuriosito, decide di partire a controllare che sia tutto in ordine prima dell’arrivo della tempesta che andrebbe inevitabilmente a complicare tutto.
Una volta messo piede in Fort Solis ci renderemo conto che la natura di thriller psicologico funziona. Abbiamo tutto: ambienti claustrofobici, audio ambientale estremamente curato, una lore disseminata acutamente in giro tra video, diari, note, registrazioni delle camere di sorveglianza e tanto tanto altro. Qualcosa è successo, qualcosa sta ancora succedendo e Jack si è infilato in mezzo a qualcosa che è terribilmente angosciante e oscuro.
No, lo diciamo subito, non parliamo di creature mostruose e letali (anche se l’orrore non manca, anzi). Nessun alieno che ci insegue (se volete essere inseguiti da qualcosa, qui abbiamo un corposo approfondimento pieno zeppo di titoli legati a questo particolare genere di horror game). Qui l’horror è psicologico, appunto. Sappiamo che c’è qualcosa che non va, il nostro cervello inizia da subito a formulare ipotesi insieme a Jack e Julia (che ci farà da supporto praticamente costante attraverso la radio). E seppur non originalissimo (il genere fantascientifico ci ha regalato una miriade di sorprese) la storia funziona.
Se si accetta il ritmo compassato e la sua struttura episodica (il titolo è diviso in quattro capitoli per una durata media complessiva intorno alle cinque ore), Fort Solis può catturare con la sua atmosfera d’impatto ed efficace e soprattutto con la recitazione dei personaggi a schermo, realmente efficaci e ben riusciti. Tra questi, ovviamente, spiccano i tre protagonisti che sono, nel dettaglio: Roger Clark, Troy Baker e Jessica Brown. Tra i tre, una delle scene recitativamente più d’impatto la esegue Baker e vi diciamo solo che c’entra una “porta”. Lì la tecnologia facciale mostra tutta la sua potenza evolutiva unita a una capacità recitativa semplicemente d’applausi.
Fort Solis quindi funziona, non tanto per la “sorpresa” narrativa in sé ma perché è una storia semplicemente raccontata bene, recitata meglio e che non ha paura di durare il giusto e di affidare al giocatore il compito di coprire eventuali vuoti (noi consigliamo calorosamente di esplorare e cercare quanti più file e documenti possibili per approfondire la conoscenza del team e della loro vita all’interno di fort Solis). Appurato quindi l’efficacia narrativa e recitativa, è giunto il momento di scoprire come si gioca a Fort Solis!
Più esplorazione che action
Lo diciamo subito, chi si aspetta un gioco action ha sbagliato titolo. Fort Solis non è un action game, non combatterai praticamente mai. Jack non è un combattente e non è neanche armato. Qui la cosa che farai di più è camminare lentamente. Il gioco ha una struttura in terza persona e offre al giocatore la possibilità di esplorare la base mineraria sin da subito (agevolati da una mappa abbastanza intuitiva) ma con restrizioni tipiche e già viste in molti altri titoli e che prevede di dover tornare più volte indietro per scoprire nuovi percorsi e relativi segreti (anche se non sono tutti obbligatori).
Parliamo delle porte a “livello” (da 1 a 5) con relative card da recuperare e percorsi da sbloccare in modo graduale e in linea con l’andamento della trama. Perché, lo ricordiamo, Fort Solis è un titolo incentrato sulla trama. La trama guida tutto, il gameplay in sé è praticamente secondario anche se, lo ammettiamo, esplorare Fort Solis ci ha divertito e incuriosito il giusto seppur non in modo innovativo o estremamente interattivo. Sì, ci sono piccoli minigiochi sparsi qua e là (come per hackerare delle porte) ma niente di nuovo
Ci sono anche dei QTE sparsi qui e lì ma oltre a essere estremamente imprevedibili e velocissimi (quindi difficili da eseguire nell’immediato) non conquistano per originalità e neanche per utilità.In Fort solis non si muove, non c’è game over ma ogni evento porta con sé delle conseguenze che potrebbero far capolinea quando meno te l’aspetti e in modi più o meno evidenti.
Grafica e sonoro
Graficamente Fort Solis è una bomba e lo sa (non per niente presenta una modalità foto estremamente ben curata e terribilmente appagante da padroneggiare, potrai fare degli scatti davvero mozzafiato). L’Unreal Engine 5 mostra buona parte dei muscoli anche se agevolato da ambienti comunque ristretti e di numero abbastanza ridotto (ma rimane comunque elevatissima la cura al dettaglio).
Inoltre, i personaggi a schermo sono eccezionali. Le espressioni sono varie, molteplici e funzionano e convincono (sia che siano video registrati che azioni a schermo). Sembra davvero di giocare a una serie televisiva. E a tal proposito, l’audio è semplicemente da applausi. Tralasciando le ottime sonorità scelte e gli effetti ambientali tutti molto curati e che alimentano una certa angoscia, potenziandone l’atmosfera, a trionfare è il doppiaggio (gli attori son semplicemente bravissimi e convincenti passando tra diversi registri vocali a seconda della situazione).
Da segnalare, purtroppo, l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana che, essendo un’avventura legata soprattutto alla narrazione, ci presenta una mole di testo abbastanza generoso anche se mai eccessivamente complesso. Infine, le potenzialità della console next-gen di casa Sony vengono sfruttate in modo abbastanza intelligente anche se il pad in sé poteva offrire qualche modalità interattiva in più.